di Ettore Grassano
Coesione Territoriale, fine di un grande progetto? O, invece, è solo Alessandria ad aver perso l’ennesimo treno per il rilancio del territorio, dopo essere stata, una volta tanto, il primo comune capoluogo in Italia ad attivarsi per cogliere questa opportunità?
Di Coesione abbiamo scritto diverse volte negli ultimi anni, l’ultima circa un anno fa.
A raccontarci prima la genesi, poi lo sviluppo del primo progetto pilota piemontese, la Coesione Territoriale Bacino del Tanaro (36 comuni rivieraschi alessandrini e astigiani coinvolti, con Alessandria capofila) è sempre stato Gianni Ravazzi, esperto divulgatore-etologo alessandrino che nel quinquennio 2017-20222, nella sua veste di consigliere comunale della Lega e in stretta sinergia con l’allora sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco, per primo intuì le potenzialità della Coesione come leva di trasformazione e crescita coordinata del territorio, secondo una strategia fondata su quattro pilastri strategici, attingendo a finanziamenti dell’Unione Europea sia diretti che ‘mediati’ dalla Regione, ma anche su fondi ministeriali e sui bandi di Fondazioni.
Da due anni, però, la luce sulla Coesione, almeno ad Alessandria, pare essersi completamente spenta. Mentre, per fortuna, il progetto sta andando avanti altrove, con una serie di Coesioni che si sono ispirate, e hanno fortemente attinto, all’esperienza alessandrina, e ora stanno cercando di procedere. Mentre da noi….
Gianni Ravazzi, ci racconta che fine ha fatto la Coesione Territoriale? Già un anno fai lei ci raccontava la sua amarezza: è cambiato qualcosa?
Purtroppo no, calma piatta. In questi ultimi 20 mesi immobilismo assoluto. Il “Comitato per la Coesione Territoriale e il Turismo diffuso del Piemonte”, partner privato di progetto e “autore” della strategia approvata dalla Regione (di cui abbiamo ampiamente detto in passato) è stato escluso di fatto messo da parte dalla nuova amministrazione e in più, sentendo alcuni dei Sindaci dei Comuni parte della Coesione, non è mai stata indetta un’assemblea generale; le Commissioni tematiche create per lo sviluppo dei quattro pilastri del progetto non sono più state convocate… insomma Alessandria capofila ha abbandonato il suo compito di coordinamento e impulso.
Nessuno nega che il progetto sia complesso e debba affrontare anche difficoltà e ostacoli nel suo sviluppo, però se non si fa nulla, nulla si ottiene!
Faccio un esempio concreto: i bandi della Fondazione Compagnia di San Paolo legati alla progettazione delle ciclovie per lo sviluppo del turismo lento. Non fosse stato per la tenacia e la determinazione del sindaco Venezia, di Quattordio, si sarebbe perso questo finanziamento perché il Capofila ha ritardato a tal punto i tempi di affidamento dei fondi da dover chiedere una proroga all’Ente erogatore, con il concreto rischio di perdere questo finanziamento. Per chiarezza si tratta di bandi avviati quando ancora mi occupavo del progetto, ossia più di due anni fa.
Un plauso al sindaco di Quattordio dunque, ma certamente è magra consolazione se pensiamo a tutto il lungo percorso che avevamo condotto per arrivare alla stesura del piano strategico d’area con successiva approvazione dalla Regione Piemonte, e ci ha visti diventare area pilota per la Regione nell’autunno del 2020 (DGR 1-2255 13.11.2020).
Ad oggi di tutto quello che la strategia indicava, solo la parte sulle ciclovie, che per quanto importante non è certo il cuore del progetto, è stata avviata.
A suo tempo, creando una squadra coesa con la parte politica, il RUP del progetto nominato dal Sindaco, con ottimi funzionari del Comune e con il Comitato, abbiamo svolto un importante lavoro metodologico e normativo, mettendo la nostra esperienza a ‘fattor comune’ con altri territori, limitrofi e non, dove sono sorte altre Coesioni e da cui la Regione stessa ha fatto discendere successive decisioni di raggruppamenti di aree (chiamate Aree Omogenee), adottando di fatto i principi della nostra progettualità per l’intero territorio regionale. La squadra messa insieme in Alessandria avrebbe potuto essere il traino per l’intera Reguione, viste le eccellenti professionalità messe in campo anche con una importante sinergia con il Gruppo Amag, anche questa arenatasi per motivi a me sconosciuti,,,
Di tutto questo lavoro, ora, sembra rimanere ben poco: io sono fuori dai giochi ma voglio sperare che le cose cambino e si abbandonino i comportamenti “ideologici”, pensando al bene della città.
Qualcuno le ha spiegato perché?
Assolutamente no: e pensare che, da ingenuo quale in realtà solo, mi ero illuso che un simile progetto potesse e dovesse andare ben oltre le etichette politiche di parte, ed essere patrimonio della nostra comunità. Come per la smart city, invece, e per tante altre iniziative, abbiamo assistito ad una chiusura che a me pare puramente ideologica: sono progetti targati Lega, e centro destra? Bene, buttiamoli via: annegati in culla.
