di Danilo Arona
Continuo con l’ottima e gratificante analisi di Francesco Cerofolini su parte della mia opera trascorsa. Dato il mio interesse privato in atti d’ufficio, trovo che sia un peccato tenerla confinata nei meandri della Rete.
L’idea di una forma-pensiero che una volta raggiunta una massa critica di energia psichica assume un esistenza e una volontà propria diverrà, come avremo modo di vedere, una delle idee centrali nella narrativa di Arona. Quattro anni dopo Arona torna alla saggistica firmando il volume Possessione Mediatica. Il libro indaga la possibilità che i moderni media possano indurre in alcuni fruitori comportamenti aberranti o criminosi, indagando gli esempi più famosi come la catena di suicidi che sarebbe stata ispirata dalla pubblicazione de I dolori del giovane Werther, passando per l’ondata di panico causata dalla trasmissione radiofonica de La Guerra dei Mondi di Orson Welles, fino agli innumerevoli casi di assassini che asseriscono di essere stati ispirati da film, libri o musica per le loro cruente gesta. Sullo sfondo vi è una realtà che sembra essere sempre più sul punto di essere fagocitata dalla sua rappresentazione mediatica:
«Negli ultimi tempi alcuni clamorosi fatti di cronaca hanno insinuato il dubbio che la realtà contemporanea stia diventando così misteriosa e così maligna, e insieme così “spettacolare”, da esigere ormai un’analisi in termini di antropologia della leggenda o della finzione. Un’idea tutt’altro che ardita, soprattutto se pensiamo all’esistenza ormai oggettiva di quella terra di nessuno, dove il reale e l’irreale si confondono e si compenetrano, producendo una realtà che, come quella virtuale di origine tecnologica, è comunque “vera” per i soggetti che la vivono. »
Nel suo saggio, Arona si chiede se sia possibile che certi media, specialmente quelli audiovisivi, siano in grado di provocare in soggetti predisposti un temporaneo annullamento della coscienza il cui posto viene preso da “qualcos’altro”, in poche parole ciò che in altri luoghi, tempi e culture sarebbe stato chiamato possessione. Un fenomeno che da qualche decennio è noto agli psichiatri come “cinema neurosis”, un fenomeno osservato dopo l’uscita nei cinema americani del film L’esorcista, in seguito alla quale molte persone iniziarono a credere di essere davvero possedute dal demonio. A questo proposito Arona conia la definizione di film perturbante, ovvero quelle pellicole che sembrano in grado di esercitare uno strano potere su certi spettatori.
«Negli ultimi decenni parecchi film, di cui alcuni indiscutibilmente horror, sono stati al centro di polemiche perché avrebbero provocato una presunta “sociopatia” perturbante»; film in grado di attivare uno stato alterato di coscienza e di condurre individui senza i necessari anticorpi verso il lato oscuro della coscienza. O in qualche caso, addirittura, in grado di modificare persino “nella pelle” quell’Io (l’Altro) perturbato. Seppur, come precisa lo stesso Arona, sia difficile e rischioso tracciare un rapporto di causa e effetto tra certi film e certe condotte criminose è anche vero che esiste una relazione, ancora non messa bene a fuoco tra i comportamenti umani e il bombardamento mediatico a cui l’uomo moderno è sottoposto quotidianamente: «Ma se non esiste prova che il cinema sia la causa reale di detti fenomeni, ciò nondimeno sussiste una relazione complessa, per ora imprecisabile tra gli orrori dell’arte e quelli della vita. E, pur persistendo l’incertezza sulla natura di questa relazione, i suoi effetti si concretizzano nella paura». Letto oggi il libro può apparire datato, ma le riflessioni in esso contenute sono forse più rilevanti oggi, nell’epoca del web, di Youtube e dell’onnipresente occhio degli smartphone di quanto non lo fossero nel 1998.
