Frumento tenero a 240 €/t: sotto la soglia di 260 non è economicamente sostenibile
Prezzi del frumento tenero in caduta libera in provincia di Alessandria, la seconda provincia cerealicola in Italia, per estensione, dopo Bologna (con circa 44 mila ettari). Cia Alessandria insieme a Cia Piemonte descrive la situazione di allarme che sta preoccupando gli agricoltori: negli ultimi otto mesi il prezzo rilevato in Camera di Commercio di Alessandria e Asti (Borsa Merci) è passato da 350 euro/tonnellata a 240 euro/tonnellata*, con una tendenza all’ulteriore ribasso.
Gli agricoltori del territorio pagheranno le conseguenze a causa della crisi internazionale e di un meccanismo di speculazione del mercato: sotto la soglia di 260 euro/tonnellata infatti non è più economicamente vantaggioso produrre.
La rilevazione dei prezzi del frumento in provincia di Alessandria che riguarda il prodotto raccolto e ceduto dai produttori del nostro territorio tiene anche conto di quanto viene contrattato nelle Borse Merci delle Granarie di Milano e Torino.
Secondo Cia, i valori delle nostre produzioni nazionali sono ormai equiparati ai prezzi internazionali, che sono più bassi ma con rese e qualità non comparabili a quelle italiane.
Oltre al crollo dei prezzi riconosciuti al produttore, Cia Alessandria evidenzia l’impatto dei costi sostenuti dalle aziende per realizzare la produzione. Ad esempio, il nitrato ammonico (33,5% granulare) oscilla intorno ai 570 euro/tonnellata, l’urea circa 500 euro/tonnellata; il gasolio agricolo ha registrato picchi di 1,30-1,40 euro/litro nel momento delle semine e a nulla vale la sua discesa degli ultimi giorni (circa 0,65 euro/litro), in quanto gli agricoltori generalmente hanno sostenuto le spese acquistando il prodotto nella maggior parte della sua quantità a fine 2022, per programmare le semine primaverili.
Come sottolinea il direttore Settevie Fabio Castelli, «Purtroppo, da quando è stato aperto il corridoio del grano, in Italia il prodotto estero ha invaso sia i porti che i magazzini interni, facendo crollare il prezzo del grano tenero nazionale». Dichiara il cerealicoltore e presidente di Zona Cia Alessandria Davide Sartirana: «Insieme alle speculazioni, la guerra in Ucraina sta creando un mercato fluttuante con importanti arrivi di merce in Italia, che stanno falsando il reale andamento del mercato interno». Commenta il presidente regionale Cia Piemonte Gabriele Carenini: «Non si può invocare il ruolo degli agricoltori soltanto quando l’emergenza mette a rischio la fornitura delle derrate alimentari e dimenticarsene quando si tratta di pagare il conto. Prima con la pandemia e poi con la guerra, ci è stato chiesto di produrre. L’anno scorso, a ottobre, abbiamo seminato il grano con il gasolio a un euro al litro e il prezzo del concime al massimo storico. Adesso che ci apprestiamo alla mietitura, sono scattate le speculazioni e il prezzo è crollato, con la prospettiva di veder importare il grano dall’estero e spacciarlo per italiano. Tutto questo, sulla pelle dei produttori e dei consumatori».
Anche il grano duro sta attraversando un periodo di forte crisi nel resto di Italia; Cia-Agricoltori Italiani ha avviato una petizione a livello nazionale su change.org (https://chng.it/zVC8sWyT75), a tutela e valorizzazione del cereale e della pasta Made in Italy. Senza interventi immediati, ribadisce Cia, gli agricoltori italiani saranno costretti ad abbandonare la produzione per scarsa redditività.