In questo momento il fatto che la nostra città abbia rinunciato al suo ruolo di coordinamento e capofila, fa si che, per esempio, sui fondi FSC che la Regione sta distribuendo sui territori sia delle Coesioni, sia delle Aree Omogenee, è naturale che ogni Comune si sta organizzando per sviluppare progetti di micro area per conto proprio, per intercettare le risorse disponibili (105 milioni di euro). Ma si tratta di una frammentazione che è la perfetta negazione dei motivi per i quali sono nati i progetti di Coesione: ossia ragionare per aree vaste, e sfruttare l’enorme potenziale, positivo e concreto per il territorio, che sarebbe disceso dallo sviluppo dei quattro pilastri strategici su cui la Coesione si regge: Ambiente, Agricoltura, Turismo e Benessere locale.
Le altre Coesioni, partite proprio ‘sfruttando’ (in senso positivo, si intende) l’esperienza metodologica di Alessandria, stanno procedendo?
Nonostante le difficoltà oggettive, le Coesioni costituitesi dopo il bacino del Tanaro sono andate avanti, hanno raggiunto e in alcuni casi superato quella che doveva essere l’area di riferimento per tutti. Alessandria è rimasta come in uno stato di torpore, salvo chiedere a ogni piè sospinto risorse al Governo per qualsiasi opera o progetto. Una ‘litania del lamento’ che rischia di diventare il vero tratto distintivo di Alessandria, con questa amministrazione.
Le altre Coesioni ormai riconosciute dalla Regione Piemonte sono Monferrato Casalese – Terre di Po (Casale Monferrato capofila); Terre di Langa e Monferrato (Castagnole delle Lanze capofila); Monferrato – Heritage Unesco (Asti capofila). Più la costituenda Coesione Alto Monferrato-Valli Bormida (Acqui Terme capofila), che sta strutturandosi in maniera leggermente diversa ma molto bene, perché vede coinvolta direttamente anche la Provincia di Alessandria quale partner. Con due di queste realtà, quella che fa capo a Casale Monferrato e quella che fa capo ad Acqui Terme/Ovada, sto collaborando e con piacere, e mi auguro che si possano realizzare ottimi piani di sviluppo del territorio così che tutti ne traggano beneficio. Se più coesioni decollano, anche l’effetto domino positivo tra un territorio e l’altro diventa un ulteriore vantaggio per tutti.
Palazzo Rosso rischia però di diventare il ‘buco nero’ di questo percorso…..
Il mio innato ottimismo mi fa credere che da questa sorta di “coma” ci si possa risvegliare e, seppure con fatica, tornare alla vita: siamo stati il ‘motore primo’ di tutto questo sistema di sviluppo, e oggi siamo ridotti al punto che le tante aziende private che si erano messe a disposizione per sviluppare progetti nell’area del Bacino del Tanaro chiedono sia al Comitato che me personalmente, contatti diretti per collaborare con le altre Coesioni. L’idea che quando si sviluppano progetti innovativi sistematicamente Alessandria si sfili, e gli stessi privati cerchino poi di andare altrove, ben comprendendo che aria tira qui da noi, è deprimente… ma mai arrendersi! A me interessa davvero zero fare polemiche: se ancora parlo pubblicamente della Coesione è perché spero di essere da sprone a chi per ruolo deve o dovrebbe occuparsene: è un progetto dalle potenzialità enormi, se Alessandria lo facesse ‘sfumare’ sarebbe autolesionismo puro.
Da esperto di questioni idrogeologiche, e anche da alluvionato nel 1994, cosa pensa del nuovo Piano di Piano di Assetto Idrogeologico elaborato dall’Aipo? Alessandria sta facendo controproposte, o si sta comunque adeguando alle nuove normative?
Che sappia io anche qui siamo all’immobilismo totale: e anche qui, alla scadenza del triennio concesso dal Pai per gli adeguamenti, rischiamo di essere punto e a capo. L’unica scelta di questa amministrazione è stata quella di revocare alcune concessioni già regolarmente concesse a privati, il che presumibilmente darà luogo a contenziosi anche gravosi. Di contro, Alessandria non ha più dato corso ad una serie di accordi con Aipo, in merito a lavori spondali per la navigabilità del Tanaro nel tratto che dalla città va verso Asti. Gli uffici saranno sommersi da altre priorità, o forse anche in questo caso, come in altri che conosciamo, la politica li ha stoppati, assumendosi l’onere di questo immobilismo? Gli alessandrini purtroppo su questi temi sono davvero distratti, e probabilmente anche poco informati dai media, e dall’opposizione. Ma a forza di dormirci sopra, e di concepire l’attività politica solo come slogan e piccolo cabotaggio, il conto temo che lo pagheremo tutti. E rischia di essere davvero salato.