di Enrico Sozzetti
La società potrebbe uscire dal concordato entro la fine del 2024, intanto prepara due investimenti strutturali nel sito di Castelceriolo
Aral (Azienda rifiuti alessandrina, società con trentadue soci pubblici tra cui i Comuni di Alessandria e Genova) guarda al futuro con fiducia. L’uscita dal concordato è prevista entro la fine del 2024, grazie ai conti risanati (il passivo nel 2018 è stato di sei milioni, nel 2021 l’attivo di due milioni) e al piano Piano di miglioramento ambientale e industriale 2023 – 2026, approvato all’unanimità dall’assemblea dei soci. A fine giugno è stata saldata l’ultima rata pesante del piano concordatario (1,7 milioni) e nei primi mesi del 2024 è prevista l’ultima di poco superiore a cinquecentomila euro. Grazie al lavoro svolto dai vertici di Aral, il presidente Angelo Marengo e il direttore Marco Rivolta, l’azienda si è risanata usando le proprie forze perché a causa del concordato non ha potuto attingere a finanziamenti bancari. «Il territorio alessandrino non ha perso l’impianto che non è finito nelle mani di privati, o è fallito» commentano. «Gli enti locali ci hanno lasciato lavorare tranquillamente, senza condizionamenti di sorta da parte della politica» aggiungono. E così in circa quattro anni e mezzo di lavoro il cui valore è stimato in undici milioni di euro, l’azienda potrà tornare sul mercato «regolarmente».
Riqualificazione e investimenti
Aral (l’anno scorso ha registrato un fatturato di venti milioni) è pronta a realizzare una nuova isola ecologica intercomunale su un’area di circa tremila metri quadrati, vicino alla sede di Castelceriolo, grazie a fondi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) pari a 530.000 euro e dovrebbe essere pronta entro la fine del prossimo anno. Il nuovo centro di raccolta, al servizio di privati e cittadini, varrà circa 1,15 milioni.
L’uscita dal concordato consentirà poi di avviare la riqualificazione e il potenziamento dell’impianto di trattamento meccanico e biologico (il nuovo progetto è già stato approvato dalla Conferenza dei servizi) che consentirà di migliorare la separazione dell’indifferenziato, selezionando meccanicamente il rifiuto riciclabile e riducendo al massimo il conferimento in discarica. L’intervento, del valore di circa dodici milioni, vedrà un finanziamento pubblico – privato. Durante il cantiere per la realizzazione del nuovo impianto, la lavorazione dei rifiuti non verrà sospesa. Infatti è prevista l’attivazione, in un capannone vicino, di una seconda linea che funzionerà ventiquattro ore su ventiquattro per garantire la gestione di un flusso di rifiuti analogo all’attuale.
Fondamentale è la partnership con il Comune di Genova, ma anche la futura sinergia con altre aziende, come Cosmo o Amv, oltre ad Amag Ambiente, per aumentare i volumi trattati.
Il rapporto con Genova
Appare indubbio il ruolo che la partnership con Amiu Genova ha avuto nel risanamento di Aral. Una partnership che deve essere sviluppata e consolidata con opportuni accordi che coinvolgano anche i rispettivi enti territoriali. «Il mio auspicio – aggiunge Marengo – è che questa collaborazione tra sistemi aziendali si realizzi nell’ambito di un patto territoriale fra Alessandria e Genova, nel più ampio quadro delle strategie del retroporto di Genova che sono in corso da tempo. Gli accordi interregionali, previsti dal Programma nazionale di gestione dei rifiuti (Pngr) possono essere decisivi in questo senso».
Aral è una società in house, opera in regime di diritto privato e lavora come braccio operativo di enti pubblici, e deve rispettare i tetti previsti in relazione ai servizi erogati ai soci. L’attuale quota di rifiuti genovesi è pari al 43/44 per cento del totale prodotto nell’area del capoluogo ligure. Il resto dei rifiuti è conferito nell’impianto di Scarpino sulle alture a ridosso di Sestri Ponente. «Conservare questa quota – osserva il presidente – è indispensabile e credo che anche per Genova sia una strada obbligata in quanto il nuovo impianto di trattamento che dovrebbe entrare in funzione, sempre sull’area di Scarpino, entro l’anno prossimo andrà a intercettare una quota di rifiuti che non dovrebbe andare a incidere su quella che stiamo attualmente trattando noi».
Un altro asse fondamentale del Piano è l’apertura al confronto e al dialogo «con tutta la comunità locale e con tutti gli attori pubblici e privati. Una linea di azione che Aral ha già attivato a partire dal gennaio scorso proprio per coinvolgere attivamente i sindaci del territorio nella valutazione del Piano». I contatti sono stati avviati e «le premesse sono buone» dicono Marengo e Rivolta.
La discarica di Solero
Per quanto riguarda la discarica di Solero, in esaurimento nel 2024, l’assemblea dei soci ha concordato «l’esclusione dell’ipotesi di sopraelevazione, individuando nel costituendo Ato regionale, l’autorità competente a definire le soluzioni di smaltimento finale di bacini piemontesi, in un’ottica di sistema integrato regionale. Aral, insieme all’Autorità d’Ambito Alessandrino, si faranno prontamente carico di stimolare e supportare l’Ato regionale affinchè la soluzione per Alessandria sia individuata in tempo utile evitando situazioni di emergenza» precisano i vertici della società.
I creditori e le regole
Aral, in quanto società pubblica, non può perseguire un utile di bilancio come le imprese private, però un incremento del fatturato, possibile se si verificheranno tutte le condizioni, consentirà di incrementare ulteriormente gli investimenti e saldare gli strumenti finanziari partecipativi (sfp) che complessivamente valgono circa sette milioni di euro. In base a quanto previsto dal concordato, Aral sta finendo di saldare ai creditori privilegiati le rate previste dal piano e che sono relative al trentaquattro per cento dei crediti. Come previsto, e come tutti hanno accettato, sono stati quindi assegnati ai creditori chirografari gli Sfp per importo pari al sessanta per cento dei rispettivi crediti. In sostanza, se l’azienda va bene verranno pagati. Ma sarà poi l’assemblea dei soci a decidere se e come distribuire gli utili e, di conseguenza, pagare gli sfp. I creditori che adesso protestano non avevano letto bene le carte?