Ulandi (Confesercenti): “I commercianti chiedono misure urgenti su fisco e caro bollette. Distretti del Commercio grande opportunità: Alessandria sia baricentro e traino”

di Ettore Grassano

Fisco, e caro bollette: sono queste le due vere emergenze che emergono dal sondaggio che Confesercenti a livello nazionale ha commissionato a SWG nella prima metà di agosto. In questi giorni lo sottoporremo all’Esecutivo Draghi, tutt’ora in carica, e a tutti i candidati del nostro territorio alle prossime elezioni: consapevoli che o si mettono in campo subito soluzioni drastiche, o ci attende un autunno a dir poco complicato”. Manuela Ulandi, segretario provinciale di Confesercenti, è formalmente in ferie fino al 1 settembre, data di riapertura degli uffici dell’Associazione, ma non smette di presidiare territorio ed esigente della categoria neanche per un momento: “eh come si fa, considerata la situazione generale. Non passa giorno senza che qualcuno abbia necessità di un confronto su temi serissimi, in gioco c’è davvero la sopravvivenza di attività sane, che rischiano di essere travolte dalla crisi legata ai rincari di energia e materie prime. Dopo due anni di pandemia, si rischia il colpo di grazia. Adesso, più che mai, serve fare squadra: politica compresa”.

Dottoressa Ulandi, dopo il covid la crisi energetica, con bollette da capogiro per tutti: ma tanti esercenti sono particolarmente colpiti….
Sono colpiti due volte diciamo: come noi tutti privati cittadini, che abbiamo visto raddoppiare in un anno il costo di gas ed elettricità, ma lo sono anche e soprattutto nelle loro attività professionali. In diversi casi, lo vediamo nelle cronache nazionali ma anche locali, le bollette sono lievitate anche con fattore 3 o 4, e alcune attività hanno addirittura ‘fermato le macchine’, in attesa di sviluppi.

Cosa emerge dal sondaggio nazionale di Confesercenti?
E’ una fotografia puntuale della situazione del nostro settore, scattata tra il 4 e il 17 agosto, e che abbiamo intitolato Elezioni Imprese, proprio perché intendiamo fornire al prossimo Parlamento e al prossimo Governo elementi concreti di valutazione, perché si agisca rapidamente. Non c’è, già oggi, un minuto da perdere, e ci auguriamo che anche l’uscente Governo Draghi si renda conto di non aver ancora esaurito il proprio mandato, fino a quando non ci sarà il nuovo Esecutivo. L’ampio panel di intervistati, tutti iscritti a Confesercenti, e attivi in diversi settori del commercio, dei servizi e dell’horeca (ricettività e pubblici esercizi), concordano su due elementi: il fisco, e il caro bollette. Ossia per poter affrontare le enormi criticità autunnali in arrivo è fondamentale che da un lato lo Stato abbandoni il suo ruolo di semplice ‘daziere’, e si renda conto che, se ci dovessero essere fallimenti e chiusure ‘a catena’ a farne le spese sarebbero non solo gli esercenti, ma tutta la nostra società. Occorre quindi che l’approccio del fisco cambi completamente, sia sul fronte dei costi che degli adempimenti, e relative sanzioni. E, appunto, serve una politica drastica contro il caro bollette.

Il rapporto con il mondo del credito rimane altro aspetto rilevante?
Certamente sì, lo diciamo da diversi anni ormai: così come lo è la burocrazia. Un mare di adempimenti che rischiano di ‘soffocare’ le imprese, e impedire loro di dedicarsi allo sviluppo delle loro attività, in un momento tanto delicato.

Ma il mercato come va?
Non esiste naturalmente un solo mercato, ci sono settori con dinamiche anche molto specifiche. Il paradosso però è che il 2022, come naturale che fosse dopo due anni di chiusure forzate e aperture ‘a singhiozzo’ causa pandemia, gli italiani hanno mostrato una nuova forte propensione ad uscire, spendere, divertirsi. Quindi tanti esercenti han dovuto fare i conti con il ritorno della voglia di consumare, e l’esplosione dei costi di energia e materie prime. Inevitabile, per sopravvivere, aumentare il prezzo di beni e servizi. Così infatti è successo, ma è il cane che si morde la coda: si entra in una spirale perversa di inflazione che, con bassi salari, non può che via via portare ad un calo dei consumi.

