di Graziella Zaccone Languzzi
Polizza obbligatoria anticalamità? Si sa che certe notizie arrivano in punta di piedi prima sugli organi di informazione, e poi magari si trasformano per legge o decreto nell’ennesima gabella sul gobbo dei cittadini.
In passato questo argomento ha interessato Governi di sinistra e di destra, le lobby del settore sono potenti quindi ci sarebbero motivazioni valide per dire ai nostri eletti a Roma di qualsiasi parte politica: “Signori non ci provate”!
L’ultimo evento drammatico in Italia è l’alluvione in Emilia-Romagna, che oltre all’ennesimo tragico bilancio in vite umane ha prodotto danni economici per miliardi di euro. Ma la soluzione non è obbligare gli italiani ad assicurarsi.
Invece, anche a causa del maltempo nel mese di luglio e degli incendi che hanno prodotto danni in molte zone del paese, la politica e le lobby del settore si sono messe di nuovo in movimento. E’ notizia del 27 giugno 2023: l’Associazione ISI- Ingegneria Sismica Italiana sulle calamità naturali ‘spinge’ per l’assicurazione obbligatoria sugli immobili privati.
Secondo questa Associazione, l’istituzione dell’assicurazione obbligatoria sugli immobili privati è l’unica soluzione possibile, in attesa di efficaci misure di prevenzione che necessitano tempi e procedure più complesse. Si tratta secondo ISI di uno strumento adeguato per far fronte ai danni provocati da calamità naturali. L’ISI accumuna tutte le calamità naturali, ma dopo il ’94 in Piemonte non è più così. Per calamità naturali vengono intese alluvioni, frane, incendi, terremoti, maremoti, eruzioni vulcaniche, trombe d’aria ed eventi atmosferici eccezionali, comprensivi di grandine di particolare intensità.
Ma attenzione: alluvioni e frane che non si possono più chiamare calamità naturali, perché sono generate da anni, ormai diciamo pure decenni, di incuria, disattese manutenzioni e prevenzioni, progetti solo su carta mai messi in pratica, fondi stanziati ma mai spesi per inerzia o incapacità.
A fare un esempio su Alessandria, sono anni che si dovrebbero concludere alcune opere progettate dal PAI nel 1995, sono anni che ci si attende una seria pulizia degli alvei e l’ultima notizia che preoccupa e non poco è questa: “Variante del PAI 26/10/2022 – Fiume Tanaro da Ceva a confluenza fiume Po”.
Visto l’andazzo so già che non se ne farà nulla, tranne ‘strizzare di brutto’ alla prossima piena del Tanaro.
Faccio notare che da ottobre 2022 la giunta Abonante, dopo aver utilizzato strumentalmente il rischio dettato dal nuovo PAI per creare ‘soffoco’ sull’area atta a costruire il nuovo Ospedale, nulla ha fatto al riguardo. O se lo ha fatto si è scordata di comunicarlo.
Ripeto quindi: alluvioni e frane non sono più da catalogare come calamità naturali, ma come eventi colpevolmente indotti, che provocano vittime e danni perchè chi dovrebbe agire a priori non lo fa.
Lo so, è comodo rifilarci una polizza obbligatoria (poi voglio vedere quanto efficace e ‘solvibile’, in caso di eventi catastrofici), e liberarsi di ogni responsabilità.
E le vittime? Rientrano nel “pacchetto” danni o dobbiamo fare una polizza a parte?
In passato ci hanno già provato e la memoria mi riporta fino al 1995, dopo il disastro nel novembre 1994 in Piemonte. L’ANIA, Associazione Nazionale delle Compagnie Assicurative, studiava questa opportunità tra l’altro varata anche dal Governo Prodi nel DDL collegato alla Finanziaria 1999 art.33 poi per fortuna non approvato.
Ci hanno riprovato nel 2003 e a seguire nel 2006, conosco bene i due percorsi perché vissuti in prima persona con lo storico Comitato casalese C.AL.CA., in ambedue i periodi unico Comitato di comuni cittadini in Italia che ha ricevuto ascolto nella VIII Commissione Ambiente della Camera. Nel 2003 l’On. Silvana Dameri portò un nostro documento all’interno della Commissione, e nel 2006 prese in considerazione le nostre istanze addirittura il Presidente della Commissione Ermete Realacci, a cui si aggiunse la collaborazione della Confedilizia Nazionale e del Presidente Corrado Sforza Fogliani che ci chiese di portare le nostre proteste in Audizione nell’VIII Commissione (ho i documenti di corrispondenza e protocolli che lo testano).
