di Dario B. Caruso
Non ho particolari paranoie, credo.
Ritengo di avere – come tutti – delle abitudini con le quali mi confronto ogni giorno e che, essendo tali, sono parte di me e formano la mia persona.
In questi giorni mi sono reso conto di avere però un’ossessione.
Niente di grave, non è allarmante.
È che dopo una botta presa dieci giorni fa, scivolando su un fondo bagnato, sbattendo pesantemente su fianco e schiena, finendo parzialmente nell’acqua del porto di Savona, mi sento asimmetrico.
La sensazione è particolare: sono come fuori asse.
Preferisco la simmetria.
Quando preparo i miei appunti per la scuola cerco di assecondare le mie paturnie con pagine a quadretti ben scritte simmetricamente.
Quando riordino – talvolta accade – scrivania e libreria preferisco una disposizione simmetrica di libri e oggetti vari.
Probabilmente tutto deriva dalla musica.
La chitarra è uno strumento simmetrico, ha una forma inequivocabilmente speculare. Non come il pianoforte o il violino o il flauto traverso, per esempio.
E le composizioni musicali hanno, per natura, un loro ordine e una simmetria ben precisa.
Quella caduta è comunque sonora perché, se vogliamo, contiene un elemento musicale che richiama il mondo dei fumetti: swishh…sdeng….pam…. splash!
Ritmicamente rappresenta un bel quattro quarti, battuta unica grazie al cielo.
Però oggi camminando mi sento strano, certamente dolorante ma soprattutto fuori simmetria. E ciò non mi convince.
Attendo l’intervento dell’osteopata che con le sue sapienti mani riporterà il mio corpo in asse.
E sicuramente anche i miei pensieri.