Il saggio L’Ombra del Dio Alato è quello maggiormente ascrivibile al filone delle Realtà Alternative. In questo libro Arona indaga la figura di Pazuzu, il mostruoso demone del pantheon mesopotamico “Re dei perfidi spiriti dell’aria”, che dopo aver terrorizzato per secoli gli abitanti della mezzaluna fertile ha conosciuto una rinnovata fama negli anni Settanta del XX secolo per essere il diavolo che possiede la piccola Regan, nel romanzo L’esorcistae poi nell’omonimo film. Arona parte dalle radici mitologiche del personaggio ma si addentra presto nel reame della realtà alternativa, in una erudita dissertazione che passa dalla fanta-archeologia alla Zecharia Sitchin fino alla . Torna la tematica dei media come vettori della possessione e anche la suggestione che certe forme-pensiero possano materializzarsi in particolari condizioni. Quest’ultimo concetto trova un fondamento nella tradizione esoterica occidentale, ovvero in quelli che vengono chiamati eggregori. Arona li tira in ballo per provare a spiegare gli avvistamenti di creature assimilabili a Pazuzu, uno su tutti il Mothman, riportati più volte nel corso della storia:
« Ben più interessante per noi è il suo significato occultistico [della parola “eggregoro”], perché si fa riferimento a un essere fittizio, costituito grazie all’accumulo di cariche psichiche di un gruppo di persone. Secondo certe teorie, che però hanno dei riscontri in ambito scientifico, se più persone si riuniscono ed emettono vibrazioni di tipo omogeneo, può prendere vita un essere che sarà buono o malvagio a seconda del tipo di pensiero emesso. Dapprima debole e propenso a dissolversi, l’Eggregoro acquisisce sempre più una sua indipendenza vitale e poteri più grandi, a mano a mano che s’infittiscono le riunioni di quelli che hanno presieduto alla sua nascita. Essi vivono nello spazio attorno a noi, e si compongono di una parte invisibile ma anche, a volte, di parti organiche che possono rendersi visibili. Può un Eggregoro avere a che fare con Pazuzu (e con gli ibridi più in generale), materializzarlo? Farlo tornare visibile anche per poco nella nostra realtà? »
Melissa, o il fantasma nell’epoca della sua riproducibilità tecnica
La narrativa di Arona è distante dagli stilemi classici della letteratura horror; spesso vi si allontana ibridandosi con saggistica e reportage, in un raffinato gioco di realtà e finzione in cui spesso è difficile dire dove finiscano le ricerche dell’autore e inizi la sua vulcanica fantasia. I romanzi di Arona hanno come scenario prediletto (ma di certo non l’unico) la , che sotto l’apparente tranquillità, ribolle di orrori.
Centro dell’universo narrativo di Arona è proprio la città di Bassavilla, doppio letterario della città natia dell’autore, Alessandria. Costruita su una ley line, Bassavilla è una città di confine tra il nostro e altri mondi. Qui le coincidenze legate dal principio di sincronicità si susseguono ad una frequenza allarmante, qui molti abitanti nascono dotati di una seconda vista e, sopratutto le donne, hanno presagi di disastri imminenti o vedono i morti. Avvolta spesso dalla nebbia, Bassavilla costituisce un polo d’attrazione per entità di ogni genere. Una di queste entità è Melissa, il fantasma della autostrada Bologna-Padova, personaggio centrale del romanzo Cronache di Bassavilla.
Sebbene il nome di Melissa sia ormai indissolubilmente legato a quello di Danilo Arona, sarebbe errato indicare nello scrittore alessandrino il suo creatore. Agli inizi dell’anno 2000 comparve su internet un sito, «http://www.melissa1999/», in cui veniva raccontata la storia di una ragazza investita il 29 Dicembre 1999 al km 98 dell’autostrada Bologna Padova. La ragazza non fu mai identificata e gli fu dato il nome di Melissa. Sempre il sito raccontava di come, nel momento della morte, l’immagine di Melissa fosse “apparsa” ad altrettanti automobilisti in giro per l’Italia, che credettero di investirla. Danilo Arona si imbatté nel sito e iniziò ad indagare sulla vicenda, pur senza risultati. Nel frattempo il sito fu chiuso. Si può dire che Arona “adottò” Melissa, parlandone prima nella rubrica che teneva all’epoca sulla webzine Carmilla, e successivamente usando la vicenda come punto di partenza del suo romanzo Cronache di Bassavilla, pubblicato nel 2006.
