di Dario B. Caruso
Uno studente si presenta all’esame di terza media e incomincia a raccontare del suono dei pianeti.
La cosiddetta risonanza Schumann non ha nulla a che vedere con Robert, il pianista e compositore romantico tedesco; prende il nome dall’omonimo fisico Winfried Otto che nel 1952 definì matematicamente lo spettro di frequenze elettromagnetiche che invadono la ionosfera terrestre in diverse condizioni.
Da allora si sviluppò la ricerca su analogie e differenze relative alle atmosfere dei pianeti del sistema solare e dei suoni dell’universo.
Argomento complesso, nuovo e certamente interessante per tutta una serie di collegamenti che possono prendere forma in sede d’esame.
Mi sono affacciato alla finestra di casa, rivolgendomi a ponente, cercando di ascoltare quale fosse il suono di quel momento, quando il sole abbraccia con i suoi raggi per l’ultima volta il giorno e saluta il mondo per ritornare il giorno dopo. Non è stato facile, il sottofondo del traffico cittadino, una sirena d’ambulanza e un neonato sotto casa che mugugna affamato distoglievano dall’ascolto.
Decido dunque di fare come i due Schumann, il musicista e lo scienziato, insieme: mi metto alla ricerca di musica e teorizzo una colonna sonora che accompagni il crepuscolo.
Nasce così il Concerto al Tramonto, un semplice momento di condivisione che potrà piacere o non piacere ma che sarà certamente nuovo.
Immaginate un giardino botanico curato da un frate francescano di 95 anni, la tranquillità di un silenzio sopra alla città, lo sguardo a ponente, il canto e la musica.
Sarà il primo atto di un progetto che nascerà ufficialmente a settembre e si chiamerà Social Music Projects.
Ora vi lascio alla musica del crepuscolo e concludo come concluderebbe il Piccolo Principe: mi piacciono tanto i tramonti.