Carlo Beltrame, tra le sue molteplici attività, ha ricoperto la carica di Direttore del Cedres, il Centro Documentazione Ricerche Economiche e Sociali della Provincia di Alessandria dal 1961 al 1995 (e successivamente come collaboratore dal 1997 al 2008).
Siamo all’inizio degli Anni Sessanta. Gli studi effettuati dall’IRES – l’Istituto Regionale di Ricerche Economiche e Sociali, costituito nel 1958 – metteno in evidenza un crescita economica regionale caratterizzata da profondi squilibri territoriali. In questo contesto, la provincia di Alessandria è individuata come “una possibile area di riequilibrio interregionale”, soprattutto in relazione ai rapporti esistenti con i porti di Genova e Savona.
Ecco allora che il Presidente della Provincia Giovanni Sisto nel 1961 costituisce il Cedres e ne affida la direzione a Carlo Beltrame. Anticipati dal “1° Convegno sullo sviluppo economico e sociale della Provincia di Alessandria (nell’ambito del triangolo industriale)”, sono così avviati, in collaborazione tra il CeDRES, l’IRES di Torino e la TENKE di Milano, una serie di studi finalizzati al “piano provinciale di sviluppo” della provincia, che vede la luce all’inizio degli anni Settanta.
Con Beltrame al Cedres Inizia una grande stagione di studi, di analisi, di proposte e di progetti. Nell’arco di poco più di quarant’anni Beltrame produce più di 200 “Quaderni Cedres”, che spaziano dalla demografia all’agricoltura, dall’industria al sistema delle imprese (un unicum a livello regionale le sue “graduatorie”), dal credito al commercio, dalla programmazione territoriale alla logistica, dal piano territoriale di coordinamento ai fondi strutturali europei (e siamo certi di avere dimenticato qualche tematica). Non vi è settore della vita demografica, economica e sociale della provincia di Alessandria che Beltrame non abbia indagato, avvalendosi anche di un complesso reticolo di conoscenze a livello regionale, nazionale e internazionale.
Attraverso la produzione scientifica di Carlo Beltrame si possono leggere la storia economica non solo della provincia di Alessandria, ma del Piemonte e della Nazione. Anzi, alcune sue espressioni diventano il simbolo di un periodo storico.
Con l’esaurirsi della spinta della programmazione e con la crisi economica della prima metà degli anni Settanta la provincia di Alessandria non è più area di riequilibrio interregionale e l’esigenza diventa quella di cercare dei punti forza locali. Il cambiamento di rotta è bene sintetizzato da Carlo Beltrame in un celeberrimo saggio del 1979. “Oggi, con maggiore realismo si deve prendere atto di una situazione diversa nei dati reali del sistema economico-sociale alessandrino. Le rilevanti perdite occupazionali nel settore industriale (l’inversione di tendenza nella pure debole crescita degli addetti del settore può collocarsi intorno al 1974), le grandi infrastrutture dell’Alessandrino (nel campo delle comunicazioni e dei trasporti) più al servizio di logiche esterne che non della nostra provincia, un terziario che si espande senza qualificarsi (l’Università di Alessandria non sembra ancora vicina), i giovani che se ne vanno o restano spesso senza lavoro, inducono a parlare dell’area di Alessandria come di ‘ventre molle’ del cosidetto triangolo industriale) un triangolo peraltro da un po’ di tempo ‘zoppo’ per le difficoltà del vertice genovese).
Diventa così difficile giocare ruoli di riequilibrio interregionale, anche se sta partendo il progetto pilota dei porti liguri che pure dedica ancora qualche sguardo all’immediato entroterra alessandrino” .
“Fare fuoco con la propria legna”, senza più attendersi grandi aiuti esterni, diventa allora la linea da perseguire necessariamente. “Ecco allora l’intento – continua Carlo Beltrame – di rafforzare il tessuto delle imprese locali (che sono principalmente medio-piccole), una attenzione nuova per l’agricoltura e i suoi comparti di qualità (come vino, ortofrutta, carni), una cura più spiccata per i problemi dell’ambiente e delle risorse naturali, la scoperta di un turismo (chiamato impropriamente ‘minore’) che rivaluta, ad esempio, le nostre colline e le nostre valli appenniniche, come anche le nostre opere monumentali e i beni culturali. Infine ‘progetti, non nuovi, come l’Università di Alessandria, vengono ripresi, ci si augura con più determinazione, tenuto conto che, per questa via, si potrebbero innescare processi di sviluppo culturale nuovi e mantenere in loco i ‘cervelli’ e i giovani, che solo, forse, potranno far rivivere e rilanciare alcune zone di ‘provincia’ come l’Alessandrino” . Un programma di lavoro valido ancora oggi, seppur in condizioni generali profondamente mutate.
A partire dagli anni Ottanta-Novanta – anche se presenti nei decenni precedenti – nel sistema industriale della provincia di Alessandria emergono con maggiore decisione tutta una serie di imprese e di gruppi ampiamente orientati ai mercati internazionali, sia a livello di penetrazione commerciale, ma anche con localizzazioni produttive estere di assoluto rilievo. La struttura industriale della provincia di Alessandria diventa così progressivamente caratterizzata da una notevole apertura internazionale e l’espressione coniata da Carlo Beltrame “l’industria alessandrina in una rete mondiale” diventa la sineddoche e l’interpretazione di un periodo storico.
“Ho appreso con grande tristezza, domenica 3 luglio, della scomparsa di Carlo Beltrame – commenta il Sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante – eccellente economista, studioso e ricercatore, giornalista specializzato nei temi economici, direttore del CeDRES e dell’IRES nonché assessore al Bilancio della Città di Casale. Se ne va una figura di grande rilievo per gli studi che ha condotto e per la profonda attenzione che ha dedicato alla realtà sociale ed economica del territorio alessandrino. Ai suoi cari, le condoglianze della Giunta e mie personali”.