Gruppo Franzosi, decade ogni provvedimento interdittivo

Il lungo processo avviato nel 2015 a carico di Alberto e Giorgio Franzosi e del loro collaboratore Mauro Caovilla si è concluso il 13 dicembre 2021 con una sentenza che ne ha decretato in modo chiaro e netto l’innocenza sollevandoli da qualunque responsabilità.

Il Giudice, dott.ssa Lisa Castagna, ha assolto anche le tre società del Gruppo, Franzosi Cave srl, Franzosi Strade srl e Franzosi Ambiente srl, incolpate ai sensi del decreto legislativo 231/2001 inerente la
responsabilità penale degli enti giuridici.

A queste conclusioni si è arrivati dopo oltre sei anni e aver ascoltato innumerevoli testimoni e consulenti tecnici che hanno ben ricostruito tutti i fatti per i quali il Pubblico Ministero aveva esercitato l’azione
penale e delineato i ruoli dei diversi soggetti coinvolti, decretando l’estraneità ai fatti degli imputati del Gruppo e la correttezza dell’operato delle sue società.

Solamente dopo il passaggio in giudicato della Sentenza, non avendo né il Pubblico Ministero né la Procura Generale presso la Corte d’Appello di Torino proposto appello nel marzo del 2022 si è potuta avviare la procedura per la richiesta di nuova informativa antimafia alla competente Prefettura di Alessandria nei confronti delle società del Gruppo alle quali, in seguito alla pendenza del procedimento penale, era stata negata l’iscrizione nella white list con conseguente emissione di provvedimento interdittivo.

A valle delle necessarie procedure amministrative e degli opportuni approfondimenti del caso, la Prefettura di Alessandria il 6 ottobre 2022 ha emesso un aggiornamento in senso positivo della informazione antimafia nei confronti delle Società del Gruppo con sede in Tortona e, dietro conseguente
specifica istanza di parte, il 12 Dicembre 2022 la Prefettura di Pavia ha emesso analogo provvedimento anche nei confronti della Franzosi Ambiente srl che ha sede in Voghera.

Analoghi provvedimenti sono stati adottati in pari data ed autonomamente dalla Prefettura di Pavia nei confronti delle società Industria Laterizi Vogherese Srl ed Ecofor Srl, legate al Gruppo tortonese da
rapporti societari.

Nel corso degli anni il Gruppo Franzosi ha altresì proceduto alla caratterizzazione e al ripristino ambientale nella cava in cascina Viscarda che hanno consentito di verificare l’esatta natura dei materiali
stoccati, dimostrando che in cava non erano mai state accettate sostanze pericolose.

L’intera caratterizzazione, effettuata sotto la supervisione di NOE, Provincia, ARPA e Comune di Sale, è stata realizzata su di una superficie di circa 20 ettari, con oltre 3 km di scavi ad una profondità di 5 metri,
prelevando oltre 300 campioni di terreno sottoposto ad analisi. Alla fine del campionamento è risultato che meno dello 0,5% (e cioè il 5 per mille) delle terre utilizzate per il ritombamento presentavano valori non conformi al sito di utilizzo, di destinazione agricola. Per interpretare correttamente il dato, tuttavia, è bene sottolineare che si trattava di terre non inquinate e che avrebbero comunque potuto essere utilizzate per realizzare, ad esempio, aree verdi in centri commerciali o in siti produttivi.

Ciò ha definitivamente confermato che gli articoli nei quali si parlava di presenza di “veleni” nella cava gestita dall’azienda erano altamente fuorvianti e avevano soltanto scopi puramente sensazionalistici.

Da tutto quanto sopra, pertanto, discendono le seguenti conclusioni: non solo Giorgio Franzosi, Alberto Franzosi e Mauro Caovilla, nonché le società del Gruppo Franzosi, sono stati riconosciuti innocenti per tutti gli addebiti elevati nell’ambito del procedimento penale, ma non vi è mai stata una minaccia per la salute pubblica, né è mai stato provocato alcun danno ambientale. Ne è prova anche il fatto che, mentre le approfondite opere di caratterizzazione della cava sono state lunghe e costose, l’asportazione delle minime quantità dei materiali non conformi è stata eseguita rapidamente e con spese contenute.

Il che dimostra come le interdittive applicate alle società del Gruppo fossero, in realtà, fondate su erronei presupposti e, quindi, correttamente revocate, alla luce delle risultanze processuali e fattuali, dalle
Prefetture di Alessandria e Pavia.