Guardiamo oltre l’emergenza, speriamo temporanea. I Distretti del Commercio saranno davvero un punto di svolta per il commercio piemontese, e alessandrino?
Noi ci crediamo in maniera assoluta, e rendiamo merito alla Regione Piemonte di aver messo in moto un percorso che non ha precedenti da noi, e che peraltro in altre regioni, come la Lombardia, è già a livelli più avanzati, e con risultati egregi. Nella nostra provincia i Distretti sono ben dieci, e l’obiettivo è la valorizzazione di ogni specifico territorio, delle sue peculiarità e delle sue potenzialità commerciali. Senza nessuna conflittualità, anzi con una logica di rete e di sistema. Per questo sarà fondamentale e baricentrico il ruolo del capoluogo, Alessandria. E la capacità di coordinamento da parte della Provincia.

Distretto del Commercio però non significa solo marketing, ma anche la messa a punto di un sistema di infrastrutture, è corretto?
Assolutamente sì, sia sul fronte dell’arredo urbano, aree mercato, spazi per fiere o sagre, sia sul versante tecnologico, dalla banda larga alla digitalizzazione dei servizi, fino alla sostenibilità ambientale. Per questo è fondamentale il coordinamento di un ente come la Provincia, ed è altrettanto fondamentale che i comuni non confondano questi interventi, che sono finanziati con appositi bandi regionali, ma anche europei e di fondazioni pubbliche e private, con le opere pubbliche ordinarie, che rientrano appunto nei bilanci comunali.

Accennava al tema risorse: fondamentali, perché i Distretti non rimangano progetti sulla carta….
Esattamente, le risorse a fronte di progetti seri e concreti si trovano, ma occorre anche dotarsi delle competenze necessarie per intercettarle. Cito al riguardo un’iniziativa importante di Regione Piemonte e Compagnia di San Paolo, che è proprio finalizzata alla formazione professionale di manager capaci di muoversi nella ricerca di risorse per i distretti, e nella messa a punto di progetti adeguati alla partecipazione ai bandi regionali, europei, di fondazioni e quant’altro.

Uno sguardo su Alessandria, Dottoressa Ulandi. Nonostante l’handicap pandemia, i dati di crescita sul turismo sono confortanti: il capoluogo pare più attrattivo di qualche anno fa. Con la nuova amministrazione di centro sinistra vi siete già confrontati?
Lo faremo nei primi giorni di settembre, cercando di proseguire un percorso di forte collaborazione con il comune, e con gli altri stake holder del nostro settore. E’ vero, Alessandria sta diventando sempre più attrattiva, sia perché l’offerta, in termini di accoglienza, è migliorata, sia perché il covid e la crisi energetica hanno spinto le persone a valorizzare sempre più anche il turismo cosiddetto di prossimità: ma sono in crescita anche le presenze di stranieri, il che è estremamente incoraggiante. Le deleghe su commercio, turismo e attività produttive attualmente sono in capo al sindaco Abonante, il che dovrebbe agevolare un dialogo diretto con il primo cittadino. Anche perché per riuscire ad avere una città sempre più accogliente e ricettiva serve un approccio a tutto campo, che spazi dagli eventi alla mobilità, dalla viabilità ai parcheggi. Senza trascurare l’offerta di servizi e l’accoglienza. Mi viene in mente l’esempio delle Chiese: Alessandria ne ha di splendide, ma certamente non si può pretendere che i sacerdoti, che hanno già una gran mole di lavoro, si occupino anche di tenerle aperte per i turisti. Occorre che questo ruolo sia svolto, ad esempio, da associazioni di volontariato culturale, o ambientale. Se riusciremo a fare davvero sistema, a trarne beneficio non saranno solo gli esercenti, ma tutta la nostra comunità.