Il racconto della vita quotidiana in una nazione unica al mondo. Una narrazione limpida, senza strumentalizzazioni, che non ha nascosto le contraddizioni e le complessità. E che ha messo in altrettante evidenza la passione, unita alla competenza, che anima una “guida turistica”. Che semplice guida non è. Protagonista è Angela Polacco Lazar che è stata ospite, in videoconferenza, del Rotary Club di Alessandria (guidato da Valeria Emanuelli) in occasione di un incontro promosso per approfondire la situazione di Israele di oggi.
La prospettiva è stata quella di una persona, nata a Roma e trasferita nel 1985, che ha un osservatorio privilegiato. Angela Polacco Lazar ha deciso di lasciare l’Italia per Israele “dopo la vicenda dell’Achille Lauro e dopo l’attentato che a Roma uccise il piccolo Stefano Tachè” come ha raccontato nel 2009 in una intervista rilasciata a Moked, il portale dell’ebraismo italiano. Una scelta difficile “e dolorosa” perché a Roma aveva insegnato “storia e cultura ebraica nella scuola comunitaria” e dove ha “lasciato alle spalle una famiglia, gli amici. Avevo però la sensazione di una straordinaria opportunità che mi si apriva davanti”. E così è stato con la successiva decisione di iscriversi a corso all’Università di Gerusalemme. “Dovevo cominciare tutto da zero, così ho pensato di restare nel mio campo. Devo dire che all’inizio vedevo questo lavoro soprattutto come un’opportunità di insegnamento. Poi è scattata la passione” ha raccontato nell’intervista raccolta da Daniela Gross.
Nella narrazione, approfondita grazie a precise domande formulate nel corso dell’incontro, è emerso il profilo di Angela Polacco Lazar che non è davvero quello di una semplice guida turistica. Lei è infatti abituata, da anni, ad accompagnare giornalisti, troupe televisive, politici e operatori culturali stranieri. Per esempio, è stata lei, ad accompagnare Mario Draghi, l’anno scorso, durante la visita ufficiale in Israele del presidente del Consiglio, durante uno degli incontri con i rappresentanti della collettività italiana. Ma ciò che la appassiona è aiutare i turisti a capire la storia, la cultura, la religione, la complessità del paese. “Non mi limito a spiegare l’architettura o i monumenti. Cerco invece di raccontare il paese, la gente, la società. Le persone arrivano di solito con un’idea preconfezionata d’Israele. Cerco di spiazzare le loro aspettative, di accendere dei dubbi”. Le parole usate nell’intervista del 2009 sono state riprese durante la riunione rotariana. Confermando la competenza e la passione che animano un lavoro che va oltre la semplice narrazione, un po’ didascalica, cui si è abituati. Molto chiare le spiegazioni dell’assetto e funzionamento istituzionale di Israele, sulle tensioni rispetto alle posizioni degli ebrei ultraortodossi, che lei preferisce chiamare ultraconservatori, sulla gestione, delicata e complessa, della spianata delle moschee a Gerusalemme, la tradizione religiosa, sulla storia millenaria di una città che è “l’ombelico del mondo”, di un territorio punto di congiunzione di Europa, Asia e Africa.
Enrico Sozzetti