Senza filtro [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

In un mondo ideale staremmo tutti ad ascoltare coloro che hanno qualcosa di realmente interessante e vero da raccontare.
In un mondo ideale, certo.
Noi però ci troviamo nel mondo di oggi.
Nel mondo di oggi ascoltiamo tutto e il contrario di tutto avendo perduto molti filtri.

Raccontare
Nei tempi antichi ci si riuniva nelle case, alla sera, vicino al fuoco d’inverno oppure sotto le stelle nella bella stagione, per ascoltare qualcuno che raccontava. Un uomo o una donna, giovane o meno giovane, affabulava vicende mescolando storie vere con particolari esasperati che sfociavano in iperboliche conclusioni.
Coloro che ascoltavano – mia nonna mi diceva – sapevano benissimo quale fosse il discrimine tra le une cose e le altre.
Il divertimento stava proprio lì, era un gioco delle parti retto dal narratore e dagli ascoltatori in egual misura.
Le serate erano belle, alleviavano le giornate di lavoro e conciliavano il sonno, sogni e fantasie compresi.

Coraggio
Essere consapevoli dei propri limiti.
Un esercizio che anche a scuola facciamo fatica a sviluppare, figurarsi nella società moderna.
Il limite è un valore. Ed è un valore non tanto il desiderio di superarlo quanto il coraggio e la forza con i quali si prova a superarlo.
Non importa il risultato. Si può uscirne vincitori anche da sconfitti.

Oggi i filtri perduti ci depauperano pesantemente: non abbiamo più il coraggio di raccontare.
Ci tiriamo indietro lasciando che sia chiunque altro a raccontare, non importa come e cosa.
Nel primo periodo di questa pagina (in alto, sotto il titolo) tre parole risuonano forti: ideale, reale e vero.
Vero è quel che ci dice la storia.
Reale è quel percepiamo concretamente.
Ideale è quel che vorremmo che fosse.
Avendo già perduto molti filtri non ci resta che completare l’opera.
Un mondo senza filtro nel quale l’ignoranza viene scambiata per sincerità.