Perchè non intitolare a Umberto Eco il Teatro Comunale? Intanto il Covid blocca ancora l’Ospedale di Alessandria, e a Casale la soap opera dell’Argine della Consolata non finisce mai…[Le pagelle di GZL]

Parziale palinodia su Umberto Eco CorriereAldi Graziella Zaccone Languzzi

 

1) Il 5 gennaio di novanta anni fa nasceva ad Alessandria Umberto Eco, saggista e filosofo di fama internazionale, semiologo, critico letterario e accademico. Nei giorni scorsi nella nostra città si sollevavano alcune critiche, sintetizzate in questi titoli: “Lo strano silenzio sui 90 anni di Umberto Eco. Esce un libro, ma in città non lo si commemora, forse perché ligi ai suoi voleri nel testamento”. e ancora: “Eco e il difficile rapporto con Alessandria: nemo propheta in patria”, e quest’altro : “Un’occasione persa per ricordare un illustre alessandrino e provare a valorizzare la città anche attraverso la cultura”. Anche con ottime intenzioni per chi vorrebbe onorarlo ad ogni occasione utile, forse ci si dimentica appunto la sua volontà testamentaria: nessuna commemorazione, convegno o altro per 10 anni. Lo “strano silenzio” alessandrino dunque potrebbe essere, anzi immagino che così sia, una forma di rispetto delle sue volontà. Al contrario che altrove. Umberto Eco è un personaggio illustre, di cui nessuno immagino metta in discussione valore e prestigio (e pure positive ricadute in termini di immagine e di promozione, diciamocelo). Il 19 febbraio 2026 saranno trascorsi 10 anni dalla sua morte, e a quel punto via libera ad ogni commemorazione e titolazione. Nel frattempo è notizia dei giorni scorsi che vi è una concreta possibilità di far rivivere il nostro Teatro Comunale; “Cuttica: Il Teatro Comunale di Alessandria sarà anche sala didattica e laboratorio. Il sindaco traccia la strada dopo i 10 milioni avuti dal Pnrr per recuperare l’impianto chiuso dal 2010”.
Qualcuno starà pensando che sto andando fuori tema, invece non è così e mi spiego: Eco fu pioniere della cultura, istituì ad esempio con altri, un corso di laurea rivoluzionario, il DAMS (Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo), in gioventù ha avuto la passione per la tromba, e molti ricordano quando si improvvisò attore ingaggiato dai Frati Francescani che ogni anno mettono in scena Gelindo, la Divota Cumedia della natività. Calcare le scene doveva piacergli se anche molti anni dopo, quand’era già famoso, continuava a fare dei blitz inattesi durante la recita. Vestito da pastore e una volta travestito da centurione romano, si fece prendere così tanto la mano che dovettero quasi intimargli di scendere dal palco. Ed ecco il mio suggerimento: per rimettere in piedi il Teatro Comunale ci vorranno tre, quattro anni, nel frattempo si arriva ai dieci anni del via libera nelle commemorazioni ed intitolazioni, perché non dedicare il Teatro Comunale ad Umberto Eco? Non è una titolazione di poco conto, quel Teatro nel bene o nel male ha una storia piuttosto travagliata, oggi pare un monumento e al Professor Eco forse non dispiacerebbe. Ne frattempo non si dispiacciano i critici per il silenzio, Eco conosceva bene Alessandria e gli alessandrini, e questa è una sua frase: “Una città senza ideali e senza passioni… Gli alessandrini non si sono mai entusiasmati per nessuna Virtù Eroica… non ha mai avuto nulla da insegnare alle genti, nulla per cui debbano andar fieri i suoi figli, dei quali essa non si è mai preoccupata di andar fiera…” e ancora: “Pochi clamori tra la Bormida e il Tanaro”.
Voto: 6

 

