di Beppe Giuliano
Capitolo 5
La prima medaglia italiana è piemontese, Filippo Ganna d’argento nella crono del ciclismo. Nato sul Lago Maggiore, suo papà è stato canoista olimpico negli anni ottanta, la mamma maestra di sci nautico, ma lui odia l’acqua quando vien giù dal cielo, come sabato.
Heroes and Villains
Abbiamo i primi eroi, i cestisti del Sud Sudan che vincono l’esordio, ed è una delle storie che resteranno di certo dopo l’Olimpiade. E Antoine Dupont, fuoriclasse del rugby, quello che vediamo di solito con i 15 giocatori. Si reinventa per il rugby a 7, la specialità olimpica, e decide la finale vinta dalla Francia contro i campioni in carica di Figi.
E le canaglie, ruolo ricoperto impunemente dagli arbitri di diversi sport: il pugilato dove questa sembra essere la regola, tanto che probabilmente “la nobile arte” uscirà dal programma olimpico proprio per le orrende decisioni prese, edizione dopo edizione. Piuttosto che il judo, dove la paga in modo crudele la nostra Odette Giuffrida, e la scherma.
(‘Heroes and Villains’ è il titolo di una vecchia canzone del gruppo americano dei Beach Boys).
Crudele
Ludovico Blu Art Viberti, nuotatore, papà Giorgio e zio Paolo giornalisti di ‘La Stampa’, gemelli decisamente estrosi. Si chiama così per compromesso familiare, suo padre voleva chiamarlo Blu poi s’é accordato con la madre e quindi di primo nome fa Ludovico. Art è invece l’abbreviazione del nome di nonno Arturo. Ottavo ex-aequo in semifinale, ha perso lo spareggio per andare in finale. In spirito olimpico, con una piscina che ha nove corsie, avrebbero potuto ammettere alla finale sia lui sia il tedesco che aveva fatto lo stesso tempo.
Edoardo Bonazzi, alessandrino – pardon, novese – giovanissimo, ha sparato strabene nelle qualificazioni per la carabina da 10 metri. Con 49 concorrenti e solo otto posti per la finale, lui è arrivato decimo a un distacco irrisorio dall’ottavo, tre decimi di punto sui 629 che han messo a segno (e soli due punti dal primo assoluto).
Ha voglia il barone de Coubertin a dire che l’importante è partecipare. Sì, importante è partecipare barone, ma crudele quando per niente ti sfuma la finale.
Parigi 1924 + nuoto = Tarzan?
Chi racconta l’Olimpiade parigina di 100 anni fa non fa mai a meno di citare Johnny Weissmüller. Che ci vinse tre ori, più un bronzo nella pallanuoto, già che c’era, prima di diventare il Tarzan più celebre della storia.
Eppure c’è una nuotatrice che avrebbe potuto diventare altrettanto nota e invece – come scrive Bill Bryson in ‘L’estate in cui accadde tutto’, avrebbe tutti i requisiti per essere considerata la persona più dimenticata d’America.
Gertrude (Trudie) Ederle a Parigi vinse un oro e due bronzi nel nuoto. Ancora Bryson:
Figlia di immigrati tedeschi – suo padre aveva un negozio di macelleria su Amsterdam Avenue –, Ederle fu la più straordinaria nuotatrice (considerando gli sportivi di entrambi i sessi) che l’America abbia mai prodotto: in un solo giorno, nel 1922, infranse sei record nazionali. Aveva una forza spaventosa ed era in grado di coprire a nuoto distanze enormi. Nell’agosto del 1926, non divenne soltanto la prima donna ad attraversare la Manica a nuoto, ma lo fece con un tempo migliore rispetto a qualsiasi uomo avesse tentato in precedenza.
Mentre Weissmüller diventava un divo, Gertrude fu presto dimenticata:
Purtroppo, più o meno contemporaneamente, il mondo si accorse che quando era fuori dall’acqua Trudie Ederle non era poi così interessante e attraente. Era un po’ tozza e non particolarmente carismatica. Era anche piuttosto dura d’orecchi, un difetto che durante le interviste la faceva sembrare nervosa e impaziente.
La sua sordità era dovuta al morbillo, contratto da piccola. Anche per lei ci fu un tentativo di carriera nello spettacolo. Non andò bene, né col vaudeville né sul grande schermo. Girò un solo film, nel 1927, interpretando sé stessa in ‘Swim Girl, Swim’ che avrà il comune destino della maggior parte delle pellicole dell’era del muto: un altro “lost film”. Già, la maggior parte dei film di allora li abbiamo persi.
Un secolo dopo la sua Olimpiade, uscirà un film della Disney su di lei, per restituirle una giusta memoria.
Successo qualcosa?
Qualcuno ha sabotato la rete dei treni dell’alta velocità, proprio il giorno della cerimonia d’apertura.
Grandi polemiche, specie sui social (certo, la notizia sarebbe il contrario), sulla cerimonia d’apertura. Che qui è piaciuta, forse siamo di bocca buona. O, banalmente, da sempre la riteniamo un male necessario.
Toh, la Senna è ancora inquinata. Nonostante il miliardo e mezzo di euro speso per renderla balneabile.
In compenso, lo scherma al Grand Palais è da restare a bocca aperta.