di Graziella Zaccone Languzzi
1) Bel colpo, complimenti: ci siamo “fottuti” anche la Centrale del Latte. Un fiore all’occhiello della città, nata nel 1953, sta per arrivare al capolinea del Tribunale. Impresa che è anche un simbolo della città, e il cui valore va ben oltre i circa 50 posti di lavoro diretti (e altrettanti indiretti) che ‘saltano’: questa è una di quelle notizie che alimentano il senso di resa, di rassegnazione di un’intera comunità. Basta ascoltare, anche distrattamente, i discorsi degli alessandrini in questi giorni. Speriamo, naturalmente, che in queste ore possa giungere una soluzione in extremis: magari un po’ più seria di quella dei sindacati, che l’altro giorno si sono presentati ad una fiera di settore, per cercare di ‘piazzare’ l’azienda a qualche standista: e i giornali alessandrini hanno riportato la notizia come fosse roba seria, senza cogliere l’ironia involontaria, da dilettanti allo sbaraglio. O da furbetti in cerca di visibilità, chissà….
Ma perché è successo? Perché si è arrivati a tanto, e non è stato possibile trovare una soluzione diversa? Il comune di Alessandria, socio fondatore e azionista al 10% fino ad un anno fa (oggi al 6,9%, dopo la mancata ricapitalizzazione del 2023) poteva e doveva fare qualcosa di più? La politica su questo tema si sta ‘scannando’, e il primo passo (la prima gallina che canta, si diceva un tempo in campagna) lo ha fatto Palazzo Rosso, ovviamente mettendo le mani avanti per comunicare che la crisi della Centrale
è antecedente all’insediamento della giunta Abonante: “Fatto il possibile e anche di più per salvarla”. Excusatio non petita, accusatio manifesta: i latini in questi casi commentavano così, mi pare. Insomma, un po’ di coda di paglia questa amministrazione forse ce l’ha, se non altro per il fatto di aver fatto pochino (nulla?) per provare, in qualità di socio pubblico, a stimolare un percorso diverso, l’ingresso di altri soci ad esempio. Ma soprattutto quella ‘noterella’ ha un passaggio sgradevole, là dove accusa altri di aver inutilmente provato in questi anni a difendere un’impresa legata al territorio: quasi come fosse una colpa, quasi come se questa sinistra filo grandi banche e grandi capitali ritenesse le comunità locali un conglomerato di consumatori da massificare, nella cultura, nei gusti, negli stili di vita. Il consiglio di amministrazione della Centrale del Latte (azienda che fino a pochi anni superava i 30 milioni di euro di fatturato l’anno: ora non saprei) ci racconta della scelta di procedura che più ha tutelato i posti di lavoro. Come, nei fatti, non viene spiegato: presumo un anno di cassa, due di naspi, e tanti saluti a tutti. In ultimo anche il “corpo d’armata” sindacale dice la sua: “Sindacati su Centrale latte: “scelte industriali sbagliate, lavoratori pagano errori di altri. Domani il presidio”. La mia domanda ai sindacati: “dite che gli errori sono di altri, suppongo però che abbiate avuto vostre rappresentanze all’interno della Centrale, sicuramente partecipavate ai “tavoli” di discussione e non vi siete mai accorti che le cose stavano drammaticamente peggiorando?”. Nel frattempo si legge che i lavoratori con senso di responsabilità non fermeranno la produzione, almeno per qualche giorno, arrivando a fine scorte. Penso a loro e alle loro famiglie, al futuro nero che li attende, al rischio di scivolare nel precariato. Povera Alessandria, che fine stiamo facendo….