Analogamente al suo corrispettivo reale, l’alter ego di Arona nel romanzo indaga sulla misteriosa vicenda raccontata dal sito, ma presto essa si intreccia con altri e inquietanti avvenimenti che funestano Bassavilla e non solo. Due bambine sono perseguitate dallo spirito di Melissa la Sanguinaria, spauracchio che vive negli specchi e che si manifesta con interferenze su VHS e pozze d’acqua che compaiono dal nulla. In Giappone si susseguono suicidi collettivi di giovani che sembrano indotti da un virus informatico chiamato proprio Melissa. Infine, la misteriosa morte di una ragazza di Bassavilla, deceduta nel suo letto alle 5:20 del 29 Dicembre 1999, riportando lesioni compatibili con l’investimento di un camion. Una parata di eventi sconcertanti tenuti insieme da un unica costante, il nome “Melissa”. Come ha modo di spiegare il mentore del protagonista:
«Perché in Italia “Melissa”? Il mio maestro, Quirino Calderone non avrebbe dubbi: “È un nome di potenza, come tutti quelli che vengono usati nei rituali. Vibrazioni che debbono essere percepite nel più profondo degli umani abissi. Nomina arcana, voces misticae, logoi spermaticoi, mantra. Nomi unicamente retti dalla legge analogica che si caricano nel tempo per scopi arcani e occulte modificazioni di cui non ci è dato conoscere la finalità. Hai notato da quante Melisse siamo angustiati negli ultimi tempi? Più ce ne sono, più il nome acquisisce potenza. »
Un vero e proprio contagio psichico, che si scopre infine avere la sua primordiale origine nella tragica morte di Melissa Prigione, una giovane di Bassavilla scomparsa nel 1925. Questo è l’evento scatenante a cui in seguito si sono “aggregate” le altre Melisse:
« Con una vera morte all’inizio del tutto, come di sicuro c’è stata una vera morte all’inizio, all’origine del mistero di Melissa, un evento altamente negativo che ha mantenuto e mantiene bassissima la frequenza dell’intero campo energetico globale all’interno del quale opera tutto il meccanismo a catena che abbiamo tentato sin qui di descrivere: la coscienza di un creatura, vuoi Melissa Prigione o Melissa George, che ha abbandonato il proprio corpo buttandosi in un fiume o finendo spiattellata su un’autostrada in Virginia, ed esce dalla gamma dei cinque sensi perché di colpo non dispone più di un corpo in grado di operare in quella gamma di frequenza. Ma, molto semplicemente, si è spostata in un’altra gamma di frequenza – quella che chiameremmo, per intenderci, “demoniaca” ovvero la bassa astrale – dalla quale può interagire con chi, casualmente o consapevolmente, è in grado di muovere la “manopola della radio” medianica per sintonizzarsi su di essa. Ed è proprio il nome di potenza la chiave vibratoria che sta provocando questo immane incubo a catena che uccide e terrorizza tanto in Giappone quanto a Bassavilla. È semplicemente un nome: una vibrazione. Non importa chi. Più Melisse ci sono, più siamo perduti. »
L’unico modo per placare lo spirito vendicativo di Melissa sembra essere scoprire la verità sulla sua morte e scrivere un libro su di essa. Ma la cura si rivelerà peggiore del male, come scopriamo nel sequel Melissa Parker e l’incendio perfetto pubblicato nel 2007. In questo nuovo romanzo il protagonista appura come la pubblicazione di un libro sulla storia di Melissa abbia rafforzato l’entità dando origine a una nuova catena di eventi tragici e inspiegabili:
« Non può uscire un libro su Melissa. Verrebbe centuplicata, diffusa in questa realtà da chiunque ne legga. Lei vuole solo riposare, riposare per sempre. Invece se la farai circolare la moltiplicherai. È sarà sempre più pericolosa, mentre a lei bastava solo che tu scoprissi la verità sulla sua morte e la tenessi per te. »
Al centro della vicenda c’è Debra Shepherd, una donna inglese che fin da bambina ha come amica immaginaria il fantasma di una ragazza, Melissa Parker, morta nell’incendio della sua auto quando Debra era solo una bambina. Da allora Debra manifesta poteri pirocinetici che non riesce a controllare. E non è la sola, visto che indagando il nostro protagonista scoprirà altri casi in cui individui in grado di provocare fiamme dal nulla manifestano inequivocabili sintomi di possessione da parte di un’entità che si fa chiamare Melissa. Un’epidemia psichica, il cui vettore virale sono anche i media, tanto internet quanto quelli più tradizionali come i i film e i libri, ad esempio il romanzo The Arsonistcon protagonista una ragazza dai poteri pirocinetici di nome Melissa:
“Certo. Iniziarono con la diffusione in rete del virus Melissa. La gente che si uccideva lasciava biglietti d’addio con sopra scritto killer worm Melissa. Ci sono state ondate fino al 2004.”
