di Ettore Grassano
“Il centro oggi nella politica italiana non esiste, anche se in tanti sembrano guardare a quest’area con grande interesse. Personalmente penso sempre a Berlusconi, come ultimo grande costruttore di uno spazio politico nuovo. Il Cavaliere non si pose il problema di autodefinirsi leader di centro o di centrodestra: semplicemente presentò agli italiani un grande progetto innovativo, e una speranza. Li convinse così: e oggi ci vorrebbe un nuovo Silvio”. Il senatore Massimo Berutti, che al tempo della discesa in campo di Silvio Berlusconi era un ragazzo già appassionato di politica, e come tanti fu ‘sedotto’ dal progetto della prima Forza Italia, oggi parte da lì per raccontare cosa servirebbe davvero all’Italia di oggi.
Berutti fu due anni fra i promotori di Cambiamo, al fianco di Giovanni Toti. E fu altrettanto scettico lo scorso anno, a fronte della decisione di trasformare Cambiamo in Coraggio Italia, con l’ingresso nel partito del gruppo che fa capo a Luigi Brugnaro, imprenditore veneto sindaco di Venezia. “Purtroppo i fatti mi hanno dato ragione – sorride il senatore Berutti -. Abbiamo perso 8 o 9 mesi, ma oggi per fortuna torniamo ad un progetto politico serio, Italia al Centro, con la leadership di Giovanni Toti: aperti al dialogo con tutti, ma senza farci incantare da sirene o pifferai magici. Cerchiamo di parlare agli italiani con progetti concreti, partendo dalla base e dai territori”.
Senatore Berutti, nasce Italia al Centro: con che numeri in Parlamento, e con quale progetto?
In Senato siamo 8, alla Camera ad oggi almeno 6. Ma attenzione, questo conta zero: tra un anno si vota, ed è lì che dovremo presentarci agli italiani con una proposta seria, concreta, credibile. In politica contano i numeri e la credibilità delle persone.
Al centro non siete un po’ troppi? Toti, ma anche Renzi, Calenda, Lupi: e forse ne scordiamo qualcuno….
La realtà è che il centro oggi non esiste: esiste semmai un elettorato moderato, potenzialmente molto vasto. Ma ci si muove in un contesto di legge elettorale basata sul maggioritario, e non credo che ci saranno i numeri, e il tempo, di vararne un’altra. Ma come dicevo prima quello che contano sono progetti e idee: se poi ci sarà un’altra legge, lavoreremo in funzione di quella.
Il nostro Paese vive emergenze terribili, dal covid che ancora morde agli scenari di guerra, con conseguenze economiche che si sono al momento manifestate solo parzialmente, ma già in maniera pesante. Credo che i problemi siano altri rispetto alla legge elettorale.
Il che significa che occorre chiarire da che parte si sta: centrodestra o centrosinistra…
Esattamente, e noi di Italia al Centro dubbi non ne abbiamo: apparteniamo al centro destra, politicamente e culturalmente. E confidiamo di rappresentarne un elemento cardine, insieme naturalmente ai tre partiti storici: Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Anche perché ad oggi si è verificato il principio dei vasi comunicanti: gli elettori si sono spostati all’interno dei diversi partiti. E’il momento di andare oltre, e di recuperare chi non si riconosce più in queste forze, ma vuole rimanere sempre all’interno del centro destra.
Nel 2022 però, senatore Berutti, ci sarà una tornata elettorale amministrativa, che da noi significa comunali di Alessandria e Acqui Terme. Ci sarete?
Non ci sono i tempi tecnici per una lista di Italia al Centro: ma ci saremo sicuramente con nostri esponenti nelle liste a sostegno dei candidati di centro destra. Il sindaco Cuttica ad Alessandria, e la candidata sindaco Franca Roso ad Acqui Terme.
Su cosa deve puntare la nostra provincia per guardare al futuro con ottimismo?
La carta vincente l’abbiamo in mano, finalmente calata sul tavolo dopo decenni di assurdi tentennamenti. Si chiama logistica, ma attenzione. Logistica non intesa come semplice passaggio e movimentazione di merci nei container: quello significherebbe solo occupazione marginale, a basso valore aggiunto, e zero sviluppo. Logistica oggi significa lavorazione delle merci, sistemi infrastrutturali integrati e digitali, lo scalo merci di Alessandria come fulcro di un ‘sistema’, con buffer stock intesi come spazi destinati allo stoccaggio temporaneo di merce come le materie prime per la produzione. Ricordiamoci che tutto ciò è possibile perché c’è stato chi, dall’inizio e senza tentennamenti, ha appoggiato e sostenuto progetti come Terzo Valico e Tav, a lungo osteggiati dai grillini, e da una parte significativa del centro sinistra.
Ci sono poi altri asset altrettanto strategici: il sistema agro-turistico delle nostre colline, e la ricerca e sviluppo, con progetti integrati tra Università e sanità. Comparto, quest’ultimo, da declinare in termini di innovazione, e di attenzione crescenti al bisogno di salute e benessere dei cittadini.
Da tortonese, come vede l’operato dell’attuale sindaco Chiodi, che fu anche suo assessore?
Federico è bravo, sta lavorando molto e bene, con concretezza: e ha la capacità di dialogare costantemente con i cittadini, che oggi per un sindaco è fondamentale. Nonostante il covid, che ha colpito Tortona con particolare intensità, soprattutto nel 2020, ha saputo amministrare la città con lucidità. Non sta a me dargli consigli, naturalmente. Ma da cittadino tortonese gli dico osa di più, non avere paura di fare, anche se sempre con il solito buon senso. I tortonesi capiranno, e lo premieranno. Soprattutto, ma questo vale per tutta la nostra provincia, attenzione a non demolire mai filiere pubbliche di valore, in mancanza di un’adeguata pianificazione strategica. La vicenda delle Terme ad Acqui è emblematica, e deve servire da monito ed esempio per tutti.