di Pier Luigi Cavalchini
Avevano anche iniziato bene i Grigi in terra di Sardegna alla disperata ricerca di punti salvezza, con le raccomandazioni di rito di Maurizio Lauro, gli abbracci amichevoli di Luca Liverani e, insperati, una serie di cori di incoraggiamento da parte di una ventina di ultrasostenitori provenienti dal continente. Era iniziata tutto sommato bene anche la partita con uno schieramento molto coperto a quattro dietro e con una punta e mezza avanti. Il punto di riferimento finale degli attacchi dei Grigi sarebbe dovuto essere Sylla ma la marcatura a uomo, mista a colpi proibiti alla schiena, gomitate non viste e strattonamenti vari del mastino sardo Bellodi, gli hanno permesso ben poco. Sini e Nunzella, indietro, con Nichetti e Baldi hanno provato a dare equilibrio e a limitare gli attacchi veementi degli Olbiesi di casa, sostenuti da un pubblico numeroso e entusiasta. In questo modo, compattandosi e organizzando al meglio la difesa, si è corso un solo rischio, al secondo minuto di gioco, per tutta la metà del primo tempo. Anzi, con Martignago, Perseu e Nunzella, si è tentata anche qualche scorribanda offensiva. Infatti su un tiro dai trenta metri, al decimo, Sylla mette paura a Sposito e scheggia il palo esterno dei Sardi. Ma Ragatzu, Brignani e Corti costituiscono una minaccia continua per l’Alessandria e spessissimo gli uomini di Lauro sono costretti a raddoppiare le marcature e a buttare la palla in avanti sperando nella buona sorte. Per due volte gli isolani impensieriscono Liverani e, in una occasione, al minuto 18, colpiscono pure la traversa. La pressione della squadra di casa è fortissima e la loro animosità li spinge ad andare anche oltre i limiti del regolamento. L’arbitro Costanza, però, ha deciso per un arbitraggio “all’inglese” e fa giocare molto, anche dopo duri contrasti. Metro di giudizio che ci potrebbe anche stare se fosse equilibrato….invece in almeno quattro occasioni, su Martignago e Sylla, dopo uno dei tanti contrasti decisi, sono stati fischiati falli da loro non commessi, anzi subiti. Ma così va il calcio e ce lo dovremo ricordare per le prossime restanti partite.
Di nuovo due interventi autorevoli di Liverani tra trentesimo e quarantesimo minuto, il primo in presa su cross perfetto di Ragatzu, il secondo su un calcio di punizione violentissimo calciato da Corti. Il vento, vero protagonista dell’incontro, ha dato ulteriore forza alla palla che solo un portiere di vaglia come Liverani ha potuto neutralizzare. Infine Nichetti va a chiudere un primo tempo combattuto e ben giocato da entrambe le squadre con un “tiro della domenica” da metà campo con il portiere Sposito fuori dai pali. Bella l’idea ma la concretizzazione non è stata precisa. Palla a lato di un metro.
Si riprende con le stesse formazioni e già ai minuti 3 e 6 l’Olbia si fa di pericoloso. Prima con un tiro non difficile di Sperotto, poi con Brignani che, con un rasoterra insidioso, tira fuori di poco. Fin qui la cronaca di una partita normale che si sarebbe potuta trascinare verso uno zero a zero incolore, ma comunque utile. Invece le mosse di Lauro sono state differenti. Diciamo che ha giocato col fuoco e si è bruciato o, almeno, che i fiammiferi che ha usato non erano all’altezza del compito. L’uscita di Sylla prima e poi di Perseu e Martignago hanno privato la squadra di pedine importanti non ben sostituite da Galeandro, Mionic e Gazoul. Lo stesso inserimento di Lamesta, acciaccato, non ha dato i risultati previsti così, piano piano, si è andati verso il disastro. Inizia Gazoul (o chi doveva “tenere” Dessena) a sbagliare movimenti e posizioni con il risultato di far saltare completamente indisturbato il trequartista dell’Olbia. Stacco perfetto su cross dell’onnipresente Ragatzu e Alessandria sotto di un gol. Si sbraccia e si fa sentire Lauro, così come fanno pure Sini e Nunzella ma non c’è verso….Si comincia a sentire la stanchezza, gli schemi di centrocampo sono completamente saltati e si gioca a vista. Con il risultato di sfiancarsi su palloni lunghi, ripresi dall’Olbia in contropiede e trasformati in attacchi micidiali. Praticamente l’Alessandria cessa di giocare e subisce il pressing alto dei Sardi in maglia bianca, un esempio da seguire per tutte le squadre che si trovano in vantaggio. Esattamente l’opposto del chiudersi in difesa, scendere in linea di venti metri e sperare in qualche santo. Ogni riferimento è del tutto casuale… Oltretutto l’Alessandria tutti i suoi santini li ha esauriti perché su un corner ben calciato si fa trovare pronto Dessena dal limite e con con un tiro al volo pregevole fulmina l’incolpevole Liverani. Due a zero e palla al centro.
Passano i minuti ma l’Alessandria non riesce a superare in modo efficace il centrocampo e a presentarsi minacciosa nell’area dell’Olbia, anzi subisce i ritorni propiziati da Arboleda e Ragatzu. Proprio l’ “enfant du pays” va a cercarsi e a realizzare due gol di astuzia, uno su dormita generale della difesa che si fa bucare dalla più classica delle triangolazioni permettendo a Ragatzu di battere con sicurezza a rete e, l’ultimo, portando all’esasperazione Luca Liverani che, immaginiamo, vista l’ignavia dei suoi difensori, a tempo quasi scaduto, ha provato ad ostacolare in piena area il solito Ragatzu… L’azione viene giudicata fallosa e, sul penalty susseguente, il bomber dei sardi non sbaglia. Quattro a zero.
Sicuramente un risultato pesante che poteva essere evitato, almeno parzialmente, che ha messo in evidenza la fragilità della retroguardia e del centrocampo alessandrino oltre a innescare una serie di rimpalli di responsabilità che andranno avanti per parecchio. Forse i primi sessanta minuti giocati su livelli agonistici notevoli hanno consumato troppo presto le energie dei “migliori” e, da quel momento in poi, non c’è stata più storia. Ma con una squadra con questi limiti, fisici e mentali, non si va da nessuna parte e, ora, diventa drammatica, davvero drammatica, l’ultima serie di partite a disposizione. Vedremo….
Olbia 4 – Alessandria 0
Marcatori: 68′ Dessena (O), 74′ Dessena (O), 89′ Ragatzu (0), 90’+2 Ragatzu (O)