di Graziella Zaccone Languzzi
1) Finalmente siamo fuori dalla par condicio, quindi posso tornare a dire la mia in piena libertà. In questo caso si tratta di una curiosità stuzzicata da questo articolo del 15 settembre: “Parco Smistamento Alessandria, Pd attacca il M5S: “Non vogliamo elemosine ma risorse certe”. Che il PD di Letta e il Movimento 5 Stelle di Conte durante la propaganda elettorale si sono presi a “calci e cornate” come due caproni è risaputo, ma qui ad Alessandria PD e appendici varie di centro e sinistra stanno amministrando insieme ai 5 Stelle, e tuttavia sullo Smistamento di Alessandria volano stracci, e si legge di tutto. Lo spettacolo è indecoroso, e ‘il campo largo’ mi sembra un progetto già ampiamente sepolto. Non è un bel segnale per una città come Alessandria, che di problemi sul tappeto ne ha davvero tanti, e che avrebbe bisogno di un Governo cittadino coeso e determinato. Per ora si procede ‘a traino’ dei tanti progetti avviati dall’amministrazione Cuttica: speriamo che almeno si abbia la saggezza di non rottamarli ‘per partito preso’, e di portarli avanti senza troppi scontri ‘interni’ all’attuale amministrazione: altrimenti a farne le spese sarannno come sempre gli alessandrini. Compresi tutti quelli che a giugno a votare non ci sono andati, e che quindi in fin dei conti hanno quello che si meritano.
Voto: 2
2) Sicurezza: “Taser alla Polizia Locale? Sì del centrodestra, ma l’assessore Mazzoni frena: “Da valutare costi e utilità”. E te pareva, non è una novità. Un’opportunità di sicurezza personale per gli agenti della nostra polizia municipale e di conseguenza anche per noi, ma l’assessore piddino di lunghissimo corso butta la palla in tribuna: ci scommettere che non se ne farà nulla? Sempre l’esponente Pd dichiara che “… occorre tener conto del profilo di responsabilità degli operatori”.
Responsabilità verso i delinquenti? Roba da non credere! La minoranza di centro destra per fortuna è compatta, anche perchè si tratta di avere uno strumento in più per evitare qualche coltellata o colpi di macete. Ho apprezzato un consigliere che sta nella maggioranza di SiAmo Alessandria, che ha fatto una dichiarazione di buonsenso: “Giusto fare le opportune verifiche, ma sul taser non deve esserci una pregiudiziale. Cosa dovrebbero fare gli agenti se hanno di fronte una persona con un coltello? Rischiare di farsi ammazzare?”. Sappiamo che le nostre Forze dell’Ordine non possono permettersi di difendersi in nessun modo secondo il pensiero di certa politica, guai se toccano un delinquente o uno di quei disgraziati che vagano sul suolo italiano che nulla hanno da perdere: vengono messi all’arresto e si fanno pure cortei contro le Forzee dell’Ordine, fino spesso a condanna e licenziamento per il malcapitato. Al contrario se un nostro tutore dell’ordine viene ferito o ammazzato, la pratica viene archiviata come ordinaria amministrazione. Lo scorso 11 luglio sul Taser alle polizie locali c’è stata una Conferenza Unificata tra il Governo, le Regioni e le Autonomie locali. Anche il Ministro Lamorgese ha dichiarato che la sperimentazione e l’impiego del Taser rappresenterebbe “un passo importante per ridurre i rischi per l’incolumità del personale impegnato nelle attività di prevenzione e controllo del territorio. Le Forze di polizia saranno in grado di gestire in modo più efficace e sicuro le situazioni critiche e di pericolo”. Se lo dice anche lei ideologicamente di sinistra, cosa sono tutti sti “versi”, assessore Mazzoni?
Voto: 2
3) Fraschetta, un territorio inquinato da sempre. Basta leggere il libro “Alessandria storia e immagini” edito nel 1982 da “Il Quadrante” ( Capitolo V – L’età napoleonica e il risorgimento a pag.129/130) e si scopre che: “…nella Fraschetta miseria, sottoalimentazione, epidemie si avviavano a diventare cronici, vi contribuivano i periodici straripamenti della Bormida e dell’Orba che insterilivano le terre e formavano fosse di acque stagnanti dalle esalazioni tossiche, e a ciò si aggiungeva l’abitudine di macerare il lino e la canapa nei corsi d’acqua, fiumi e torrenti inquinati diventavano un facile veicolo di malattie per uomini e animali e acceleravano la degradazione dell’ambiente”. Questo veniva documentato a fine 1700, inizio 1800. Dopo più di cento anni a Spinetta nacque la Società di Marengo, da un gruppo di imprenditori alessandrini. Nel 1933, appoggiata dal governo, Montecatini acquisì l’azienda alessandrina, e nel 1934 iniziò il nuovo piano di sviluppo. Nel 1966 Montecatini si fuse con Edison, società per la produzione elettrica, diventando Montedison, che nel 1981 si trasformerà in una holding industriale. Tutto ciò insegna che i territori della Fraschetta da secoli sono destinati a ricevere inquinamento. In quegli anni nessuno badava alla tutela ambientale, e si parla di oltre 1,15 milioni di tonnellate di materiale tossico su una superficie compresa tra i 10 e 15 chilometri quadrati. Nel 2002 lo stabilimento lo acquisì la Solvay che si ritrovò tutto quel pregresso inquinato. Nel 2008 la scoperta del cromo e molto altro, e iniziò l’era della bonifica. Una news di questi giorni: “La bonifica? Con Solvay è possibile, non se si chiudono gli impianti” [Centosessantacaratteri]. Ritornando al pregresso: nel 2005 con il progetto L.IN.F.A. (Life Interventions for Fraschetta Area) la Provincia e il Comune del tempo risposero alla richiesta da anni inascoltata degli abitanti della Fraschetta, e si propose nel progetto di predisporre un sistema di monitoraggio di aria e rumore. Solo aria e rumore? E il suolo e le falde acquifere? Con il progetto L.IN.F.A. si intendeva applicare le misure più innovative sviluppate dalla ricerca scientifica e tecnologica per conseguire la riqualificazione ambientale dell’area Fraschetta e dare sicurezza e serenità alle famiglie e la garanzia di un futuro in un ambiente controllato. Il costoso progetto Linfa era stato cofinanziato dalla comunità europea, a cosa è servito? A niente visto che tre anni dopo emerse il ‘bubbone’ del cromo esavalente, e altro e non è ancora finita. Il progetto L.IN.F.A fu il solito super progetto UE in bella carta patinata di pura propaganda, con superconsulenze e vetrina per la politica locale. Ricordare il progetto L.IN.FA. ha lo scopo di far capire quanto denaro UE o nazionale può essere sprecato, perché è appurato che tali progetti non risolvono il problema, come anche i progetti UE INUNDA e INARMA sull’idrogeologico, ma questa è un’altra storia.
Voto: 3