Veloce come il vento [L’Olimpiade di Lettera 32]

di Beppe Giuliano

Capitolo 11

Si chiamano Winward Islands per gli inglesi, Îles du Vent per i francesi, d’altronde se le sono contese ai tempi del colonialismo. Noi le chiamiamo Isole Sopravento, distinguendo tra le Meridionali e le Settentrionali.

Tutte cose che chi scrive non sapeva fino a sabato sera, a essere sinceri.

Per andare dalla più popolosa Saint Lucia, che fa circa 180mila abitanti, alla Dominica che ne fa circa 70mila, stessa popolazione di Castries, capitale appunto di Saint Lucia, ci sono voli aerei che ci mettono meno di un Milano-Roma. La capitale della Dominica si chiama Roseau e di abitanti invece ne fa meno di 15mila, come un piccolo comune italiano, peraltro con un male decisamente più bello, visto che siamo ai Caraibi.

Gli abitanti della Dominica si chiedono se devono cambiare nome, dato che li confondono sovente con la Repubblica Dominicana: probabilmente per la fretta di chiudere il pezzo è successo sabato sera anche al cronista di un nostro importante giornale.

Lo sport più praticato sulle due isole è il cricket, ma immaginiamo che adesso ci sarà un boom dell’atletica leggera. Con due medaglie d’oro vinte a distanza di pochi minuti!

Il primo oro in assoluto sia per Saint Lucia sia per la Dominica, entrambe all’ottava presenza ai Giochi ed entrambe rappresentate a Parigi da 4 atleti.

Le storie delle piccole nazioni che appaiono nel medagliere delle Olimpiadi sono indubbiamente affascinanti, ne scrivemmo nel libro ‘Portabandiere. Storie di donne a 5 Cerchi’ (Urbone Publishing, 2021), grazie alla passione di Nicolò Vallone, uno dei cinque autori (il capitolo si chiama appunto ‘Piccoli Stati, grandi pagine olimpiche’).

Thea LaFond

Gloria futura

Saint Lucia fino a sabato sera poteva vantarsi soprattutto per due Premi Nobel, per l’economia e per la letteratura.

Adesso ha la gloria della donna più veloce al mondo. Si chiama Julien Alfred, soprannominata Juju, è nata a Castries nel giugno di 23 anni e le sue rivali nella finale dei 100 metri han letto per tutta la corsa il suo nome solo sul pettorale appuntato alla schiena. Alfred è andata via allo start e non l’hanno presa più. La seconda arrivata, che era pure la favorita, la statunitense Sha’Carri Richardson, ha preso più di un decimo di distacco, davvero tanto nello sprint. È stata una finale con poca Giamaica, la nazione che negli ultimi anni aveva dominato la corsa più veloce.

Alfred sul suo profilo Instagram cita la Bibbia, Romani 8:18, “ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi”.

La gloria sportiva è arrivata per lei, ed è arrivata nel salto triplo per Thea LaFond, dominicense (pare si dica così).

In una gara orfana della sua dominatrice, la venezuelana Yulimar Rojas fermata da un grave infortunio che le ha impedito di difendere il titolo di Tokyo, e cambiata dal diluvio sceso sullo Stade de France durante le finali, è stata l’unica a balzare oltre i 15 metri.

LaFond è nata 30 anni fa a Roseau, si è allenata prima dei Giochi pure in Italia a Rovereto. Dopo la vittoria ha detto che spera di farci apprezzare “la gentilezza, l’amore la forza e la bellezza” della Dominica (che, a proposito di bellezza, ha una bandiera meravigliosa). Ma spera anche – ha aggiunto – che venga fatta finalmente sulla piccola isola una vera pista di atletica, al posto di quelle in erba che ci sono.