Pochi bambini, poco bambini [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

Improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno, esplode un nuovo caso.
Il calo demografico in Italia.

L’anno 2022 segna il record negativo di nascite: 392 mila.
L’ISTAT ci dice che negli ultimi anni il decremento è stato costante e mediamente di 15 mila nascite ogni dodici mesi.

Così accade che, come nella migliore tradizione, si moltiplichino i talk-show televisivi e social che concentrano la discussione su questa nuova emergenza; ospiti e relatori snocciolano le cause storiche, le responsabilità politiche, le contingenze economiche, le soluzioni a breve termine e quelle ad orizzonte medio-lungo.

Non mancano le visioni apocalittiche (“Ci avviamo verso l’estinzione della razza italiana”) e gli atteggiamenti di speranza (“Occorre rinnovare l’alleanza tra le generazioni”); la sostanza è che a fronte dei 60 milioni odierni di abitanti, l’Italia del 2050 potrebbe ritrovarsi con cifre quasi dimezzate.

Più spazio per tutti, verrebbe da dire se fossimo cinici.

Quello che sto per raccontare magari risulterà scomodo a molti ma – vi assicuro – è la verità.
Non ho figli, appartengo dunque agli imputabili del degiovanimento.
Lavoro però con i giovani e i giovanissimi da sempre, da quando ero giovane anch’io.

Ho conosciuto migliaia di famiglie e ho sempre avuto un obiettivo primario: valorizzare i talenti artistici e musicali, dar loro spazio per mettersi alla prova, costruire con loro occasioni d’incontro per esperienze musicali d’assieme, per la lettura, per il canto, per il gioco.
L’ho sempre fatto forse perché i miei maestri non hanno curato questo aspetto. E magari ne ho sofferto.

Allora per perseguire quei traguardi a me mancati, mi sono rapportato con le istituzioni, pubbliche e private, e oggi sono in grado di annoverare le persone che hanno agevolato il mio percorso contandole sulle dita di due mani. Per il resto ho trovato molte porte chiuse.
I giovani fanno numero perché una sala vuota dà una brutta impressione.
I giovani sono utenza pronta a spendere denaro a fronte di un semplice selfie.
I giovani sono occhi e orecchie deturpati da immagini e suoni virtuali.
I giovani sono i soldati e i mercenari di domani.

Quindi la domanda che dovremmo porre agli esperti dei talk-show non è per quale ragione ci sono pochi bambini? ma piuttosto per quale ragione siamo poco bambini?
E senza nasconderci dietro a retoriche leopardiane o pascoliane, sono sicuro che non otterremo alcuna risposta.