di Dario B. Caruso
Comincia l’Avvento.
Ci prepariamo per un nuovo Natale e proviamo a riflettere, cercando di capire cosa mettere su un piatto della bilancia e cosa sull’altro.
È un retaggio familiare, dai tempi del catechismo quando il parroco rallentava le partite di calcio e accelerava i silenzi interiori.
A noi ragazzini faceva pure comodo perché fuori c’era freddo e in oratorio andavamo giù di cioccolata calda.
Guardate che il gioco funziona anche per i non cristiani perché i ritmi del calendario valgono per tutti, le scuole chiuderanno per un paio di settimane e tutti dovremo agire in maniera introspettiva.
Per fortuna, in questa pratica, ci aiuta la televisione con i suoi spot pubblicitari.
Uno in particolare, quest’anno, che segna un nuovo confine del nostro tempo.
Città, giornata di pioggia, vetrine scintillanti.
Davanti ad un negozio di telefonia una ragazza guarda la vetrina con occhi tristi.
Papà: che c’è, tesoro?
Lei: niente…..
Stacco – il papà viene consigliato dal testimonial
Vetrina
Papà: ecco (e consegna alla figlia un vecchio cellulare)
Lei: (scocciata) e con questo che ci faccio?
Papà: se lo porti qui (indica il negozio) ti danno dei soldi e puoi comprare quello che più ti piace!
Lei si illumina, abbraccia il papà ed entra felice per esaudire il proprio desiderio.
Finalmente è arrivato il nuovo modello di Babbo Natale, quello che non conoscendo i figli ed occupandosi di loro una volta all’anno delega apertamente i marchi commerciali per fare felici i bambini, denunciando così la propria inettitudine.
Il messaggio lanciato in video non lascia spazio per alcun equivoco.
Siamo nel terzo millennio.
È il nuovo Avvento, bellezza!