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di Beppe Giuliano

Capitolo 13

Nel XIX secolo diversi allenatori si rifiutarono di insegnare una specialità considerata “roba da circo”. D’altronde William van Housten che saltando 3,32 aveva il record del mondo del salto con l’asta, era figlio di un clown.

Leggiamo in un vecchio libro: Si saltava «a bandiera» ossia rigidamente attaccati all’asta nella salita e quindi tesi all’infuori, ad angolo retto. Erano facili gli incidenti, qualche spalla, qualche gamba, qualche braccio fratturato.

Aggiungiamo che si atterrava, quando andava bene, in un mucchio di sabbia.

I quattro metri vennero superati per la prima volta nel 1912. Era una specialità dominata dagli americani, che all’Olimpiade hanno perso per la prima volta a Monaco 1972, anche se nell’albo d’oro non c’è traccia del più forte campione dell’era dell’asta in bambù (la specialità verrà rivoluzionata agli inizi degli anni sessanta dalle aste in fibra vetrosa).

Si chiamava Cornelius Warmerdam e aveva portato il record del mondo a 4,77, stabilito nel 1942 (il vincitore a Berlino 1936 aveva saltato 40 centimetri meno). Non era un campione di natura, lento nella corsa, poco atletico – saltava in alto appena 1,75 – ma sapeva studiare la specialità, la innovò tecnicamente, conquistando il primato centimetro dopo centimetro. La Seconda Guerra Mondiale gli tolse due ori certi. Quando i Giochi ripresero non lo mandarono a Londra e il vincitore fece 4,30, misura per lui modesta.

Anche Bob Richards, il prete volante che vinse nel 1952 e nel ‘56 restò 20 centimetri sotto il record di Warmerdam. Alla fine il record del mondo lo battè un polacco naturalizzato “yankee”. Si chiamava Bob Gutowski, aveva 25 anni quando lo uccise un automobilista ubriaco. Richards alla morte del rivale decise di ritirarsi per dedicarsi alla sola vocazione religiosa. Nelle prediche a volte parlava del suo sport preferito. Una delle sue parrocchiane fu la futura stella del tennis Billie Jean King. È morto lo scorso anno quasi centenario. Nel 1984 si era candidato alla Presidenza degli Stati Uniti con il Populist Party di estrema destra. Prese circa 60mila voti (Reagan circa 54 milioni).

Il volo di Mondo

Il primo oltre i 5 metri è stato Brian Sternberg nel 1963. Era un grande saltatore, e anche un eccellente ginnasta. Fece il record due volte, poche settimane dopo mentre si allenava sul trampolino elastico si ruppe il collo restando quadriplegico.

Il primo oltre i 6 metri è stato lo straordinario Sergej Bubka nel 1985. Ha migliorato il primato, prima con la maglia dell’Urss poi dopo l’indipendenza con la sua Ucraina, più volte per un totale di 20 centimetri fino al 6,14 che è rimasto record per vent’anni. Lo ha battuto il francese Lavillenie. Lui il record lo ha tenuto finché sul pianeta Terra è arrivato, volando, Armand “Mondo” Duplantis. Svedese d’America nato in Louisiana, ha scelto la nazionalità della madre pallavolista.

È il primo astista dopo Richards capace di bissare l’oro olimpico. Aveva vinto a Tokyo, ha rivinto a Parigi con 6,25. A vederlo saltare sembra che la specialità sia semplice. Abbiamo la fortuna di assistere alle imprese di un atleta che sta riscrivendo la storia dello sport.

Dopolavoro

Per un pelo non è andato in semifinale nei 200 metri piani Diego Aldo Pettorossi, 27 anni, figlio di Mario, due scudetti del basket (da comprimario) con l’Olimpia Milano di coach Dan Peterson. La storia di Pettorossi è stata parecchio raccontata perché, in una nazionale dove quasi tutti appartengono ai corpi armati, lui che lavora a San Antonio in Texas per un’azienda dell’IT, si è preparato per i Giochi prima di andare in ufficio o alla fine della giornata di lavoro, o prendendosi ferie. Atleta da dopolavoro? Non diremmo. Il 20”53 con cui ha corso se non gli è valso la qualificazione, gli vale almeno tutto il rispetto.