di Dario B. Caruso
Mi alzo al mattino, presto.
La casa è calda, apro la finestra e la città è tranquilla, silenziosa.
I miei figli dormono ancora.
Durante la doccia canticchio la mia canzone preferita e ripasso mentalmente gli appuntamenti del giorno.
Preparo la colazione.
Di fronte al caffè macchiato leggo online le prime pagine delle principali testate giornalistiche, compreso i titoli del giornale per il quale scrivo.
Sempre le stesse notizie da qualche mese a questa parte.
Sempre le stesse foto.
Vado al guardaroba e scelgo una camicia bianca bianca e un completo scuro tinta unita; questa cravatta potrebbe essere adeguata: elegante ma non seriosa.
Allo specchio simulo la posizione che più mi valorizza; questa è perfetta: tre quarti a sinistra, mento appena abbassato e sguardo alto. Mi dona un fascino antico, fino a pochi anni fa demodé ma oggi prepotentemente mainstream (del resto gli anni Venti sono sempre gli anni Venti).
Bacio sulla fronte mia moglie e i miei bambini, scendo in garage mentre le prime luci dell’alba fanno capolino e prendo l’auto.
Autoradio, musica jazz in sottofondo, velocità moderata.
C’è poco traffico.
Arrivo allo studio televisivo, badge e via.
Ascensore, sala trucco, una pettinata accurata e poi in onda.
La presentatrice sorride, avvolta in bel tubino nero, e fa domande a me e ai miei colleghi mentre scorrono le immagini della notte passata.
Come in un film di guerra si vedono palazzi bombardati, interi quartieri distrutti e in fiamme. È tutto affascinante.
Seguono altre sequenze: ospedali come ospedali da campo, portantini corrono dopo aver raccolto da terra corpi di donne e bambini esanimi. Questi sono eroi! Lo sottolineerò nel corso del mio prossimo intervento e lo scriverò sul mio giornale per il pezzo di domani.
Ancora sequenze: assemblea generale dell’ONU, ma guarda Guterres che cravatta dozzinale. Ridicolo. Devo ricordarmi di non indossare cravatte facendo il nodo Windsor perché fanno out.
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Ci portano il caffè e un pasticcino. Notevole la frolla.
Scambiamo due risate pensando al collega Giambruno. Che fesso, poteva vivere tranquillo…
Di nuovo in diretta.
Ora tocca parlare della manovra del Governo con la nuova legge di bilancio.
Ripasso brevemente quanto ci ha detto il direttore dopo l’incontro con l’editore. Mi raccomando, non posso farmi prendere in castagna. Se sbaglio rischio il licenziamento.
Accidenti…una goccia di caffè è finita sulla camicia ex bianca bianca. Se mi inclino accuratamente verso destra però la cravatta va a coprirla. Bene!
Termina il programma.
Saluti, ancora un paio di risate e si va via.
Ora a casa, mangio un boccone con mia moglie e i miei figli.
Al pomeriggio mi attende l’altra rete televisiva. Copione più o meno analogo.
Mi piace, il mio lavoro.
Mi permette di guadagnare bene, di dire ciò che penso a migliaia di italiani, di garantire un futuro ai miei figli.
Insomma, un lavoro pulito.