Numeri e riflessioni sul Deposito Nazionale rifiuti radioattivi

In questi ultimi mesi è sempre più di attualità il dibattito sull’ubicazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi soprattutto dopo l’ipotesi di auto candidatura da parte del Comune di Trino. Ribadito il fatto che rifiuti/scorie nucleari non devono essere presenti in aree a rischio idrogeologico o di potenziali allagamenti credo si sia tutti d’accordo sulla necessità impellente di individuare il sito in cui installare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico (DNPT).

Da semplice cittadino casalese vorrei portare alcuni numeri presi dai siti istituzionali (Sogin e Deposito Nazionale) e alcuni spunti per far riflettere chi non ha avuto ancora tempo o voglia di approfondire questo argomento. Il totale dei rifiuti radioattivi presenti in Italia è attualmente di circa 33.000 metri cubi di questi circa 5.900 sono presenti attualmente in Piemonte, il 99% del combustibile nucleare
(quello a più alta attività e pericolosità) si trova attualmente fuori ma poi ritornerà in Italia – vetrificato – per essere stoccato in un deposito geologico (che non è stato ancora individuato!) e in cui dovrebbe essere custodito per migliaia di anni.

Nella centrale di Trino vi sono stoccati attualmente circa 1511 metri cubi di materiale radioattivo (1130 mc sono ad attività molto bassa, 336mc. a bassa attività e 45 mc. a media attività, zero mc. ad alta attività).

Il Deposito Nazionale è progettato per contenere i rifiuti prodotti finora in Italia e quelli che verranno prodotti dallo smantellamento delle installazioni nucleari e dalla medicina, industria e ricerca nei prossimi 50 anni.

La superficie prevista per il DNPT sarà di 150 ettari (1,5 milioni di metri quadri, 1,5 km quadri!), 110 ettari saranno destinati al Deposito e 40 ettari al Parco Tecnologico, saranno 95.000 i metri cubi totali di rifiuti radioattivi stoccati nel Deposito Nazionale (78.000 mc. a bassa e molto bassa attività

  • 17.000 metri cubi di rifiuti a media e alta attività) in 10 ettari verranno stoccati circa 78.000 metri cubi di rifiuti a bassa attività di cui 50.000 mc. derivano da esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari e 28.000 mc. dagli impianti nucleari di ricerca e settori della medicina nucleare e dell’industria tutti questi rifiuti saranno custoditi in contenitori/fusti metallici (prima barriera) e poi inseriti in “moduli” da 3×2 x 1,7 metri riempiti di calcestruzzo speciale (seconda barriera), i moduli verranno poi inseriti a loro volta in 90 “celle“ (terza barriera) di cemento armato e di dimensioni 27x 15,5×10 metri di altezza (il tutto è progettato per resistere, si spera, 350 anni!) le 90 celle poi verranno sigillate e rivestite con una collina artificiale in grado di prevenire le infiltrazioni di acqua (quarta barriera), l’altezza totale della collina sarà di circa 18 metri per circa 100.000 metri quadri (10 ettari) di superficie.

Per quanto riguarda lo stoccaggio dei 17.000 metri cubi dei rifiuti più pericolosi e cioè quelli a media ed alta attività (tra cui circa 400 mc. da residui del riprocessamento del combustibile nucleare effettuato all’estero) questi verranno stoccati in altri 10 ettari, contenuti in cilindri metallici alti circa 3 metri resistenti ad urti ed incendi e denominati CASK per poi essere inseriti in 4 edifici di stoccaggio denominati Complesso Stoccaggio Alta Attività (CSA), questo stoccaggio potrebbe diventare per un lungo periodo perché il Deposito Geologico in cui stoccare questi prodotti non è ancora stato individuato.

La costruzione del DNPT dovrebbe costare circa 900 milioni di euro e durare 4 anni, si prevedono 4.000 posti di lavoro per questi 4 anni (2000 tra interni ed esterni, 1200 indiretti e 800 nell’indotto) durante l’esercizio gli addetti al DNPT saranno circa 700 più 300 previsti a regime nell’indotto, non è specificato il tipo e grado di specializzazione del personale che verrà impiegato.

Ovviamente vi saranno compensazioni economiche da concordare per il Comune che verrà prescelto così come per la provincia e i comuni limitrofi. Questi in sintesi sono i numeri facilmente reperibili ai seguenti link ufficiali:
https://www.depositonazionale.it/
https://www.depositonazionale.it/deposito-nazionale/pagine/quali-rifiuti-conterra.aspx

Ecco alcune mie riflessioni:

  • Per individuare i 51 (prima erano 67) siti idonei ad ospitare il Deposito Nazionale rifiuti radioattivi e arrivare alla
    CNAI – Carta Nazionale Aree Idonee hanno lavorato tecnici qualificati per decine di anni utilizzando infine 15 criteri
    di esclusione e 13 di approfondimento, Trino a causa di questi 28 criteri è stata esclusa e non è stata ritenuta area adatta.
  • Nessuna delle 51 aree individuate dalla CNAI si è dichiarata al momento favorevole ad accogliere il DNPT, entro metà gennaio queste aree dovranno ufficialmente manifestare interesse o contrarietà ad ospitare il Deposito Nazionale, sempre entro metà gennaio dovranno essere inviate al MASE (Ministero dell’Ambiente ) e a SOGIN le eventuali candidature dei territori NON inseriti attualmente nella mappa CNAI.

Se un territorio è stato scartato e ritenuto non idoneo ieri e oggi perché dovrebbe diventare idoneo domani? Le “scelte politiche” prevarranno sulle “scelte tecniche”? Il buonsenso consiglierebbe proprio di no.

  • Dove si penserebbe di collocare a Trino il Deposito Nazionale rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico? Si tratta di una superficie di 1,5 milioni di metri quadri.
  • Oggi Trino “ospita” nella ex centrale nucleare circa 1.500 metri cubi di rifiuti (di cui solo 45 mc. a media attività) e domani vorrebbe ospitare sul suo territorio 95.000 metri cubi di rifiuti radioattivi (di cui 17.000 mc. a media ed alta attività)?
  • Poiché al momento per il Deposito Nazionale verrebbe usata una area di 20 ettari sui 110 ettari in realtà disponibili quali garanzie verranno concesse affinché il Deposito Nazionale tra qualche decina di anni non aumenti il proprio stoccaggio di metri cubi di rifiuti radioattivi ben oltre i 95.000 mc. previsti oggi?
  • Senza aver individuato il sito geologico italiano in cui stoccare i rifiuti di media e alta attività si rischia che gli stessi (previsti ad oggi 17.000 metri cubi) rimangano permanentemente dentro al DNPT per decenni o forse centinaia di anni.
  • Quali ripercussioni e rischi vi sarebbero in una zona agricola piena di risaie, canali, rogge e acque anche superficiali, quali rischi per i comuni, territori limitrofi, siti turistici ed Unesco ma soprattutto per le generazioni future? Il deposito dovrebbe essere monitorato costantemente per 300/350 anni!
  • Pur valutando l’importanza delle tante opportunità economiche ed occupazionali portate dall’eventuale DNPT al momento il buon senso comune -memori della vicenda Eternit – direbbe che non vale la pena correre certi rischi per centinaia di anni a venire sui nostri territori.

La Speranza è che alla fine si giunga comunque ad una soluzione e decisione condivisa, sensata e non affrettata soprattutto dopo aver aspettato decenni per individuare il sito adatto.
Sarà così?

Massimo De Bernardi – Casale Monferrato