di Enrico Sozzetti
Insediamento del sindaco e della nuova giunta di Alessandria all’insegna dell’improvvisazione, tra happening e tocchi naïf, procedure balbettate, dimenticate e poi rispettate in modo un po’ confuso, fascia tricolore che nessuno ha pensato di preparare per tempo (lo stesso è avvenuto per quella della presidenza del Consiglio) e che poi è stata cercata in modo affannato da dipendenti che dovrebbero invece sapere esattamente cosa fare e quando.
Lunedì sera a Palazzo Rosso è andato in scena un Consiglio comunale tutto formale (convalida, giuramento, elezione del presidente e dei vicepresidenti dell’assemblea) con qualche tocco, peraltro atteso e scontato di polemica, e una evidente necessità da parte dei molti nuovi consiglieri di prendere dimestichezza con i fondamentali, a partire dal tasto giusto da premere per accendere il microfono.
Sul loggione oltre cinquanta persone ad assistere ai lavori. In maggioranza a sostegno del centrosinistra, con un gruppo di supporter della Lega che hanno ripetutamente contestato Giovanni Barosini (dall’ondivaga appartenenza politica), poi eletto alla presidenza del Consiglio, all’insegna di “vergogna” (ma su un cartello scritto a mano c’era la parola ‘vergona’) e altri epiteti. I vicepresidenti eletti sono Irene Molina per la maggioranza e Maurizio Sciaudone per la minoranza. I consiglieri di Lega, Forza Italia e Cuttica per Alessandria hanno abbandonato l’aula per protesta al momento della votazione, mentre quelli di Fratelli d’Italia non hanno partecipato al voto, pur rimanendo al proprio posto per “rispetto dell’aula”.
Intervento scritto
I lavori sono stati aperti da Rita Rossa, consigliere anziano (il candidato eletto con più voti) che ha presieduto l’aula fino all’elezione di Barosini. Un intervento accalorato, in cui non è mancata nemmeno una citazione di Sandro Pertini, in cui ha mescolato tutti i classici della politica di centrosinistra. Al pubblico che non faceva mancare applausi e sottolineature di alcuni passaggi è stato quasi sempre perdonato il gesto (cosa peraltro vietata dai regolamenti), salvo riprendere la minoranza del loggione che ha contestato Barosini. Concluso il giuramento di Abonante, è scattato l’applauso in aula (e ancora una volta quello del pubblico). A questo punto Rossa si è alzata in piedi e rivolta alla maggioranza ha invitato, con un gesto deciso, i consiglieri ad alzarsi. Cosa che hanno prontamente fatto.
Conclusa l’elezione del presidente e dei vicepresidenti del Consiglio, ecco il momento delle comunicazioni del primo cittadino. Esordio a braccio, ricordando Pierangelo Giacobone e Antonio Martano “con cui ho mosso i primi passi in Comune” e anche Alessandro Migali che “se fosse qui a vedere cosa sta succedendo sarebbe sicuramente felice”.
Poi si è affidato a un testo scritto, dove alcuni passaggi devono essere stati limati con attenzione. Ha parlato del Bilancio e della necessità di “interventi per liberare spazi per la spesa corrente per fare crescere la comunità in modo omogeneo”. Di sanità e di medicina del territorio, di integrazione con l’ospedale e i servizi sociali, di voler concordare “con Regione e azienda ospedaliera più opzioni (almeno due) per il nuovo ospedale” e ha annunciato che “entro breve chiederemo la convocazione dell’assemblea dei sindaci dell’Asl”. Ha Assicurato quindi “continuità con la passata amministrazione per il secondo ponte Bormida, la messa in sicurezza del rio Lovassina, il nuovo Museo civico e l’ex ospedale militare”. La discontinuità è stata annunciata sul fronte della “mobilità sostenibile” e, ha aggiunto, “ci opporremo allo svuotamento di Palazzo Borsalino”. Sul Teatro comunale “coinvolgeremo i potenziali gestori e fruitori”, quindi Abonante ha annunciato ufficialmente che “non ci costituiremo contro il ricorso presentato dai cittadini su Pam Logistica e andremo a verificare dove e come costruire il nuovo tribunale”. Non è mancato il passaggio sul progetto della Smart City di Amag rispetto al quale ha espresso “volontà di mantenerla, però verificando tutti gli elementi e puntando a farlo senza eccessivi aggravi finanziari che non sono sostenibili”.
Uno strano clima
Presentando al Consiglio la giunta (otto assessori, uno non è stato ancora assegnato) e le deleghe, il sindaco non è andato oltre alla lettura di nomi e incarichi. E non ha aggiunto altro, elencando le sue: urbanistica, università, commercio e mercati, turismo e marketing territoriale, eventi, progetti, spazi e istituzioni culturali, ambiente e filiera dei rifiuti; pari opportunità, gemellaggi, partecipazione, associazionismo; rapporti con Asl e Aso. Deleghe pesantissime, che hanno bisogno di una organizzazione interna robusta che per ora non c’è (anche se Abonante assicura che l’organizzazione dell’ente è fra le priorità) anche a causa della mancanza di dirigenti, di competenze di alto profilo, di una profonda conoscenza dei settori. Da oggi inizia il lavoro, si vedranno prossimamente i primi atti concreti.
Resta sullo sfondo un clima strano, a cominciare dall’improvvisazione procedurale della serata che alimenta per ora i dubbi sull’attuale stato di salute del rapporto tra la macchina interna e i ruoli politici. Poi c’è il sindaco. Le molte immagini della serata restituiscono un Abonante spesso dall’espressione seria e dai lineamenti tirati. Certo, ha sorriso, ci mancherebbe. Però anche la stessa stretta di mano con Barosini, dopo l’elezione di quest’ultimo, è avvenuta con una espressione dipinta in volto che non sembrava particolarmente distesa. Ma forse era solo a causa della comprensibile tensione della serata. O no?
C’è poi la questione del nono assessore. Le voci di corridoio sull’ipotesi di Cristiano Bianchini (figlio di Giuseppe Bianchini, rientrato in Consiglio comunale in quanto eletto in SiAmoAlessandria, una delle liste di Barosini), sovrintendente della Polizia di Stato e segretario nazionale del sindacato autonomo Sap, si continuano a rincorrere. Abonante non si sbilancia, limitandosi a dire che che “siamo interessati a una collaborazione tecnica, con una presenza tecnica di persone che non siano mai state candidate con Barosini”.