2) Io non ci sto a queste decisioni: “Ospedale Alessandria: stop attività non urgenti. Al Gardella sospesi accessi diretti e prelievi ordinari”. e aggiungo l’allarme dei medici chirurgici: “Covid riduce interventi chirurgici: in Piemonte attività scesa del 50%”. Gli stessi denunciano che si trovano praticamente nella stessa situazione del 2020, che ha portato come conseguenza 400.000 interventi chirurgici rinviati, con un notevole aumento del numero dei pazienti in lista di attesa e, ciò che è più pesante, si è assistito all’aggravamento delle patologie tumorali che spesso sono giunte nei mesi successivi in ospedale ormai inoperabili. Nel 2021 non sono riusciti, nonostante l’impegno dei chirurghi a smaltire le liste di attesa accumulate nel 2020 per patologie chirurgiche. Adesso le liste di attesa torneranno ad allungarsi a dismisura. Questo è gravissimo e la responsabilità è della caotica gestione del Ministero della Sanità , del Comitato Tecnico Scientifico (CTS) e anche dell’intoccabile Draghi, che insediandosi oltre a sostituire Arcuri avrebbe dovuto fare piazza pulita in Sanità, dal ministro all’ultimo dei consulenti. A questo proposito: “Tutti farlocchi i dati di Mario Draghi e Roberto Speranza sui no-vax”.
Quel che emerge è la défaillance sistemica governativa nella gestione Covid, con un Ministero che dopo due anni non è in grado di controllare la pandemia e che si muove per tentativi, usando i non vaccinati come capro espiatorio. Lo si legge qui: “Unica strategia del governo è colpire i non vaccinati”. Ne ho preso atto durante la conferenza stampa del 10 gennaio del Presidente del Consiglio Draghi, che nell’analizzare le ultime misure urgenti per combattere la pandemia Covid ha fatto questa dichiarazione: “I problemi di oggi dipendono dai non vaccinati”…. Draghi mi piace sempre meno ma lo credevo più serio, e incredibilmente lo ha duramente criticato persino Myrta Merlino (L’Aria che Tira su la 7), solitamente prodiga di elogi, con questa dichiarazione: “Decisioni frettolose e inutilmente punitive, un modello che scricchiola con provvedimenti offensivi”. Tornando a noi quindi: per ora niente analisi del sangue e delle urine, niente interventi elettivi quali una cataratta, una protesi all’anca e al ginocchio per fare un esempio, ma questi pazienti soprattutto in età potrebbero peggiorare nel frattempo? Hanno trasformato gli ospedali in fortini inespugnabili per la pandemia, quindi è chiaro che servono strutture ospedaliere in più e ben attrezzate, e personale sufficiente e adeguato. E’ tempo che a Roma invece di perdere tempo a discutere sul sesso degli angeli ripristino fondi adeguati per la Sanità nazionale, e avviso: se io o un mio stretto famigliare saremo messi in attesa causa Covid, io non me la prenderò con i no vax, ma qualche burocrate responsabile sanitario si ritroverà una bella denuncia: può far sorridere ma chi mi conosce sa di che parlo.
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3) Correva l’anno 2010 quando la Regione Piemonte tramite l’Assessore ai Lavori Pubblici Daniele Borioli, congiuntamente all’AIPO nelle persone dell’Ing. Condorelli e del Geom. Di Mascio annunciava che sarebbero partiti i lavori in zona Argine Cascina Consolata, perché la situazione avrebbe rappresentato una seria problematica in caso di piena per il formarsi di un imbuto, una strettoia in grado di produrre esondazioni con il conseguente allagamento anche del quartiere Nuova Casale, a dieci anni dall’alluvione 2000. Questo articolo del gennaio 2020 sintetizza le varie puntate di questa specie di soap opera: “A Casale Monferrato finalmente al via i lavori per l’arretramento dell’argine della Cascina Consolata”.
L’argine Consolata a Casale Monferrato è come una longeva soap opera con i suoi diversi episodi, negli anni sono cambiati gli “attori” ma le “stagioni” vanno avanti, un po’ come “Un posto al Sole” o “Beautiful”. In questo inizio 2022 ecco l’ultimo episodio da La Stampa cartacea dell’11 gennaio a pag.46 a firma Franca Nebbia: “Cantiere dell’AIPO atteso da 10 anni. L’argine Consolata arretrato per evitare i danni delle piene”. Da quel 2010 i titoli sui vari giornali periodicamente annunciano la stessa cosa, ma come sempre “l’uomo propone, Dio dispone”, e i lavori che dovevano partire campa cavallo…
Ora però c’è una buona notizia, lo spiega l’Ing Alessandro Poggi dell’impresa Allara, appaltatrice dell’intervento: “Il nuovo argine, realizzato in modo arretrato rispetto a quello attuale, è completato al 90 per cento circa, ma alcuni lavori non possono essere fatti ora per temperature troppo basse. Le finiture dovranno quindi essere rimandate a fine febbraio. Poi spetterà all’Aipo decidere quando il vecchio argine potrà essere distrutto”. E qui si presenta l’opportunità di aggiungere un’altra “stagione” alla soap opera, perché al nuovo argine manca qualche finitura che ora per il gelo è impossibile realizzare, e si andrà verso la primavera. A quel punto rimarrà da attendere la decisione dell’AIPO di eliminare il vecchio argine, proprio quando le piogge aumentano il livello dei fiumi. E’ questo il timore dei cittadini e dello storico Comitato C.AL.CA., che attendono questo intervento da ben dodici anni. Un po’ di informazioni: il committente dei lavori è l’AIPO, l’impresa appaltatrice la Ditta Allara. L’importo netto del contratto per gli interventi ammonta a euro 1.321.792,89, sommato ai 66.695,79 degli oneri di sicurezza per un totale di euro 1.388.488,68. Non ci resta che attendere ancora, sperando che almeno in questa soap opera ci sia una fine, perché su questo argine per troppo tempo si è “menato il can per l’aia”.
Voto: 5

Grazie a Franca Nebbia per le foto dell’Argine della Consolata