Upo, da 25 anni motore e ascensore sociale del territorio

di Gian Carlo Avanzi*

«… Oggi sono di fronte a voi, semplice e onorata, per condividere uno scorcio del mio viaggio, sapendo che rappresenta solo una delle tante nostre storie straordinarie. Se per alcuni Italiani il privilegio dell’istruzione è dato per scontato, per noi studenti internazionali che veniamo da diversi paesi non lo è. Molti Paesi hanno dovuto misurarsi con la distruzione, la corruzione e la mancanza di risorse finanziarie e tecniche per l’istruzione. Dal 2019 mi sono posta l’obiettivo di concludere gli studi universitari con una laurea specialistica, ma, nonostante fossi una delle prime dieci studentesse della mia università, ho ricevuto tantissimi rifiuti perché ero nata in un paese colpito dalla guerra. UPO mi ha fornito un’incredibile opportunità di andare avanti, mentre numerose altre istituzioni mi hanno chiuso la porta in faccia. L’occasione è arrivata nel 2021, quando ho ricevuto la prestigiosa borsa di studio del governo italiano e mi sono assicurata l’ammissione all’Università del Piemonte Orientale. Quei giorni sono impressi nella mia memoria. Ero piena di gioia travolgente e di incredulità: il mio sogno di una vita stava diventando realtà…».

Il sogno di Serine Abd Albare, siriana, si è davvero concretizzato a luglio, quando si è laureata in Medical biotechnologies e, come è consuetudine, ha tenuto un breve discorso di fronte ai presenti. Ha così raccontato la storia toccante di chi, nonostante la guerra e la distruzione, a costo di enormi sacrifici, ha voluto pervicacemente conseguire la laurea specialistica. La sua narrazione è stata un bel regalo per UPO che, il 31 luglio scorso, ha festeggiato il suo venticinquesimo compleanno. Tante altre studentesse e tanti altri studenti del nostro Ateneo, sicuramente più fortunate e fortunati di lei, perché non hanno dovuto misurarsi con la guerra e la distruzione, hanno fatto altrettanti sforzi per raggiungere il meritato titolo di studio.

L’Università del Piemonte Orientale è stata istituita nel 1998, scorporando strutture, beni mobili e immobili, dotazioni, personale, studenti, rapporti giuridici dall’Università di Torino secondo il modello del decentramento e dell’autonomia universitaria che si era formato nel corso degli anni ottanta-novanta. Come ricorda il Consigliere del Quirinale Gianfranco Astori in un recentissimo articolo, per quegli anni fu molto coraggiosa l’idea di dare vita a una Università tripolare autonoma nelle tre città in cui avevano già sede le strutture distaccate dell’Università di Torino e del Politecnico di Torino (Alessandria, Novara e Vercelli).


In quel momento in Italia e in Europa le università presentavano quasi tutte una configurazione monocentrica. Da un lato c’era il bisogno di rispettare l’indivisibilità funzionale di un ateneo, così da garantire la massima efficienza dei fattori impiegati; dall’altro lato le città desideravano possedere al loro interno un sistema generatore di alta formazione e di ricerca, da assumere come una funzione distintiva del loro contesto, capace di generare flussi attrattivi dagli spazi vicini e lontani. Queste logiche iniziarono a tramontare quando, sotto la pressione esercitata dalla crescita del debito pubblico, dalle istanze regionalistiche e dalle rivendicazioni locali, anche l’università fu riconosciuta come un’autonomia funzionale alla stregua di diversi altri servizi dello Stato. Ciò permise di sperimentare una diversa configurazione territoriale degli atenei, di stabilire originali percorsi didattici e di ricerca, di stabilire relazioni con partner pubblici e privati locali, nazionali e internazionali.


