di Enrico Sozzetti
Nel 2016, la prima edizione degli Stati Generali della Logistica del Nord Ovest non ha citato una sola volta la parola ‘Alessandria’, riservando brevissimi passaggi, in tutti i documenti, solo a Rivalta Scrivia. Invocando la “risoluzione dei colli di bottiglia presenti sulle linee che collegano la piattaforma di Orbassano con i porti liguri e con il Corridoio Reno-Alpi”, si parlava di “rilevanza” dei nodi logistici “del novarese e alessandrino (Rivalta, ndr), intesi come punti di incrocio tra i Corridoi Mediterraneo e Reno-Alpi, per i quali occorre valutare opportuni scenari di sviluppo”.
La quarta edizione degli Stati Generali della Logistica ospitati ad Alessandria hanno visto riconoscere, e siamo nel 2022, il ruolo strategico del Basso Piemonte con le province alessandrina e astigiana in grado di giocare un ruolo decisivo. Addirittura si parla di una possibile svolta per lo scalo ferroviario del capoluogo, che potrebbe tradursi, fra un paio di mesi, in un progetto di utilizzo. Ci sono voluti diversi anni per aprire una breccia. Sarà sufficiente? I dubbi non mancano, anche perché alle dichiarazioni delle tre Regioni (Piemonte, Lombardia e Liguria) e agli atti che alla fine di ogni evento vengono sottoscritti, non è che siano seguiti sempre svolte epocali. Qualche spiraglio in più è arrivato da Rfi (Rete ferroviaria italiana), e questo è un bene, però sempre con la logica di chi decide in modo autonomo come muoversi a fronte di uno scarso coinvolgimento degli attori locali e degli operatori che sono quelli che le merci le fanno muovere.
Svolte. Sì o no?
Se si scorrono le conclusioni sembra che tutto sia pronto per una svolta. Compresa, per esempio, la realizzazione della nuova diga foranea del porto di Genova. Quella originale è stata costruita fra il 1916 e il 1933. Poi grandi discorsi e teorizzazioni per arrivare al 2022 con (forse) la concretizzazione progettuale definitiva.
Ma è solo un esempio. Gli amministratori regionali di Piemonte, Liguria e Lombardia hanno ribadito di “lavorare insieme in piena sintonia”. Sarà. Ma se dalla logistica delle merci ci si sposta sul fronte della logistica delle persone e dei collegamenti ferroviari tra l’Alessandrino (dal capoluogo al Casalese passando per Valenza) e il Milanese (passando per Mortara) la situazione è ben diversa a partire proprio dal dialogo ben poco produttivo.
Dai lunghissimi lavori (circa cinque ore di interventi) degli Stati Generali della Logistica svolti ad Alessandria sono emersi in chiave positiva il riconoscimento del nodo di Alessandria e del terzo valico ferroviario, il potenziamento della Savona – San Giuseppe di Cairo (ma non della San Giuseppe – Ceva), il ruolo del Sempione, il ruolo degli interporti intermedi giudicati finalmente con intelligenza (però è mancato il riferimento alle connessioni ferroviarie con Casale, Mortara, Savona).
Per ora non resta che attendere le evoluzioni relative al progetto dello scalo di Alessandria, mentre sullo stato di avanzamento della Zone logistiche semplificate (Zls) c’è l’impegno del governo a l’emanazione dell’annunciato Dpcm (Decreto del presidente del Consiglio dei ministri) per fare chiarezza sulla normativa, le procedure dell’istituzione, le modalità di funzionamento e la governance. Il terzo valico potrebbe essere operativo nel 2025, intanto inizia il procedimento del ‘dibattito pubblico’ relativo al quadruplicamento della Tortona – Voghera, essenziale a risolvere il problema del collo di bottiglia che si verrebbe a creare con l’entrata in esercizio dell’alta velocità e alta capacità tra Milano e Genova, però resta ancora sullo sfondo la modalità di connessione delle linee in funzione del ruolo strategico dello scalo ferroviario alessandrino.
Il progetto Slala
Agli Stati Generali la Fondazione Slala ha illustrato il progetto, presentato a ogni livello (da quello regionale fino al ministero delle infrastrutture): creare nel Basso Piemonte, facendo perno sullo Scalo smistamento ferroviario di Alessandria e sui ‘Buffer’, una grande area retroportuale, un ‘dry port’ (porto a secco), che operi in stretto coordinamento con Genova e Savona; questi porti sarebbero collegati sia su rotaia, per arrivare a comporre i treni da 750 metri, sia con il servizio shuttle gestito dai ‘Buffer’, vere e proprie banchine intelligenti a secco, in grado di decongestionare i porti, rendendo contestualmente possibile l’attività delle banchine per più ore rispetto a quelle in cui oggi si concentra l’attività. Il gigantesco polmone retroportuale estenderebbe l’operatività all’intero Basso Piemonte, creando le condizioni per lo sviluppo di attività strettamente collegate come la lavorazione di una parte delle merci.
I prossimi mesi saranno decisivi per capire la reale portata di alcuni annunci, come quello del presidente della giunta regionale, Alberto Cirio, che ha affermato: “Nel giro di qualche anno tutte le merci movimentate in Europa, da Lisbona a Kiev con la Tav e da Genova a Rotterdam con il Terzo Valico, avranno un preciso punto di incontro e sarà in Piemonte”. È sul ‘qualche anno’ che si concentra l’attesa. Perché già nel 2008 si leggeva nel testo del protocollo d’intesa tra Ferrovie dello Stato Spa, Regioni Piemonte e Liguria, Province di Alessandria, Genova e Savona, Comuni di Alessandria e Genova, Autorità portuali di Genova e Savona, Fondazione Slala, Confindustria della Liguria e del Piemonte, che l’obiettivo era realizzare una piattaforma logistica retroportuale “collegata alle attività del sistema dei porti di Genova e Savona e, più in generale, alla portualità ligure, indirizzata verso le funzioni tipiche di Centro Intermodale, Gateway e Retroporto”. L’Autorità Portuale di Genova, con una delibera, aveva deciso “di fare in Alessandria Smistamento il proprio Retroporto”. Era il 2008. Come sia andata, lo dice la storia.
(2 – fine)