di Dario B. Caruso
Proprio in questi anni, in questi mesi, in queste settimane in cui la figura femminile è al centro delle cronache e delle discussioni culturali e sociali, il mondo della Scuola subirà una rivoluzione controcorrente.
Dimentichiamo per un istante le strutture scolastiche fatiscenti, i fondi PNRR stanziati per progetti superflui o ininfluenti, gli episodi di dirigenti e insegnanti esautorati, qualche volta malmenati perfino da studenti e rispettive famiglie, il personale ATA insufficiente, le mense carenti igienicamente, i tagli dei fondi per le spese correnti e ordinarie, dai detersivi alla carta per fotocopie.
Dimentichiamo per un istante questi aspetti poco significativi.
Il mondo della scuola si è reso conto che il mondo della scuola è un gineceo.
Comprendo che la parola gineceo – alla luce del politically correct imperante – possa risuonare blasfema.
Mi scuso.
Io la userò però con intenzione costruttiva, per provare a capire.
E anche con una sorta di piacevole rassegnazione.
Se oltre l’ottanta percento del personale scolastico è femminile lo si deve a ragioni storiche e se vogliamo anche patriarcali (altro termine molto pericoloso, di questi tempi).
Del resto sono le donne che curano l’educazione dei ragazzi mentre gli uomini guadagnano la pagnotta per tutta la famiglia, dedicati a lavori seri e remunerativi.
L’impegno per un insegnante è tale per cui una mamma al mattino può preparare la colazione, portare a scuola il cucciolo, insegnare, tornare a casa, cucinare, fare il bucato, correggere i compiti, andare a prendere il cucciolo ed attendere il marito con tutti gli annessi e connessi di una coppia.
Dai prossimi concorsi per la scuola, a cominciare dal concorso per dirigenti, accadrà qualcosa di totalmente inatteso.
A graduatorie definite, in caso di parità di punteggio tra un maschietto e una femminuccia prevarrà il maschietto.
Da qui in avanti tutto sarà parametrato in base agli attributi, non culturali bensì fisici.
Inutile dire che in un mondo perfetto nessuno si porrebbe questioni di questo tipo.
Io vedo la differenza tra uomo e donna – lo so, non è corretto ma sono fatto così – ne sono consapevole e cerco di essere gentile e disponibile con tutti.
Pretendo lo stesso rispetto da ambosessi; è questa la vera parità, quella mentale che non ha bisogno di leggi.