La “borsista” 24enne, ricercatrice del Clinical Trial Center, si racconta
Rebecca è giovane, ma non ha dubbi sul ruolo che la ricerca può giocare nell’aumento continuo delle opzioni di cura per i pazienti con cui quotidianamente lavora e cosa possa significare per la sua generazione.
Alessandrina doc, 24 anni, si è laureata in Scienze Biologiche e Biologia Ambientale all’Università del Piemonte Orientale e da quasi un anno – tramite una borsa di studio attivata grazie alle donazioni di chi ha scelto di sostenere concretamente la ricerca – svolge il ruolo di Data Manager all’interno del Critical Trial Center del DAIRI, il Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione con sede all’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Alessandria.
«Un segno del destino»
Dopo la laurea, l’incontro col DAIRI e la successiva candidatura alla borsa di studio che si sarebbe poi aggiudicata sono quello che Rebecca definisce “un segno del destino”: «Ho scoperto quasi per caso, sui social, le attività del Dipartimento e per questo ho voluto approfondirle, venendo così a conoscenza del bando che sarebbe scaduto da lì a un giorno!».
Quindi a ottobre 2023 inizia la sua nuova avventura professionale riguardante la gestione di sperimentazioni cliniche delle aziende farmaceutiche: «Affianco i clinici nella gestione e nella conduzione degli studi all’interno della SC Oncologia, mi occupo di studi interventistici, studi su dispositivo medico e studi osservazionali».
A maggio 2024, però, coglie una nuova opportunità: «Nello stesso ambito mi sono aggiudicata il Bando Roche sullo Study Management di studi clinici in ambito oncologico che ha la durata di un anno. Sia con la precedente borsa di studio che con questo bando, sto avendo la possibilità di frequentare anche il master di I livello per Data Management e Coordinamento delle Sperimentazioni Cliniche del Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica dell’Upo in collaborazione con l’AOU AL».
«La ricerca è progresso»
La cosa che più l’ha colpita nell’attività quotidiana del DAIRI? Rebecca non ha dubbi: «La grande passione di tutti i professionisti che ne fanno parte, ma soprattutto la gratificazione nel sentire i pazienti ringraziarti per avergli dato una nuova opportunità: permettere ai pazienti di essere inseriti in studi interventistici innovativi ma potenzialmente validi significa regalare loro una speranza. Pensavo non fosse il mio mondo, ma l’interazione umana con i pazienti è sicuramente la parte migliore».
Per questo motivo sostenere la ricerca per Rebecca è fondamentale: «Ricerca significa futuro, significa progresso: il farmaco che oggi è pratica clinica e salva vite in passato è stato prima studiato. Ma la ricerca rappresenta anche la speranza per le nuove generazioni di un aumento continuo della qualità di vita».
Ed è ancora più chiara sull’importanza dell’apporto che i giovani come lei possono dare: «Quello che ci distingue credo siano l’entusiasmo e l’intraprendenza, anche se per crescere è necessario avere al nostro fianco grandi professionisti come quelli che abbiamo la fortuna di vedere all’opera tutti i giorni. Ma abbiamo grande voglia di imparare e credo che questo si rispecchi anche negli studi clinici, credo che la ricerca vada a pari passo con lo sguardo di un giovane. E in questo senso, le borse di studio che sostengono il mio lavoro e quello di tanti altri colleghi sono uno strumento importantissimo nel nostro sviluppo professionale e in quello della ricerca, che si tramuta sempre in migliori cure per i pazienti».