di Beppe Giuliano
Capitolo 12
Molti primati mondiali dell’atletica leggera sono fermi al secolo scorso, specie quelli femminili.
In particolare sembra difficile, quasi impossibile superare le prestazioni dei magici (ehm) anni ottanta. Nel 1988 fece le sue corse dei 100 e 200 su tempi quasi maschili FloJo, e nessuna ha finora raggiunto Marita Koch della DDR sui 400 nè Jarmila Kratochvilova sugli 800.
Stessa storia per diversi lanci e salti. Dove il primato del salto in alto che Stefka Kostadinova fece nel 1987 ai mondiali di Roma con 2,09 ha retto fino al mese scorso.
L’ha superata con 2,10 Yaroslava Mahuchick, 23 anni ancora da compiere, talento smisurato. Domenica le è bastata una misura inferiore per l’oro olimpico.
Vittoria speciale, con dedica all’enorme coraggio del suo popolo e al suo Paese, l’Ucraina suo malgrado in guerra che sta resistendo alla ferocia dell’invasore russo. Nei tragici giorni in cui il suo Paese venne aggredito nel 2022 lei dovette lasciare Dnipro, la sua città. Erano prossimi i mondiali indoor, guidò tre giorni su strade difficili per poter gareggiare a Belgrado. Da allora, come tutti i suoi connazionali dello sport, è costretta a un continuo peregrinare.
Forse per questo tra un salto e l’altro sembra cercare riparo infilandosi in un sacco a pelo, mentre la sua più grande rivale, l’australiana Olyslagers, scrive ossessivamente riempiendo pagine e pagine, e saremmo curiosi di sbirciarli quei suoi quaderni.
Momenti di dolore
Ha una corsa meravigliosa, una falcata regale Shaunae Miller-Uibo di Bahamas, due volte campionessa olimpica dei 400 piani dell’atletica leggera. Dopo Tokyo si è fermata per la maternità e ha poi avuto diversi infortuni, ma ha voluto provare a difendere il suo titolo. Le sue lunghe gambe questa volta l’hanno tradita ma lei, in spirito olimpico, non potendo correre ha voluto almeno tagliare il traguardo camminando. Il suo personale supera di poco i 48 secondi, in questa gara ci ha messo più di 2 minuti e venti secondi, ci auguriamo che i tifosi presenti nello stadio l’abbiamo giustamente applaudita.
Momenti di gioia
Stiamo vincendo tanto, e in modo sorprendente, basti citare il primo oro di sempre nella ginnastica artistica conquistato da Alice D’Amato. Ma forse nessun oro ci ha data tanta gioia come quello del doppio femminile di tennis. Gioia per una vittoria, finalmente, dopo le finali perse al Roland Garros (nel senso di torneo, non dei campi dove si gioca pure l’Olimpiade) e a Wimbledon, di Jasmine Paolini. E ancora un po’ di più per la sua partner Sara Errani. Che ha raggiunto l’ennesimo traguardo di una notevole carriera in età (sportiva) avanzata. Dopo essersi saputa ricostruire. Quando venne a giocare in provincia di Alessandria, al circolo Canottieri di Casale, il suo gioco e in particolare il suo servizio sembravano scappati via. Certo, ora il servizio rimane un colpo non straordinario, e nei momenti cruciali si rifugia sovente in una battuta dal basso, ma lei è riuscita a tornare al vertice con classe e grinta, fino appunto all’oro olimpico.