Voto: 2
2) Mi rivolgo a tutti i candidati alessandrini alle prossime elezioni regionali, e parlo di Sanità pubblica. Dal Governo Monti in poi demolita, fiaccata, con in più poi la mazzata pesantissima del covid. L’argomento che vado a trattare è la situazione dei pazienti oncologici: sono una di loro, e vi assicuro che viviamo una condizione di profondo disagio, proprio causato da tagli e riduzioni di prestazioni. Questo video di Svegliati Alessandria la dice lunga:
Manca un mese alle elezioni regionali, e l’argomento che tratterò è il paziente sotto osservazione oncologica dopo che gli è stato asportato un cancro, tumore o adenocarcinoma in una qualsiasi parte del corpo. Chi subisce un intervento del genere dovrebbe avere una maggior tutela da parte della pubblica sanità nel proseguo dell’iter, e non dover tribolare per riuscire ad eseguire gli esami periodici di controllo richiesti dall’oncologo in ospedale. Dopo l’intervento, ogni sei mesi circa, il paziente sotto osservazione oncologica deve sottoporsi ad analisi del sangue, esami endoscopici (gastroscopia, colonscopia), esami strumentali come TAC (con e senza contrasto), ecografia. Per ottenere la successiva visita oncologica semestrale non ci sono problemi, ci si prenota da subito, nessun problema per gli esami del sangue, al contrario per gli esami endoscopici occorre prenotarsi da subito per riuscire ad avere una data vicino al sesto mese per l’incontro con l’oncologa, ma per prenotare TAC o ecografia in ospedale non è possibile perché alla richiesta agli sportelli di radiologia ci viene indicato il “famigerato” numero verde regionale. Un paziente, quando riesce ad avere risposta, viene dirottato fuori dalla città di residenza in uno degli ospedali di provincia, addirittura una conoscente per una colonscopia di controllo è dovuta andare a Torino! Esiste l’alternativa del centro privato, ma le loro agende sono super piene da non riuscire ad avere l’esito nei sei mesi utili, e lo stress virtualmente ci soffoca. Si chiede ai nostri candidati regionali di porre fine a questo stillicidio, il paziente oncologico è di per sé fragile fisicamente e psicologicamente, ha diritto ad affrontare la malattia in serenità e, se operato al Santi Antonio e Biagio, con una impegnativa dell’oncologo certi esami li dovrebbe fare all’interno dell’ospedale. Ci va bene qualunque ora anche di notte, senza dover subire una pesante tensione nel riuscire ad ottenere diversamente una data utile nei sei mesi all’appuntamento con l’oncologo. Questa pagella è indirizzata anche al Direttore Generale Valter Alpe, al Direttore Sanitario Luciano Bernini, al Direttore Amministrativo Massimo Corona del Santi Antonio e Biagio, che volendo potrebbero dare questa possibilità.
Voto: 2
3) Pare proprio che l’amministrazione Abonante non ne faccia una giusta. “Una settimana di spettacoli in piazza Garibaldi tra saldi e mercato. Ambulanti e commercianti vogliono capire”. A fine giugno buona parte di piazza Garibaldi sarà impegnata, per almeno 10 giorni, in quanto area scelta per il “San Giorgio Festival”, un evento organizzato dal Gruppo Anteprima in collaborazione con il Comune di Alessandria: “Pucci, Jimmy Sax, Nomadi ed Eiffel 65. I primi artisti del “San Giorgio Festival” in piazza Garibaldi”. Qualcuno dirà che siamo sempre qui a criticare e a lamentarci. La critica però non verte sull’evento anzi, ben vengano iniziative in città con ospiti di tale portata: ma è la scelta del luogo che è criticabile. Piazza Garibaldi oltre essere una piazza utile al parcheggio è la piazza del mercato, quindi gli operatori che ci lavorano pagano la tariffa delle occupazioni di suolo pubblico e hanno diritto di preoccuparsi per il disagio che dovranno subire. In effetti si legge che: “…dopo la notizia pubblicata da RadioGold diversi ambulanti, commercianti e cittadini hanno contattato la redazione “a caccia di altre informazioni“. Chi vive o lavora nella zona di piazza Garibaldi si chiede che “impatto” avrà il festival su viabilità, parcheggi e mercato. Ad oggi ( articolo del 06.05.2024) le associazioni di categoria dei commercianti non sanno nulla e non hanno informazioni neppure gli ambulanti che proprio in piazza Garibaldi portano i loro banchi…”. La classica Fiera di San Giorgio è stata cancellata da anni, oggi la San Giorgio la si fa a “spezzatini”, ma il luogo dove veniva svolta è lo spazio giostre, lato Bovone (zona Orti). Perché l’amministrazione non ha pensato di utilizzare tale sito? Possibilità di parcheggio senza intasare il centro città, possibilità di piazzare WC chimici mobili perché in effetti con artisti di quel livello di spettatori ce ne saranno in abbondanza. Non ho compreso se gli eventi siano gratuiti o, più probabilmente, a pagamento. Ma questo cambia poco: chi vuole partecipare ad un concerto andrebbe anche più volentieri agli Orti, nell’area giostre per intenderci, perché lì attorno si parcheggia tranquillamente, mentre in centro sarà un delirio. Vedrete!
Voto: 4