Agricoltori, istituzioni e sindaci a confronto sull’emergenza. Centinaia di agricoltori si sono incontrati al Teatro civico di Rossiglione (GE) per partecipare alla manifestazione nazionale organizzata da Cia Piemonte e Cia Liguria per chiedere misure urgenti sulla fauna selvatica e l’emergenza della Peste suina africana (Psa). Decine di trattori hanno sfilato per le vie del paese, prima dell’incontro a cui hanno preso parte numerosi sindaci della zona infetta e della zona buffer, i parlamentari del territorio, i rappresentanti delle istituzioni, gli assessori regionali all’Agricoltura e alla Salute, per il Piemonte Marco Protopapa e Luigi Icardi.
Una numerosa delegazione di agricoltori era presente per Cia Alessandria, insieme alla dirigenza dell’Organizzazione provinciale.
Ha dichiarato il presidente regionale Cia Piemonte Gabriele Carenini: «Teniamo tutti insieme accesi i riflettori sull’emergenza della peste suina africana, per evitare che il peso nazionale di questo problema venga scaricato su Comuni e Regioni. Gli agricoltori non chiedono assistenzialismo, ma solo di lavorare in sicurezza e senza subire danni che mettono a rischio le loro aziende. Da anni Cia si batte con determinazione in tutte le sedi per la riforma radicale della Legge 157 del 1992 sulla fauna selvatica. Una normativa troppo datata per riuscire ad affrontare un problema ormai fuori controllo, che negli ultimi quattro anni ha causato almeno 200 milioni di euro di danni all’agricoltura, oltre a centinaia di incidenti stradali, fino a portare il contagio della peste suina sul territorio. Ora non c’è più tempo da perdere, chiediamo che il numero dei cinghiali venga contenuto al più presto entro limiti sostenibili e che le misure per contrastare la diffusione della peste suina siano applicate con la massima urgenza, garantendo il rimborso rapido, senza vincoli e burocrazia, del 100% dei danni subiti dagli agricoltori».
Durante il suo intervento, la presidente provinciale Cia Alessandria Daniela Ferrando ha ribadito l’importanza dell’economia rurale per i territori colpiti dall’emergenza Psa e la necessità di sbloccare la situazione, per tutelare le attività produttive, agricole e non solo (come quelle legate all’ospitalità e alla silvicoltura).
Cia sostiene che il decreto emanato dal Governo è troppo blando, ostaggio di lentezze burocratiche e sprovvisto di risorse finanziarie. Il commissario straordinario previsto avrebbe, invece, solo potere di coordinamento e verifica del corretto svolgimento delle operazioni. Cia teme, dunque, che tutto il peso finanziario dell’emergenza nazionale PSA venga scaricato sulle casse di Regioni e Comuni. Le misure del decreto appaiono, inoltre, molto poco tempestive.
Per Cia bisogna proteggere il sistema produttivo di queste aree con un piano di abbattimenti selettivo che crei una zona “cuscinetto” e impedisca alla malattia di diffondersi, anche grazie al foraggiamento artificiale della fauna selvatica.
Ha concluso il presidente nazionale Cia Dino Scanavino: «Abbiamo affidato il problema drammatico della fauna selvatica ad una categoria sportiva che ringraziamo, ma i danni coinvolgono le colture, la biodiversità, con danni milionari e vittime stradali. Chi pratica attività venatoria non può essere il solo responsabile della soluzione. La situazione va gestita diversamente e con pragmatismo. Potremo dire che sarà iniziata la lotta alla Psa solamente quando sentiremo sparare il primo colpo».