Si accentuano sui mercati mondiali gli effetti di più crisi concomitanti che incidono anche sull’industria locale. Le prospettive delle imprese alessandrine per il trimestre di primavera denotano un calo di fiducia ed esprimono i timori per la dinamica dei rincari dell’energia e delle materie prime e della loro reperibilità, e dell’impatto del conflitto sull’export e sull’economia.
Lo confermano i risultati della 190a Indagine Congiunturale Trimestrale di Confindustria Alessandria, che rileva le previsioni di attività delle imprese associate per il trimestre aprile-giugno 2022.
Gli indici SOP, che registrano lo sbilancio tra ottimisti e pessimisti, sono in peggioramento rispetto a quelli della precedente indagine, anche se migliori in confronto a quelli dello stesso periodo del 2021. Tuttavia, permangono positivi gli indicatori dell’occupazione, della produzione e degli ordini totali, cresce la propensione ad investire e si conferma alto l’utilizzo degli impianti. Sono invece negativi e in calo gli ordini export.
Osservando in dettaglio: la previsione dell’occupazione è a +5 (era +21 nell’ultimo trimestre), quella della produzione è a +14 (era +21), quella degli ordini totali a +11 (era +18), quella degli ordini export negativa a –12 (era +2). In calo anche la previsione sulla redditività a –20 (era –5). La previsione di ricorso alla cassa integrazione scende ed è formulata dal 4% degli imprenditori intervistati (era il 9% lo scorso trimestre) e sono sempre in maggioranza, all’83% (era il 69%), quelli che prevedono invariata l’occupazione.
La propensione ad investire, che segnala investimenti significativi o marginali, è sempre alta e in crescita ed è dichiarata dall’85% degli intervistati (era l’83%), e anche il grado di utilizzo degli impianti è sempre elevato al 77% della capacità (era il 79%). Il ritardo negli incassi è stabile ed è segnalato dal 20% degli imprenditori (era il 20%), come anche l’indicatore di chi ha lavoro per più di un mese che è dichiarato dall’88% degli intervistati (era l’88%).
Le previsioni dei settori produttivi sono nel complesso positive per produzione e ordini totali per i comparti del metalmeccanico, della chimica e della gomma-plastica, e per l’alimentare per la produzione e gli ordini export.
Anche per il settore dei servizi alle imprese gli indici sono positivi ma in calo: la previsione dell’occupazione a +11 (era +31), il livello di attività a +11 (era +27), i nuovi ordini da +22 a +14, e restano positivi la redditività e il carnet ordini.
E gli indicatori dell’indagine congiunturale di Alessandria sono pressochè in linea con quelli registrati a livello regionale piemontese.
I risultati dell’Indagine Congiunturale, elaborata dall’Ufficio Studi di Confindustria Alessandria, alla quale hanno collaborato centonove imprese associate tra le manifatturiere e quelle dei servizi alla produzione, sono stati presentati il 3 maggio da Laura Coppo, Presidente di Confindustria Alessandria, e dal Direttore, Renzo Gatti.
“Ci troviamo ad affrontare situazioni difficili – spiega Laura Coppo, Presidente di Confindustria Alessandria – Il clima dell’economia è incerto e si riflette anche sulle nostre imprese: incidono negativamente i costi energetici, quelli delle materie prime, che sono anche irreperibili, e quelli di trasporti e logistica. Alle previsioni del nostro rapporto congiunturale aggiungiamo anche i recenti esiti locali di un’indagine rapida che Confindustria ha svolto a livello nazionale sull’impatto del conflitto sulle imprese.
“Gli effetti della crisi sono trasversali a tutti i settori e danneggiano tutte le categorie di imprese, incluse quelle che non importano o esportano direttamente con i Paesi coinvolti” scrive Confindustria. In ambito locale, con un campione significativo composto da aziende di tutte le dimensioni, tra coloro che esportano – più dell’85 percento delle intervistate – il 60% esporta anche in Russia, Ucraina e Bielorussia. Le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime sono messe in evidenza dal 78% del campione cui si aggiunge per il 56% la difficoltà di reperire “input intermedi/semilavorati”. Ovviamente il fenomeno più preoccupante, che colpisce il 93% delle aziende, quindi in effetti tutte, è l’aumento del costo dell’energia e delle materie prime, già in atto prima dell’inizio della guerra. Però ci sono segnalazioni significative anche relativamente a “Diminuzione/ostacoli alle esportazioni” e “Difficoltà di incasso/pagamento (anche di tipo valutario)”, il 46% e il 48% rispettivamente. Minore è il riscontro di chi ha già “ridotto la produzione per aumento costi o difficoltà di approvvigionamento”, la segnalazione viene dal 13% delle imprese, e tra le altre la maggioranza (il 57%) teme di doverla ridurre entro l’anno, se la situazione non varia”. Si accrescono quindi su questi fronti i timori delle nostre imprese per la tenuta dell’economia”.