di Graziella Zaccone Languzzi
1) In occasione dell’otto marzo assegno un bel 10 pieno al Comune di San Salvatore Monferrato (Sindaco, Giunta e Consiglio comunale) per questa iniziativa: “Che vie e piazze siano anche delle donne: San Salvatore chiede aiuto ai cittadini”. In sintesi: “Il comune di San Salvatore Monferrato anche quest’anno proporrà una iniziativa particolarmente bella e da prendere come modello. In occasione dell’8 marzo intitolerà spazi pubblici alle donne che hanno fatto grande la società. Per farlo si affida ai cittadini chiedendo loro di suggerire la figura femminile che ritengono più adatta. Tutti potranno partecipare inviando la proposta, entro il 22 gennaio, a info@comune.sansalvatoremonferrato.al.it. Oggi la stragrande maggioranza di vie, piazze e monumenti ricordano personaggi maschili e questo tipo di approccio è probabilmente un buon modo per scardinare una visione ancora troppo incentrata sull’uomo”. E’ una notizia del 13 gennaio 2022, auspico che i cittadini di San Salvatore abbiamo risposto a questo importante appello, è la prima volta che leggo di una Amministrazione comunale che ha questa sensibilità. In effetti le strade cittadine pullulano di nomi storici maschili, personaggi della scienza, della politica, della letteratura e altro, ma quante strade sono intitolate agli uomini e quante invece alle donne? Sono andata a cercare nel web e ho trovato molte informazioni in merito, ho scelto questo articolo del 2020 che riporta i dati nella nostra Regione delle città capoluogo di provincia: “Non è un paese per donne. Troppo poche le vie in rosa. La protesta: i nomi delle strade quasi tutti dedicati agli uomini”. Si legge: in Piemonte la Consulta delle donne ha calcolato che la media regionale è del 2%. A Torino su 1241 strade 27 sono per le donne, ad Alessandria sono 16 su 791, ad Asti 20 su 689, a Biella 13 su 643, a Cuneo 14 su 494, a Novara 25 su 1139, a Vercelli 23 su 753, a Verbania 3 su 546. Sarebbe bello pensare che questa differenza sia soltanto un’eredità del passato. Non è così: a Torino dal 1995 ci sono state 70 nuove intitolazioni, un solo riconoscimento femminile. Concludo: la netta predominanza di nomi maschili (circa il 93%) rappresenta in fondo la conferma della marginalizzazione a livello culturale dell’importanza delle donne nella storia anche recente e del loro contributo nelle arti, nella cultura, nelle scienze, nel sociale, nella medicina e aggiungo anche donne comuni che hanno fatto qualcosa di buono per la comunità. Bene il Comune di San Salvatore, che dimostra essere avanti anni luce nel percorso di restituzione di parità e visibilità alle donne che si sono distinte in molti campi pari all’uomo.
Voto: 10
2) Per l’8 marzo vorrei omaggiare una donna di casa nostra, alessandrina doc. Il massimo voto va alla Dott.ssa Gianna Calcagno: Commissario Circoscrizione Nord nel dopo alluvione ‘94, esperta storica nell’ambito di problemi idrogeologici della città, ex Presidente del Museo del Fiume. Quest’anno per l’otto marzo vorrei parlare di una figura di donna che dal ’94 si è adoperata molto per la città alluvionata, nelle vesti istituzionali, ma anche e molto sul fronte del volontariato . A questo proposito il massimo voto va anche alle poche donne politiche ma anche comuni cittadine, del mio territorio provinciale, che si sono spese negli anni nel pretendere la sicurezza idrogeologica del Tanaro, del PO e affluenti. Il destino di molte di noi è stato di operare ai margini della storia, sempre subalterne perché donne, nonostante il nostro impegno in prima linea. Conobbi la Dottoressa Calcagno nel gennaio 2000, nell’ambito della battaglia per le aziende danneggiate dall’alluvione ’94. e di fatto abbandonate a se stesse. Ero nessuno e faticavo ad entrare nelle stanze dei bottoni, ne parlai con il Sindaco Francesca Calvo e subito mi affiancò la persona più indicata per darmi un supporto e trovare le porte aperte negli uffici regionali e negli Enti preposti in cui dovevo intervenire. Gianna Calcagno in quel momento era Commissario della Circoscrizione Nord ed è stata al mio fianco fino all’ottenimento delle Leggi che erano indispensabili alle piccole e medie imprese alessandrine. A lottare al nostro fianco altre due donne: Francesca Calvo al tempo Sindaco di Alessandria e Rossana Boldi al tempo Senatrice nel Governo Berlusconi.
