di Dario B. Caruso
Avere a che fare con i bambini e i ragazzi è una cosa seria.
La complessità sta nel riuscire ad instaurare con loro rapporti di fiducia, collaborazione e rispetto reciproco, ancor più se non sei un padre, uno zio, un fratello.
Un uomo porta fuori il suo cagnolino, Pippo; lo tiene al guinzaglio, lo trascina secondo le solite modalità, il medesimo percorso, le stesse fermate per pipì e pupù, lo stesso incrocio con la stessa vicina di casa anch’ella con la sua cagnolina, Lulù; anche Lulù conosce a memoria guinzaglio modalità percorso fermate incroci vicino di casa Pippo.
I piccoli animali sono così, eseguono, li addestri e – a modo loro – ti restituiscono affetto.
C’è una sostanziale differenza tra le parole educare e addestrare.
L’educazione appartiene agli umani.
I bambini e i ragazzi crescono e ti sottopongono ogni giorno nuovi problemi da risolvere, nuove sfide da giocare.
L’abilità nel saper affrontare situazioni mai viste è un talento che o si possiede (e si rafforza con l’esperienza) oppure non si ha (e non si può acquisire).
I nuovi traguardi con i bambini e i ragazzi si raggiungono insieme. Crescere vuol dire costruire.
Negli anni ho conosciuto insegnanti e genitori intenti ad addestrare bambini e ragazzi come fossero il cagnolino di casa, soddisfacendoli nei bisogni primari (pipì, pupù, fame, sete, sonno) e nulla più.
Forse è per questa ragione che il mondo si sta popolando di adulti che fanno dei bisogni primari il fondamento per uno stile di vita.
Sarà pur vero che muove la coda il cane, non per te ma per il pane.