di Mauro Traverso
Il dado sta per essere tratto. La discesa dei vertici regionali in città per presentare il sito prescelto ha, ovviamente, stimolato le prime prese di pozione di istituzioni e politici locali.
L’esigenza è articolata: vicinanza all’ospedale infantile, alla università, tenuto conto delle varie problematiche di sicurezza idraulica che hanno portato a declinare la prima scelta dell’aeroporto e piazza d’armi.
Da semplice cittadino, non impegnato politicamente, provo a fare alcune riflessioni. Il sito individuato è comunque in una zona decentrata rispetto alla attuale e alle altre strutture richiamate. La città da sempre è abituata ad accede comodamente all’attuale ospedale, a piedi da Via Venezia, con mezzi dallo Spalto Marengo.
Sull’attuale nosocomio, nel tempo sono stati investiti capitali importanti, decine di milioni di euro, per il nuovo blocco operatorio, la rianimazione, che occupano la parte superiore del PS confinando con Via Santa Caterina, e in questi giorni, il cambio di tutti gli infissi e altri lavori per il risparmio energetico.
Dall’altro lato di via Santa Caterina si affaccia il cortile dell’ex ospedale psichiatrico con diverse palazzine ora utilizzate per servizi ASL, credo facilmente trasferibili in altre strutture, mentre la parte storica si estende su Via Venezia. Ciò mi fa presupporre che non esistano vincoli di natura storica in un’area sufficientemente, forse, utilizzabile.
La riflessione è: si potrebbe valutare, in tempi rapidi, nelle more della decisione definitiva, se sia possibile costruire proprio nel cortile dell’ex ospedale psichiatrico il nuovo ospedale? Una sorta di grattacielo che potrebbe non avere sotterranei, gli impianti tecnici a livello del primo piano onde scongiurare blocchi per eventuali esondazioni, il piano terreno come eventuale parcheggio di servizio, prevedendo solo reparti di degenza sfruttando l’esistente blocco operatorio e rianimazione, collegandoli con un corridoio sopraelevato che sopra Via Santa Caterina?
In tal modo, se ipoteticamente fattibile, il costo potrebbe essere inferiore, si sfrutterebbe l’esistente e, una volta terminato, si potrebbe ristrutturare o abbattere e ricostruire il vecchio ospedale, raddoppiando così l’offerta di sanità, magari ospitando anche i servizi ASL ora sparsi, con “due plessi ospedalieri”.
Mi si dice che oggi è in uso creare strutture orizzontali e non verticali. Qui si tratta non di “moda” (ho avuto occasione di visitare l’ospedale di Asti, definito “centro commerciale” dai cittadini), ma di costruire una struttura efficiente ed efficace, con l’ottica di autosufficienza energetica, che risponda alle reali esigenze di salute (ovviamente oltre al contenitore occorre il contenuto e cioè medici, personale di varie figure, sufficienti, con periodiche opportunità di formazione nazionale e internazionale, le migliori attrezzature oggi esistenti, per offrire il meglio possibile anche per evitare la mobilità passiva verso altre regioni).
Non si cementifica altro territorio, non sarebbero necessarie altre opere di viabilità, l’attuale parcheggio Berlinguer potrebbe essere potenziato erigendo tre semplici solette in cemento armato (non superando in altezza gli alberi perimetrali per non creare problemi ai condomini confinanti) arrivando a triplicare i parcheggi.
Sulla fattibilità della ipotesi, oltre ai tecnici comunali si potrebbe coinvolgere il Collegio Costruttori provinciali per avere un preliminare parere tecnico qualificato. Sicuramente credo sia disponibile a favore della comunità.
Una semplice riflessione, da non tecnico ed esperto, ma con senso critico positivo teso a proporre una ipotesi in più senza voler rallentare nessun processo atto a raggiungere comunque l’obiettivo di avere al più presto il nostro nuovo ospedale.