Quattro donne che hanno lavorato per un risultato importante. Gianna Calcagno oggi si è “ammorbidita”, ma è stata una donna con una tempra dura e con un bel “tocco” di carattere spigoloso, diceva ciò che pensava e non le ha mai mandate a dire a nessuno, ma onesta e con un grande e generoso cuore. Unico personaggio in questa città che ritengo esperto storico e ancora oggi attuale in ambito problemi idrogeologici. Dopo le amministrazioni Calvo, nessun’altra amministrazione ha avuto la buona ispirazione di utilizzare e sfruttare tale esperienza e capacità in un settore delicato a vantaggio del nostro territorio, e la Protezione Civile sarebbe stato il settore che ci avrebbe guadagnato. Ma si sa: mai le persone giuste al posto giusto nella gestione della res publica, ancor più se donne preparate sull’argomento : peccato!
Voto: 10
3) Festa della donna 2022. Che c’è da festeggiare se neanche i grandi elettori prevalentemente maschi hanno scelto per la Presidenza della Repubblica una donna? Dopo lo “spettacolo” offerto durante l’elezione del Presidente della Repubblica, come donna dico che è tempo che certa parte politica maschile la smetta di prendere in giro il genere femminile con discorsi altisonanti sui diritti e la parità tra uomo e donna. Avremmo potuto elevare una donna alla più alta carica dello Stato: la Presidenza della Repubblica. Una parte politica dei grandi elettori non lo ha permesso e sappiamo chi ha fatto di tutto per avere al Quirinale “l’usato sicuro”, un uomo (checchè se ne dica) assolutamente di parte che è stato utile nel momento opportuno per far rientrare il partito nella cabina di comando della “bagnarola” Italia e restare in permanente potere. Una garanzia per altri sette anni. Sono certa che l’Italia sarebbe sopravvissuta ad una donna Presidente, e forse il nostro paese avrebbe potuto iniziare una fase di equilibrio politico che manca da troppi anni. I partiti politici ancora oggi chiudono la porta alle donne nel ruolo di segretario, alle donne (poche) semmai affidano ruoli secondari, in subalternità. La cultura di molti partiti politici è caratterizzata da un prevalente stile di leadership maschile, continuando ad ostacolare una rappresentanza paritaria. Le posizioni di leadership sono occupate principalmente da uomini anche nella distribuzione dei portafogli di gabinetto e nelle posizioni amministrative di alto livello nei ministeri. Gli uomini dominano i portafogli relativi a funzioni statali di base come la difesa, la giustizia e la politica estera, mentre alle donne vengono destinati i ministeri con funzioni socio-culturali, ritenendole più adatte a settori quali l’istruzione, la sanità e la cultura. Tutto questo a parole, nella realtà nel governo Draghi questi tre ministeri sono coperti tra tre uomini. Certa parte politica maschile predica bene ma razzola male
Cosa dice l’Europa in merito: “L’equa partecipazione di donne e uomini all’attività politica è una condizione importante per avere una democrazia e un buon governo efficaci. Oltre a rafforzare e migliorare il sistema democratico, la partecipazione di un maggior numero di donne al processo decisionale politico presenta molti effetti positivi sulla società, che possono aiutare a migliorare la vita delle donne e degli uomini. Tali benefici includono: società più eque e governance inclusiva, tenori di vita più elevati, uno sviluppo positivo nel campo dell’istruzione, della sanità e delle infrastrutture nonché una diminuzione della corruzione politica”. Letta, segretario del PD, dopo aver ‘cassato’ la possibilità di dare all’Italia una presidenza femminile: “Pd, Letta: Sogno una donna a capo del partito dopo di me”. Sì! aspetta e spera. Donne del PD non illudetevi, prima di voi ci sono tanti maschi in fila che attendono di posizionarsi in quel ruolo.
Voto: 3