di Vincenzo Costantino*
L’epidemia da Sars-Cov2 ha rappresentato e rappresenterà per il futuro una delle più grandi emergenze sanitarie e sociali degli ultimi 50 anni, dove la situazione è stata affrontata con coraggio dai professionisti, ma che ha anche fatto emergere tanti problemi in una sanità purtroppo malata e sofferente, dove una politica sanitaria territoriale inadeguata, associata a quella regionale incapace di decidere le strategie sanitarie, la carenza di risorse umane qualificate, strutture inadeguate, mancanza di integrazione tra servizi sociali e sanitari stanno mettendo in ginocchio un sistema che così com’è strutturato non è in grado di sopportare le necessità del territorio.
La salute deve essere vista come un bene comune che va salvaguardata e tutelata ma a quanto pare non è così per chi oggi governa la regione Piemonte. Abbiamo avuto svariati anni per pensare ad individuare un’area idonea per costruire il nuovo ospedale e prima l’ex Sindaco Cuttica e poi il Presidente Cirio, senza conoscenza appropriate delle normative dettate dal piano regolatore della città, hanno indicato prima il quartiere Orti e poi quella del Borsalino che risultano essere una “area esondabile”, e l’altra “non edificabile”, senza parlare poi della problematica legata alla viabilità.
Se in altre zone del Piemonte si sono già predisposti progetti e stanno partendo i cantieri per i futuri ospedali, in Alessandria si deve ripartire da zero. La città non può aspettare gli eventi delle elezioni regionali qui c’è in gioco il futuro di Alessandria se non si mette in campo un disegno strategico sanitario ed economico che metta al centro il benessere psico-fisico sociale del cittadino, ma allo stesso tempo un Polo sanitario d’eccellenza a livello regionale, che insieme all’Ospedale Infantile e il Centro Riabilitativo Borsalino, deve trovare, come dissi e scrissi nel programma elettorale delle ultime elezioni comunali, la sua collocazione naturale nell’area sud della città, ridisegnando e dando al territorio una nuova visione strategica e una grande opportunità di sviluppo e occupazione.
Come pure bisogna credere veramente ad avviare una seria collaborazione tra ospedale e territorio con una particolare attenzione e potenziamento del servizio domiciliare. Sarebbe opportuno, in una città che ha una percentuale elevata di anziani, di cui molti non autosufficienti, ragionare seriamente sul tipo di assistenza da erogare, valutando anche i costi e in alternativa all’inserimento in una RSA rafforzare le reti dei servizi residenziali e abitativi, anche istituendo convenzioni, finalizzati al sostegno della domiciliarità (in particolare verso quei pazienti affetti da patologie rare e invalidanti), con il supporto di personale di assistenza qualificato che consentirebbe alle persone malate di permanere nell’ambito familiare e mantenere uno stile di vita legato alle proprie condizioni socio-ambientali, oltre ad un risparmio sui costi.
Non c’è più tempo da perdere. Alessandria e i suoi cittadini meritano più rispetto.
*Garante Anziani del Comune di Alessandria