Ci hanno riprovato nel 2014, anche in quel caso scesero in campo Confedilizia e Assoedilizia contrarie a questa polizza obbligatoria: “Confedilizia e Assoedilizia contro la polizza anticalamità obbligatoria”.
Gli italiani pagano ogni anno una tassa di quasi 600 milioni di euro, di cui più di 200 a carico dei proprietari urbani, ai Consorzi di bonifica per essere difesi dalle calamità naturali (da fonte Confedilizia questi dati sono riferiti al 2014, oggi certamente lievitati), quindi l’assicurazione obbligatoria imposta a privati e aziende significherebbe un secondo salasso con lo stesso scopo. Confedilizia lo evidenzia da anni.
La polizza obbligatoria anticalamità è già stata sonoramente bocciata dall’Antitrust (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) con pareri del 12 aprile 1999 e del 20 novembre 2003.
Per le Compagnie Assicuratrici una polizza obbligatoria sarebbe un forte business, ma attenzione a quanto già accaduto nei paesi UE dove c’è l’obbligatorietà.
I danni provocati da calamità naturali a privati e imprese in Piemonte, compreso il casalese, fino al 2000, sono stati risarciti al 100/% dallo Stato con una Legge la 365/2000 (GU n.288 del 11-12-2000), e ci tengo a citarla perché è stato un intervento dello Stato unico che ha risarcito non solo i danneggiati dell’ottobre 2000 ma ha dato giustizia alle imprese alluvionate del 1994 trattate con disparità nei confronti dei privati e agricoli. Anche in questo caso una buona percentuale di successo è dei Comitati casalesi coordinati e in primis il C.AL.CA., che hanno preteso di più di quanto concesso per il ’94. Dal 2000 ad oggi i risarcimenti arrivano dallo Stato tramite le Regioni, viene richiesta tanta burocrazia, costose perizie per ottenere briciole o nulla.
Data la natura geologica di buona parte del Paese e i gravi dissesti idrogeologici di ampie zone del territorio, le catastrofi naturali purtroppo non sono certo una rarità, e lo Stato da anni non spende più un centesimo a parte ripristini su opere pubbliche.
In caso l’obbligo passasse, le Compagnie assicurative pretenderebbero dallo Stato un impegno a fungere da garante in caso di eventi che superino un determinato impatto, perché l’assicurazione privata non sarebbe in grado di coprire interamente i danni nel caso di disastri di determinate proporzioni, in particolare i terremoti.
Tra gli anni 2003/2006 mi documentai sulle assicurazioni obbligatorie nei vari paesi europei, e a fare un esempio su alluvioni in Germania scoprii che le Compagnie Assicuratrici ebbero perdite assicurative per le devastanti alluvioni, sfiorando quote per cinque miliardi di euro. La stima si basava sui danni registrati a proprietà residenziali, commerciali, industriali e agricole, nonché auto. Il 2021 è stato l’anno peggiore per le assicurazioni tedesche dal 2002, quando le compagnie ricevettero richieste di indennizzo per 10,9 miliardi di euro a seguito di maltempo eccezionale (così come il Belgio e i Paesi Bassi).
In questi casi nella stragrande maggioranza di sinistri alluvionali assicurati subentrò ‘la coperta’ dalla riassicurazione. Questo per dire che i costi di queste polizze sarebbero ovviamente molto elevati, dato il livello di rischio alto, e certo peserebbero non poco sui bilanci familiari, senza contare che non potrebbero garantire una copertura totale.
Da anni ogni governo ha lanciato il suo progetto per mettere in sicurezza il territorio senza riuscirci, e anche quando i soldi per ridurre il rischio idrogeologico ci sono non vengono spesi. E’ ormai noto che non esiste una Regione che non sia a rischio di una serie di calamità naturali o indotte, come le alluvioni e frane che continuano a produrre vittime, danni e gravi disagi.
Stato e Regioni non possono lavarsene bellamente le mani, scaricando costi e responsabilità sui cittadini con una polizza anticalamità obbligatoria. Sarebbe l’ennesima inaccettabile gabella, e la dimostrazione dell’inadeguatezza di una pletora di amministratori pubblici.