di Ettore Grassano
Eccoci dunque in campagna elettorale. L’estenuante toto candidature (conseguenza anche del drastico ‘taglio’ dei parlamentari, e di una legge elettorale promossa a suo tempo dal Pd, che lascia la scelta degli eletti ai partiti, e non agli elettori) si concluderà in realtà soltanto nelle prossime ore. Entro le 20 di lunedì tutta la documentazione sulla composizione delle liste va presentata alle Corti di Appello dei collegi di competenza, e ad avere il fiato sospeso sono anche alcuni candidati alessandrini.
Il tam tam della domenica dà, ad esempio, il senatore tortonese Massimo Berutti capolista al Senato nel Piemonte 2 per Italia al Centro con Toti, nella lista unitaria Noi Moderati. Mentre in Fratelli d’Italia Emanuele Locci, capogruppo in Comune ad Alessandria, ha annunciato ‘un passo indietro, per l’unità del partito’, rinunciando alla candidatura. Semaforo verde dunque, per il listino proporzionale della Camera, al casalese Enzo Amich, braccio destro in comune a Casale Monferrato del coordinatore provinciale del partito, Federico Riboldi. Ma in quale posizione? Non è questione marginale, per potersi giocare davvero l’elezione.
In attesa dell’elenco completo di candidati e candidate nei seggi dell’uninominale e al proporzionale, giova intanto provare, ancora una volta, a fare chiarezza sulle caratteristiche della legge elettorale vigente, il cosiddetto Rosatellum.
Per gli elettori, in realtà, il compito è agevole: domenica 25 settembre riceveranno ai seggi 2 schede, una per la Camera e una per il Senato. E dovranno semplicemente sbarrare con una croce il nome del proprio partito. Tutto il resto è già definito altrove. Ma, appunto, proviamo a capire bene come.
Il Rosatellum (che prende il nome dal suo ideatore, il deputato Ettore Rosato, ex Pd, oggi capogruppo uscente di Italia Viva alla Camera, ed è già stato utilizzato nel 2018) è un mix di maggioritario e proporzionale. Il che significa che un terzo dei seggi di Camera e Senato viene assegnato con un sistema maggioritario (in ogni singolo collegio viene eletto un solo candidato o candidata, ossia chi prende più voti) e gli altri due terzi con un sistema proporzionale attraverso un meccanismo di listini “bloccati”.
Saranno 221 (147 per Montecitorio, e 74 per palazzo Madama) i collegi uninominali dove vince il candidato di coalizione che raccoglie più voti.
Gli altri 367 parlamentari (245 deputati e 122 senatori) sono eletti con il sistema proporzionale a ‘listini bloccati’: sono i partiti e non gli elettori a decidere la priorità di elezione. Se sei primo in lista è un conto, se sei terzo o quarto fai numero e ‘porti acqua’, a buon rendere. Se sei secondo o seconda incroci le dita: è il caso di non pochi alessandrini/e.
Se vogliamo andare al sodo, la situazione in provincia ad Alessandria è questa:
1) possiamo scordarci di rieleggere 4 deputati e 2 senatori, come fu nel 2018: realisticamente la nostra provincia potrà arrivare a 3, max 4 eletti.
2) Gli unici ad essere pressochè certi della rielezione sono Riccardo Molinari (capogruppo uscente della Lega alla Camera), candidato del centro destra all’uninominale della Camera per la provincia di Alessandria, e capolista anche al proporzionale nei due collegi del Piemonte 2, e Federico Fornaro, capolista alla Camera per il centrosinista nel collegio proporzionale 01 del Piemonte 2, ossia non da noi, ma nelle province di Biella, Novara, Verbano Cusio Ossola e Novara.
Il quadro complessivo delle candidature si avrà stasera, ma sull’uninominale ci sono già alcune certezze: Antonella Scagnetti alla Camera, Susy Matrisciano al Senato per i Stelle. Alla Camera gran fatica per il centro sinistra ad individuare un candidato o candidata disposti a sfidare Molinari. Per una settimana si è parlato del radicale torinese Igor Boni, ora pare si concretizzi invece un altro candidato ‘fuori piazza’ di Più Europea, paracaduto da Vercelli: tale Federico Bodo, fino ad oggi nome sconosciuto probabilmente agli stessi addetti ai lavori del centro sinistra alessandrino. Se non è una resa preventiva, poco ci manca.
Autoctona invece, se non altro, la scelta del polo Calenda Renzi: in campo dovrebbe esserci Giovanni Barosini, fino a pochi mesi fa assessore di centro destra, e ora presidente del consiglio comunale ad Alessandria. Barosini progettava di essere il candidato del ‘campo largo’ progressista, già franato a livello nazionale, e per ora ancora in piedi in Comune. Dovrà accontentarsi della ‘chiamata alle armi’ del terzo polo riformista, vedremo con quali risultati.
All’uninominale del Senato, oltre all’uscente Matrisciano per i 5Stelle, ecco Rita Rossa, figura storica del centro sinistra alessandrino, e per il centro destra il coordinatore regionale di Forza Italia, Paolo Zangrillo (il collegio, ricordiamolo, comprende Alessandria, Asti e una porzione della provincia di Torino).
3) lo scenario vede il centro destra nettamente avanti, qui da noi come in gran parte del Paese, anche se ovviamente la partita si gioca il 25 settembre, e la decideranno solo elettori ed elettrici in carne e ossa.
Tutti i sondaggi però parlano chiaro:
ad oggi la coalizione di centro destra sfiora il 50% dei consensi, e avrebbe quindi circa il 60% degli eletti alla Camera come al Senato. Il centro sinistra orfano del campo largo si ferma intorno al 30%, i 5 Stelle vicino al 10%, il polo Renzi Calenda poco sopra il 5%. Il resto se lo giocano gli altri partiti, con Italexit che oscilla attorno alla fatidica soglia di sbarramento del 3% (al di sotto della quale non si ottengono seggi), e le altre liste abbondantemente sotto.
Sono valutazioni basate sulla media ponderata dei vari sondaggi commissionati in questi giorni, che saranno divulgabili fino a 15 giorni prima del voto. Poi ovviamente continueranno a girare ininterrottamente tra gli addetti ai lavori, ma senza essere pubblicati e pubblicizzati.
Sempre dalle rilevazioni a campione, ad oggi sembra intenzionato a votare il 62% degli aventi diritto, contro il 60% di dieci giorni fa. E’ realistico pensare che, dato il martellamento mediatico martellante (pensate invece al silenzio tombale da parte dei media in occasione dei recenti referendum sulla giustizia, che infatti non raggiunsero il quorum), la percentuale dei votanti salirà certamente, arrivando intorno al 65-67%: ed è probabile che ad avvantaggiarsene possa essere proprio il centro destra. E’ assodato dall’esperienza infatti che la gran parte degli indecisi e dei poco motivati, quando decide di partecipare, lo fa sostenendo la parte data per vincente. Al punto che non pochi osservatori di sinistra già parlano di dimissioni per il segretario del Pd, Enrico Letta. Ma qui già siamo nel campo della politica post elettorale. di cui avremo modo di occuparci da fine settembre.
Chiudiamo con due note operative: si voterà solo domenica 25 settembre, dalle 7 alle 23. E anche i diciottenni potranno votare per il Senato: fino ad ora il diritto di eleggere i senatori spettava solo agli over 25.