Palazzo Borsalino, ancora nove anni di affitto all’Ateneo. E poi cosa accadrà nel cuore di Alessandria? [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

Nove anni. E poi cosa accadrà? Palazzo Borsalino, storico edificio di proprietà del Comune di Alessandria e unica testimonianza del passato industriale che lega il capoluogo all’azienda produttrice di cappelli, ospita il Digspes (Dipartimento di giurisprudenza, scienze politiche, economiche e sociali) dell’Università del Piemonte Orientale ed è stata la sede dei primi corsi decentrati dell’Università di Torino. La storia dell’ateneo è strettamente connessa con il palazzo, ma è una storia che potrebbe finire appunto tra nove anni. Il Comune di Alessandria ha infatti deliberato, il 23 marzo, di concedere in uso gratuito all’Università degli Studi del Piemonte Orientale l’immobile di via Cavour angolo corso Cento Cannoni con una durata contrattuale “stabilita in nove anni decorrenti dal 31 ottobre 2022 e quindi con scadenza fissata al 30 ottobre 2031”. E poi? «Bisognerà – ha detto Giorgio Abonante, sindaco di Alessandria, durante l’inaugurazione del Museo Borsalino, ospitato in uno spazio di seicentoventi metri quadrati al piano terra dell’edificio, sul lato che si affaccia su corso Cento Cannoni – decidere quale destinazione dare al palazzo, sia in termini urbanistici, sia di destinazione d’uso».

Le intenzioni dell’Ateneo

La svolta non arriva tutta in un colpo. Quando l’Università del Piemonte Orientale ha annunciato di voler costruire un campus al quartiere Orti, a poca distanza dal Disit (Dipartimento di scienze e innovazione tecnologica) lo scenario si stava componendo era proprio questo. Giancarlo Avanzi, Rettore dell’Upo, era stato chiaro parlando del campus: «Saremo finalmente in grado di garantire una sede adeguata per i corsi delle Professioni sanitarie, per quello magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia e per tutti i corsi del Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze politiche, economiche e sociali, oltre ad aule tecnologicamente all’avanguardia, aule studio, laboratori di ricerca e spazi comuni per favorire la centralità dello studente e la transdisciplinarità che contraddistingue il nostro modo di essere attori proattivi della società in cui ogni giorno operiamo». E Palazzo Borsalino? «Quando fra qualche anno sarà pronto il campus l’Università valuterà insieme al Comune quale destinazione potrà esserci per palazzo Borsalino. Finora non c’è stato alcun pensiero su un’eventuale dismissione della struttura» era stata la risposta data dall’Ateneo alla fine di maggio del 2022. A distanza di meno di un anno, l’amministrazione comunale decide un rinnovo di affitto “a termine” e il primo cittadino parla chiaramente di una decisione sull’edificio da prendere presto.

Saper progettare il futuro

E alla fine il problema è sempre lo stesso. Essere in grado di progettare il futuro attraverso piani a lungo termine solidi ed economicamente sostenibili. La precedente giunta comunale guidata da Gianfranco Cuttica di Revigliasco non ha formulato alcun progetto di integrazione urbanistica tra futuro campus e il quartiere Orti e tanto meno si è preoccupata di mettere a fuoco per tempo, con una visione di programmazione, ipotesi alternative di riutilizzo di palazzo Borsalino. L’attuale giunta approva un atto che indica una scadenza ben precisa, però, per ora, non ci sono ancora idee né per Palazzo Borsalino, né per il quartiere Orti. Certo, il problema non è di facile soluzione perché lo stesso Ateneo attualmente non è in grado di fornire un cronoprogramma preciso. Avanzi, all’inizio di febbraio durante l’inaugurazione dell’anno accademico aveva dichiarato che l’Upo «è riuscito a pianificare e a finanziare la realizzazione del nuovo Campus di Alessandria, investendo 39 milioni di euro, oltre ai 5 stanziati per l’acquisto del terreno. Per realizzare il campus serve, però, il cofinanziamento di 22 milioni del Ministero. La cifra è ingente» ha ammesso il Rettore, invitando il ministro Anna Maria Bernini a valutare «l’unicità, l’innovatività e la lungimiranza del progetto per le generazioni future». Quindi, l’incertezza non manca.

Una cosa è certa. Palazzo Borsalino non dovrà essere abbandonato a sé stesso.