di Ettore Grassano
“Una cosa è certa, per quanto mi riguarda: mai, dico mai, potrei buttarmi con il centro sinistra. Per il resto, stiamo vivendo una situazione surreale: ho votato la fiducia a Draghi, per senso di responsabilità, e credo che sarebbe stato meglio per tutti votare in primavera”.
Massimo Berutti, tortonese, è senatore della Repubblica dal marzo 2018, e ha vissuto ‘in presa diretta’, mercoledì e giovedì scorso, le giornate che hanno sancito la fine del Governo Draghi, con le elezioni politiche anticipate fissate per domenica 25 settembre.
Eletto nel 2018 nel collegio uninominale di Alessandria e Asti come candidato del centro destra (in quota Forza Italia), in questi anni Berutti ha seguito con linearità il percorso intrapreso con Giovanni Toti: Cambiamo, Coraggio Italia, e oggi Italia al Centro, nuovo raggruppamento di cui è coordinato regionale per il Piemonte, e che già nel nome annuncia la propria ambizione: partecipare alla costruzione di un grande centro politico moderato. “Operazione che ritengo essenziale, in prospettiva, per ridare voce e spazio politico alla maggioranza degli italiani: tutti quelli che, come il sottoscritto, non sono e non saranno mai di sinistra, anche se da sempre su posizioni liberali e, appunto, moderate. Ora però dove lo vede lei il tempo materiale per una costituente di centro, un confronto sui temi e tutto il resto? E’ chiaro che non c’è, con le elezioni alle porte…”
Proviamo allora a capire, riflettendo con il senatore Berutti, se e come questo centro politico potrà collocarsi, o disarticolarsi, con la legge elettorale in vigore (un mix di uninominale maggioritario e proporzionale), e quali sono intenzioni e prospettive di Italia al Centro.
Senatore Berutti, che sensazioni ha provato a vivere, in ‘medias res’, ore così convulse e delicate per il nostro Paese?
E’ stata un’esperienza che non scorderò mai: avvertire la responsabilità della propria scelta personale, e al tempo stesso percepire, ora per ora, che la situazione stava precipitando. Personalmente rimango convinto che per l’Italia, ma anche per tutti i partiti politici, sarebbe stato meglio lasciare al Governo Draghi onore e onere di firmare la prossima legge finanziaria, e quindi votare in primavera. Vero è però che lo stesso Draghi, a cui tutti riconosciamo ovviamente una statura internazionale, ad un certo punto è parso il primo a voler chiudere l’esperienza: nei confronti del centro destra ha avuto, sin dal primo discorso di mercoledì in aula, un atteggiamento duro, di chiusura, quasi sprezzante: queste sono le condizioni, prendere o lasciare. In politica, in certi momenti delicati, devi saper mediare, e trattare: a meno che, ripeto, l’intenzione non fosse davvero dall’inizio quella di concludere la sua esperienza di Governo. Questa è materia per analisti della politica.
Di certo c’è che il 25 settembre la palla passa agli elettori: non teme ci possa essere un’astensione record, come ci insegnano le recenti amministrative?
Il rischio esiste, eccome: basta non vivere chiusi nei palazzi della politica, ma tra la gente comune, in provincia, per rendersene conto. Tocca ora ai partiti, da oggi al 25 settembre, fare il possibile e l’impossibile per spiegare che le prossime elezioni saranno momento epocale, che riguarda il futuro di tutti gli italiani, e non solo 600 eletti. Se si rendono conto di questo, gli elettori parteciperanno in massa, e il centro destra stravincerà. In caso contrario, più bassa sarà l’asticella della partecipazione, più Pd e alleati, schieramento certamente molto organizzato e molto ben supportato dal sistema mediatico, ‘peseranno’, grazie ad uno ‘zoccolo duro’ che a votare ci andrà di sicuro.
Quindi la campagna elettorale estiva dovrà farla soprattutto il centro destra?
La campagna elettorale la faremo tutti, pancia a terra. Portare la gente a votare è questione democratica, prima di tutto. Ma certamente in caso di ‘non partecipazione’ a rischiare di più è il centro destra: i dati delle elezioni comunali di giugno lo mostrano in maniera chiara.
In questo contesto, qual è lo spazio per Italia al Centro?
Direi piuttosto quale spazio c’è per il Centro, inteso come offerta politica fatta di sostanza, di idee e di progetti, in grado di dare un contributo al Paese in questo momento delicatissimo. La risposta è naturalmente che dipende da noi, ossia dai diversi soggetti che si collocano in quest’area, e che stanno facendo prove di dialogo e confronto. Certo, l’accelerazione improvvisa del quadro politico, e la delicatissima situazione economica dell’Italia fanno sì che non ci si possa ritirare serenamente a riflettere ed elaborare strategie con la dovuta calma. Insomma le elezioni sono dopodomani, e con un maggioritario, sia pur corretto, lo spazio per un quarto polo centrista, in alternativa a centro sinistra, centro destra e grillini ‘orfani’ del campo largo mi pare sia davvero minimo.
Alla prima convention di Italia al Centro a Roma, all’Auditorium Antonianum, hanno partecipato diversi rappresentanti dell’area centrista italiana. Non ci sono troppi galli nello stesso pollaio?
(ride, ndr) Noi in questa fase siamo aperti al confronto con tutti, ma solo se su basi rispettose e paritarie. Saranno poi gli elettori a stabilire chi al centro è più capace di intercettare il consenso degli italiani. Per citare Toti: “Il centro è di tutti; di tutte le persone che hanno voglia di dare un contributo per cambiare la politica italiana, altrimenti rischia di essere un centrino”.
Facciamo questa ipotesi senatore Berutti: il centro come offerta politica autonoma non parte neanche stavolta, tempi troppo stretti oltre ai noti personalismi. Italia al Centro con chi sta il 25 settembre?
Italia al Centro in questi giorni ha aperto un confronto a 360 gradi, con tutti: quindi mi pare rispettoso attendere gli esiti. Per me stesso invece posso parlare anche subito: tutta la mia storia politica si è sviluppata nel centro destra, e lì continuerò a militare: non mi vedrete mai a braccetto con i compagni, come è successo di recente con certi personaggi alessandrini. Questo posso garantirlo.
Da coordinatore regionale del partito, come sta lavorando per costruire una ‘rete’, provincia per provincia?
Non partiamo da zero, con Giovanni Toti abbiamo fondato Cambiamo, di cui Italia al Centro rappresenta la naturale evoluzione, ormai tre anni fa, e in Piemonte come in Liguria abbiamo strutture e uomini. Certamente però non ci basta, occorre crescere. Chiunque volesse avvicinarci, può farlo in maniera diretta scrivendo alla e-mail massimo.berutti@gmail.com
Senatore Berutti, una riflessione finale da cittadino, prima ancora che da politico: che Italia si immagina tra un anno?
(sorride, ndr) Siamo un grande Paese, la terza potenza economica europea dopo Germania e Francia. Non fasciamoci la testa, evitiamo catastrofismi: il momento è difficilissimo, per tante ragioni che tutti conosciamo, non certo imputabili solo alla politica. Sono convinto da sempre che gli italiani sappiano dare il meglio proprio in questi momenti di difficoltà, quindi rimango ottimista. Certo, non dobbiamo mollare, e anche il livello di partecipazione alle elezioni di settembre credo sarà una bella cartina di tornasole per capire quanto ancora gli italiani ci credono, e sono disposti a mettersi in gioco.