Da quel momento UPO è diventata un esperimento di successo senza precedenti, con risultati davvero lusinghieri. C’è stata infatti un’adesione immediata e convinta delle comunità locali all’offerta formativa proposta; negli anni UPO è diventata poi un’indiscussa eccellenza nel campo della ricerca scientifica e, soprattutto, ha inciso sulla base economica locale in termini di occupazione aggiuntiva e di investimenti. Il dato più sorprendente è dimostrato dal “bilancio sociale positivo” che UPO ha realizzato con un sensibile aumento del livello d’istruzione e della qualificazione socio-professionale della popolazione attiva.

Il numero degli iscritti all’UPO (7.539 nell’anno accademico 1998-99, 16.727 nel 2022-2023: più che raddoppiati) è sicuramente dovuto alla maggiore fiducia che la popolazione del territorio del Piemonte orientale ha sviluppato negli anni, nonostante la presenza di altri atenei fortemente competitivi in Piemonte, Lombardia e Liguria che tradizionalmente attraevano molti studenti di queste zone.
L’Ateneo ha svolto sul territorio un significativo ruolo di ascensore sociale, dando la possibilità di conseguire la laurea a più di 45 mila studentesse e studenti — un’intera città — dalla sua istituzione, dei quali il 76% tuttora proviene da famiglie che non annoverano ancora una laureata o un laureato al loro interno. La pura espansione numerica non è l’unico elemento di interesse nel processo di crescita dell’UPO. Osservando la provenienza geografica degli immatricolati 2001-2023, si è registrato un forte cambiamento da Ateneo, dapprima rivolto quasi esclusivamente al territorio del Piemonte orientale, ad Ateneo sempre più capace di attrarre studenti provenienti da altre regioni d’Italia e da Paesi stranieri (questi ultimi oggi rappresentano il 9,7% degli iscritti). I motivi dello spostamento variano dalla percezione di una maggiore qualità dell’offerta didattica alla maggiore disponibilità di misure per il diritto allo studio e soprattutto alle migliori condizioni di lavoro cui si potrà accedere successivamente alla laurea. Secondo gli ultimi dati del Consorzio AlmaLaurea, il tasso di occupazione dei laureati di primo livello è dell’83,8% a fronte di una media nazionale del 75,4%; la retribuzione media è di 1.525 Euro, rispetto alla media nazionale di 1.332 Euro; ancora più alti sono i valori dei laureati magistrali (il 90,9% lavora con una retribuzione media di 1.669 euro).


Il Piano strategico 2019-2024 ha contribuito a una nuova fase di sviluppo, caratterizzata da alcune linee di indirizzo che hanno ulteriormente e profondamente migliorato il nostro Ateneo: la centralità della studentessa e dello studente, cui dedicare più servizi, più diritto allo studio, e un’attenzione particolare alla tutela di coloro che provengono da famiglie a basso reddito; la contaminazione delle idee, per avviare progetti di eccellenza e costruire inter- e trans-disciplinarità, le vere sfide della ricerca e delle professioni del futuro; lo sviluppo di nuove tipologie di didattica sperimentale e innovativa e la convinta adesione ai temi dell’inclusione e della sostenibilità. I cambiamenti sono stati cospicui e impattanti e hanno reso necessaria una revisione profonda dell’assetto organizzativo, che si è appena conclusa.


Le linee di indirizzo del piano Strategico che andrà a compiersi alla fine del 2024 sono state accompagnate anche da importanti investimenti, oltre 90 milioni di Euro, indirizzati alla realizzazione, in tutte e tre le città, di importanti opere come il Campus ad Alessandria, la costruzione dei laboratori del Dipartimento per lo sviluppo sostenibile e le transizione ecologica, la mensa e le sale studio a Vercelli, la realizzazione di uno studentato nell’ex centro Sociale e la Città della Salute e della Scienza a Novara. Senza dimenticare l’acquisizione e la trasformazione della meravigliosa Villa San Remigio, a Verbania, che diventerà un luogo di alta formazione e centro di studi sul turismo.
Dunque 25 anni ben spesi, che preludono a un altro quarto di secolo di successi per un piccolo Ateneo che è diventato davvero grande!

*Rettore dell’Università del Piemonte Orientale