Dal 7 gennaio il tortonese, già tormentato da due anni di Covid, è sotto l’attacco della Peste Suina Africana (PSA), virus innocuo per l’uomo ma che ha già iniziato a causare gravi danni alle economie locali.
Le misure emanate dal Ministero della Salute ancora il 12 gennaio e il progressivo allargamento della zona infetta ci persuadono a non sottovalutare la gravità della situazione.
Il Consorzio, che agisce per la tutela e la valorizzazione del Salame Nobile del Giarolo, insieme a Terre Derthona – Strada del Vino e dei Sapori dei Colli Tortonesi, strumento di valorizzazione del territorio e delle sue produzioni agroalimentari, ritiene necessario mantenere alto, per il momento, il livello di allerta e dialogare con il territorio e le istituzioni per contribuire in maniera costruttiva alla risoluzione dell’emergenza e scongiurare una potenziale epidemia suina le cui
conseguenze sarebbero catastrofiche, per non compromettere irrimediabilmente l’economia di queste zone rurali.
Sono 27 i Comuni alessandrini interessati dalla produzione di Salame Nobile del Giarolo e inclusi nelle Terre Derthona che il Ministero della Salute ha dichiarato zona infetta da Peste suina africana (in totale 114 comuni): Albera Ligure, Avolasca, Borghetto di Borbera, Brignano-Frascata, Cabella
Ligure, Cantalupo Ligure, Carezzano, Carrega Ligure, Cassano Spinola, Castellania, Costa Vescovato, Dernice, Fabbrica Curone, Garbagna, Gremiasco, Grondona, Mongiardino Ligure, Montacuto, Roccaforte Ligure, Rocchetta Ligure, San Sebastiano Curone, Sant’Agata Fossili, Sardigliano, Serravalle Scrivia, Stazzano, Vignole Borbera, Villalvernia.
A questi, con il decreto del Presidente della Giunta Regionale Piemonte n. 7 del 22 gennaio 2022, si sono aggiunti ulteriori 21 Comuni confinanti: Berzano di Tortona, Carbonara Scrivia,
Casalnoceto, Casasco, Castellar Guidobono, Cerreto Grue, Denice, Momperone, Monleale, Montegioco, Montemarzino, Paderna, Pontecurone, Pozzol Groppo, Sarezzano, Spineto Scrivia, Tortona, Viguzzolo, Villaromagnano, Volpedo, Volpeglino.
È chiaro che non è solo la filiera suinicola ad essere danneggiata da questa nuova emergenza, ma tutto il territorio, dal comparto produttivo al sistema turistico ricettivo.
Le misure ministeriali stabiliscono, tra le altre disposizioni specifiche per il settore suinicolo e per una durata di sei mesi, il divieto assoluto riguardo l’attività venatoria, ma anche “la raccolta dei funghi e dei tartufi, la pesca, il trekking, il mountain biking e le altre attività che, prevedendo l’interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti o potenzialmente infetti, comportino un rischio per la diffusione della malattia”. Sei mesi con queste restrizioni rischiano di compromettere irrimediabilmente l’economia dei nostri territori rurali e la vita delle persone che in questi territori vivono e lavorano, senza affrontare a nostro avviso energicamente il fulcro del problema di trasmissione e diffusione della peste suina: la presenza di cinghiali selvatici.
È il momento di intervenire concretamente sui cinghiali che oltre ad essere un importante veicolo di PSA, rappresentano da anni un pericolo per la salute e la sicurezza delle persone e un danno alle produzioni agricole territoriali: procurano ogni anno ingenti spese preventive, danni e cause di risarcimento; sono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, causano incidenti stradali e compromettono, da specie alloctona, l’equilibrio ambientale dei nostri vasti ecosistemi.
Il Consorzio del Salame Nobile del Giarolo insieme a Terre Derthona vuole costruttivamente avviare un urgente dialogo con gli Enti competenti per rappresentare le difficoltà in cui versano oggi nella quotidianità le aziende coinvolte, dovendo rispettare nuovi e ancora lacunosi protocolli, e coinvolgere nei tavoli di lavoro il territorio e i soggetti che ne rappresentano le istanze per tutelare gli interessi della filiera alimentare e delle altre economie territoriali.
Accanto alla promozione di tavoli istituzionali, riteniamo quanto mai necessario promuovere un’azione di informazione verso i consumatori e i fruitori del territorio, attraverso i canali istituzionali ma anche attraverso i social che oggi rappresentano ulteriore strumento di diffusione delle informazioni. Un’informazione fatta di approfondimenti e di confronto, in grado di raccontare la complessità della realtà che stiamo vivendo, di sensibilizzare le persone ad adottare comportamenti responsabili e consapevoli, di sostenere le realtà produttive e il territorio.
Riteniamo, in conclusione, che un’azione quanto più tempestiva di diminuzione della popolazione selvatica di cinghiali, finalizzata comunque all’eradicazione della specie da questi territori, sia da intraprendere quanto prima al fine di salvaguardare le produzioni della nostra filiera e l’intera economia che si basa sul turismo che, nei nostri territori, si fonda principalmente sulla fruizione della natura, senza aggravare restrizioni e obblighi già dovuti al Covid.
Riteniamo che, con la collaborazione dei portatori di interesse, del Consorzio e con il contributo dei vari attori territoriali, quanto prima si possano alleggerire le attuali restrizioni “in sicurezza” e con responsabilità, oltre che garantire la qualità e la sicurezza delle produzioni, soprattutto in vista della primavera e dell’estate, periodi di vitale importanza per le nostre economie.