di Beppe Giuliano
Capitolo 8
Erano “carine nei loro calzoncini bianchi e blouses azzurre” (‘La Stampa’, 9 agosto 1928). Il giorno dopo il cronista scriveva: “Le «Piccole Italiane» di Pavia, le passerottine azzurre che ho sentito cinguettare una mattina a bordo del Solunto, queste ragazzine brune che paiono foggiate tutte sullo stesso stampo” (il Solunto era il piroscafo che le aveva portate ad Amsterdam e che fungeva da albergo galleggiante per l’intera squadra azzurra).
Precisava che: “Le prove per le ginnaste di queste Olimpiadi erano tre: esercizi a corpo libero, di salto, ed ai grandi attrezzi con la scelta tra il cavallo, gli anelli, le parallele e la sbarra.” Ma il loro maestro, il prof. Grevi, invece “ha fatto compiere alle nostre ginnaste le prove sulla cosidetta «spalliera Grevi»”. Vi risparmiamo la descrizione tecnica della spalliera, precisiamo solo che l’ideatore era il loro maestro Gino Grevi, “professore di Educazione Fisica e grande uomo di sport” (così lo ricorda il Coni). Il cognome è noto anche perché suo figlio Vittorio è stato uno degli autori del nostro Codice di procedura penale, e insieme a Giovanni Conso del libro su cui hanno studiato molti futuri avvocati.
Oltre al prof. Grevi le aveva accudite Maria Bisi, la loro “mamma Maria”, la custode della palestra pavese in cui si allenavano, nominata (per permetterle di seguirle all’Olimpiade) presidentessa della “Ginnastica Pavese”, società gloriosa nata nel 1879.
La più giovane, la più longeva, le più sfortunate
Molti hanno scritto, in occasione dell’argento delle nostre ginnaste a Parigi, che quella medaglia mancava da 96 anni. Già, le “passerottine azzurre”, oggi generalmente ricordate come “le piccole ginnaste di Pavia” avevano vinto l’argento ad Amsterdam 1928, gareggiando all’aperto nello stadio Olimpico, battute solo dalle padrone di casa dell’Olanda.
Erano tutte giovanissime le nostre ginnaste, la loro età media inferiore ai 15 anni.
Luigina Giavotti con i suoi 11 anni e 301 giorni rimane la più giovane atleta donna medagliata nella storia delle Olimpiadi. La Gigia, come la chiamavano, era soprannominata “Popolo” perché era cresciuta in quel quartiere popolare.
Doveva ancora compiere 13 anni la capitana Carla Marangoni. Che di anni ne vivrà moltissimi altri, morirà infatti nel 2018, pochi mesi dopo avere compiuto i 102. Aveva lavorato alla Motorizzazione, e ricordava con grande orgoglio di essere stata una delle prime donne a prendere la patente “non solo della macchina, ma anche quella nautica!”
Se ne andò invece pochi mesi dopo quella vittoria Bianca Ambrosetti. Era la figlia di Maria Bisi, aveva 14 anni ed era già ammalata di tubercolosi, morì il 30 novembre di quel 1928, rimane l’atletica olimpica morta più giovane della storia, povera Bianca.
Sorte atroce toccò anche a molte delle campionesse olandesi che avevano vinto l’oro. Cinque di loro erano di religione ebraica, solo una si salvò. Judikje Simons morì nel lager di Sobibór insieme al marito e ai due figli di 5 e 3 anni. A Sobibór morirono anche Helena Nordheim, insieme al marito e al figlio di 10 anni e Anna Polak (suo marito morirà ad Auschwitz). Ad Auschwitz morì Estella Agsterribe con il marito e i figli di 6 e 2 anni. E nei lager morì il loro allenatore Gerrit Kleerekoper con la moglie e due figli.
Un libretto di risparmio
Al rientro a Pavia, le ragazzine vennero accolte dall’entusiasmo della cittadinanza e ricompensate, ma cumulativamente, con 2300 lire, frutto di una sottoscrizione della federazione, e con un libretto di risparmio di 100 lire aperto dal Municipio a nome di ciascuna di loro.
Fino al XXI secolo sono vissute Germana Malabarba, Rita Vittadini, Carolina Tronconi e Lavinia Gianoni, che ad Amsterdam con i suoi 17 anni era la più “anziana”. Ricordava con un po’ di rimpianto che raramente le lasciavano scendere dal Solunto: “troppi giovanotti in giro, il professor Grevi ci guardava con certi occhi!”
Di una di loro, Anna Tanzini, non si conosce il destino dopo la carriera sportiva.
Così come non è ben chiaro se tutte e dodici gareggiarono, la foto scattata all’Olimpiade ne mostra dieci. Ma vogliamo ricordarle tutte e dodici, e quindi oltre a quelle già citate: Diana Pizzavini, l’altra “decana” che aveva festeggiato il diciassettesimo compleanno proprio nei giorni dell’Olimpiade, Virginia Giorgi, Luigina Perversi e Ines Vercesi, la seconda più giovane, medagliata a 12 anni, lei nata nel gennaio del 1916 aveva otto mesi più della Giavotti.
(immagine ginnasticapavese.it)