“Non è del tutto esatto” fa Padre Simon. “Si ripresentano ancora. Ma non fanno neppure più notizia. Soprattutto perché i suicidi non scrivono più killer worm Melissa. Adesso scrivono il fuoco cammina con me.”
“Ma andiamo! Quello è il titolo di un film!”
“Media contemporanei, appunto. Come The Arsonist di Herbert James, tanto il libro quanto il film!”
“Ma certo!” boccheggiò Quirino. “Sono queste le vere facce del Prisma. Il tuo libro ne è la dimostrazione inoppugnabile. Libri, film, articoli… tutto quanto si aggancia alla sua essenza viene ribattuto, per così dire, nel circuito universale medatico che va ad alimentarla e a moltiplicarla all’infinito.”
Melissa è a tutti gli effetti un meme, nell’accezione in cui vennero teorizzati dallo scienziato Richard Dawkins nel suo seminale saggio Il Gene Egoista: un’idea in grado di propagarsi da un cervello all’altro grazie ad artefatti culturali e di sopravvivere alla morte del suo ospite replicandosi in maniera non dissimile da ciò che fanno i geni. È da questa capacità di propagarsi che l’entità Melissa trae la sua capacità di manifestarsi nel mondo, caratteristica che la assimila ai tulpa della tradizione tibetana:
«Tulpa è una parola riferitasi a quelle entità immateriali che si trasformano in realtà fisica attraverso l’atto e la volontà dell’immaginazione. I maghi del Tibet sostengono che il passaggio dalla forma o dall’allucinazione autoindotta (in realtà tangibile) è possibile solo dietro a una forte motivazione di colui che crea il Tulpa, alla quale deve seguire un intenso processo di concentrazione e visualizzazione. Ma si devono seguire certe precauzioni, perché l’annullamento di un Tulpa può risultare molto più difficile della sua creazione. »
Contagio memetico
Come abbiamo visto, l’idea che certe forme-pensiero possano concretizzarsi nella realtà è un’idea centrale nell’opera di Arona, e si può dire che Melissa si sia concretizzata nella nostra realtà, almeno metaforicamente. Dalla pubblicazione di Cronache di Bassavilla diversi giornali e libri hanno rilanciato la storia di Melissa come una “vera” leggenda metropolitana; nel 2005 tra i camionisti che passavano sulla Bologna-Padova si raccontava del fantasma di una donna che tormentava chi si fermava ad una stazione di servizio vicino al fatidico km 98. Insomma, come aveva profetizzato lo stesso Arona nei suoi libri, il contagio si è diffuso, e il meme di Melissa è diventato reale. Ma, nell’evanescente universo del folklore, cosa può dirsi reale e cosa no? Vi lasciamo con questo quesito e con le parole di Danilo Arona:
«Ovvero, stiamo sempre qua, sul confine. Il confine tra il vero e il falso, tra il creduto vero e l’allucinazione (consensuale). Tra la Realtà e i Fantasmi. Ovvero tutto ciò che nutre il gotico contemporaneo. Perché gli archetipi – i vampiri soprattutto – sono stati confinati nell’innocuo recinto “romantic dark”, dove la fantasia e il marketing non si pongono problemi di spazio. E perché oggi, per l’autentica paura, occorre un ambiguo dato supplementare: la possibile esistenza di una dimensione interfacciata alla nostra in cui poter esprimere una diversa e supplementare “percezione”. […] Domanda finale: che Cosa è la realtà? Che Cosa è un fantasma? Che significa l’ossimoro “vero fantasma contemporaneo”? »
A presto. Danilo Arona si prende una meritata pausa.