di Enrico Sozzetti
I funzionari dell’Agenzia regionale del Demanio arrivano in sala consiliare. Ma poco prima dell’inizio della Commissione Sviluppo del Territorio presieduta da Daniele Coloris annunciano di rifiutarsi di parlare in una «Commissione aperta alla stampa» perché non sono «autorizzati a fare dichiarazioni pubbliche», parole riferite dallo stesso Coloris. Il colpo di scena arriva inaspettato dopo che per tre mesi la stessa Commissione, d’intesa con la presidenza del Consiglio comunale, ha lavorato per organizzare l’incontro. Imbarazzo e amarezza hanno regnato per diversi minuti nell’aula di Palazzo Rosso. Ancora Coloris precisa che i funzionari, «senza una comunicazione preventiva», non erano «autorizzati a parlare». E così hanno fatto, abbandonando la riunione.
Alcuni consiglieri intervengono con toni sconcertati e profondamente contrariati per il comportamento dei rappresentanti del Demanio. Alla fine, Commissione sospesa e rinviata per il punto all’ordine del giorno “Situazione e prospettive ex Caserma Valfrè di Alessandria”, con l’assessore Giovanni Berrone, delegato ai rapporti col Demanio, che cerca di calmare le acque dicendo che i funzionari «si sono detti disponibili a essere convocati al più presto. Si ripresenteranno insieme all’ufficio stampa del Demanio».
Che il tema sia urgente più che mai è cosa nota a tutti. Da tempo. C’è un problema di degrado, sicurezza e ordine pubblico all’interno della ex caserma che sorge nel centro di Alessandria. E le decisioni da prendere sono molte, ancora di più dopo che all’inizio dell’anno il Comune di Alessandria ha restituito al Demanio la custodia della Valfrè (cinque ettari di superficie), aprendo uno scenario immobiliare che potrebbe cambiare il volto di alcune parti della città. «In effetti è così» aveva confermato il sindaco, Giorgio Abonante. Il Demanio intende infatti perseguire un obiettivo preciso: unificare in un unico luogo di proprietà tutti i servizi e le istituzioni per i quali attualmente sta pagando degli affitti. «Si potrebbe profilare – sottolinea il primo cittadino – una operazione immobiliare di portata enorme». La custodia e la piena disponibilità dell’ex caserma significa avere a disposizione spazi sufficienti per trasferire il Tribunale di Alessandria e in prospettiva anche l’Agenzia delle Entrate (l’attuale sede è in piazza Turati) insieme ad altri uffici pubblici. E qui si apre lo scenario, per molti versi inedito, di spazi molto grandi da riqualificare e destinare a nuovi scopi.
Ascoltare la voce diretta dell’Agenzia del Demanio era quindi una cosa ovvia e scontata. Ma non è andata così. Quello che ha lasciato profondamente perplessi e amareggiati molti consiglieri è l’aspetto tecnico. Le Commissioni consiliari sono pubbliche. Aperte a cittadini e a giornalisti. Con un solo limite. Nessuno può formulare domande, a parte i membri di Commissione. Ma se le Commissioni sono pubbliche dove pensavano di essere i funzionari? Perché allora sono venuti ad Alessandria se non erano autorizzati a parlare?
L’Agenzia del Demanio, ente pubblico economico, è un soggetto giuridico di diritto pubblico che, pur operando nel contesto della pubblica amministrazione, è dotata di modalità organizzative e strumenti operativi di tipo privatistico per il raggiungimento dei propri obiettivi. All’ente è attribuita la cura del patrimonio immobiliare dello Stato con la responsabilità di amministrare un portafoglio di circa 43.000 beni per un valore di 62 miliardi di euro.