Sabato 29 in Alessandria, nella sala del Broletto di Palatium Vetus, presso la sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, ha avuto inizio un percorso tappe, legato ad un progetto articolato e molto impegnativo, che varie associazioni letterarie di Alessandria, Piacenza, Parma, Cremona e Bologna hanno avviato per il 2023.
Il contesto generale è la biennale di poesia fra le arti che proprio dalla nostra città parte per il suo itinerario con un titolo molto significativo: Un Po di poesia, fiumi, cultura e sviluppo del territorio.
Dopo la tappa alessandrina il percorso proseguirà in varie località del nord Italia con poeti, scrittori, artisti, musicisti e intellettuali a confrontarsi sullo specifico della letteratura ma anche sullo sfondo di crisi ambientale e antropologica in cui ci si trova, ora più che mai, a vivere e produrre cultura.
L’importanza e il grande impegno organizzativo sono sottolineati dal grande numero di artisti, Fondazioni, Enti pubblici, Accademie e Associazioni che hanno inteso appoggiarlo concretamente.
Il Convegno che solo apparentemente sembrava diviso in una parte ambientale e una letteraria, in realtà si è dimostrato molto legato perché i due temi si sono ben intersecati grazie a relatori, tutti di altissimo profilo, che hanno saputo tener viva l’attenzione dei molti intervenuti e hanno mostrato come tematiche apparentemente non così legate, lo siano poi nei fatti concreti.
Ha aperto Mauro Ferrari, Presidente della Biennale italiana di poesia fra le arti, che ha spiegato le ragioni del titolo “Un Po di poesia” dove il Po inteso come bacino fluviale ha permesso di collegate tutto il discorso ambientale a quello poetico. Infatti, non solo molti poeti toccano in modi diversi il tema dell’acqua, ma c’è anche un riferimento al fatto che Alessandria sorge tra due fiumi, che fanno parte del bacino del Po e anche Piacenza e Cremona, prossime tappe della Biennale insieme a Bologna, hanno un legame strettissimo con il Grande Fiume.
Dopo di lui l’Assessore Regionale alla Cultura e Turismo Vittoria Poggio ha sottolineato come un accostamento apparentemente azzardato tra arte, cultura, ambiente e sviluppo del territorio, non lo sia poi nei fatti, citando forme di sviluppo che connettono più tematiche come la coesione territoriale, strumento che la regione Piemonte sta adottando proprio per unire ciò che sembrava non poter coesistere.
Da questo rilievo e dal percorso legato ai fiumi il Presidente della Biennale ha preso lo spunto per presentare la prima parte del convegno.
E’ partito così una sorta di salotto a tre, condotto dal divulgatore etologo alessandrino Gianni Ravazzi, che ha dialogato con Giuseppe Zicari, biologo e Giacomo Acerbi apicoltore e studioso delle api. Sono stati toccati i problemi del futuro dei fiumi, con un accenno alla Coesione Territoriale Bacino del Tanaro, di cui Ravazzi è stato il promotore e primo coordinatore, senza entrare nel merito degli aspetti tecnici, ma solo attendendosi alla visione generale di un futuro dove la ricostituzione delle infrastrutture verdi fluviali, l’attenzione ai cambiamenti climatici, alla vita vegetale e animale, diventano fondamentali per la sopravvivenza dell’uomo.
I temi dell’inquinamento delle acqua e dell’aria ben approfonditi dal Prof Zicari, sono poi stati ripresi da Giacomo Acerbi che ha parlato della situazione attuale dell’apicoltura, sottolinenado come la sopravvivenza degli insetti pronubi sia fondamentale per la sopravvivenza dell’uomo (senza gli impollinatori scomparirebbero oltre il 70% delle specie botaniche di cui ci nutriamo).
Per la parte squisitamente letteraria, erano presenti ospiti di eccezionale caratura: Remigio Bertolino, il più grande poeta dialettale piemontese che ha confermato il legame acqua e poesia recitando alcuni suoi componimenti prima in dialetto e poi riproponendoli in italiano. Se per alcuni la parte dialettale è stata difficile da cogliere, tutti ne hanno apprezzato la musicalità e hanno poi potuto apprezzare i contenuti letterari nella versiane in italiano.
Fabio Pusterla, docente all’Università di Lugano, poeta e traduttore avizzero, vincitore nel 1986 del Premio Montale, oltre a leggere alcune poesie ha introdotto un ragionamento prezioso sul linguaggio della poesia.
Alberto Bertoni, poeta e critico, docente all’Università di Bologna, ha proseguito il ragionamento sul linguaggio della poesia, sottolineando come non ci siano temi che la poesia non possa trattare. Ha poi letto alcuni suoi pezzi legati al tema.
Il poeta e filosofo Alessandro Pertosa ha concluso con un interessante ragionamento sull’impoverimento del linguaggio dei nostri giovani e sul fatto che nel tempo molte parole abbiamo preso, nell’uso quotidiano, un significato completamente diverso da quello originario. Ha ragionato anche sul fatto che la poesia è di per se stessa democratica, non ha confini politici, ideologici né conosce barriere.