di Piero Archenti
Non sono molti gli alessandrini che si guardano attorno quando entrano nel foyer del “sopravvissuto” Teatro Municipale, vuoi perché nelle attuali condizioni in cui ci troviamo a convivere, quando entri in quella sala l’unico desiderio che provi è quello di passare rapidamente le mani sotto la lampada del Green Pass, ottenere l’ok e accedere ai servizi per cui sei venuto!
Comprensibile! In tempi normali invece, perché questi che stiamo vivendo non sono affatto tempi normali, entrando in quella sala, ossia nel foyer del superstite Teatro Municipale per l’appunto, ci si soffermava ad osservare i dipinti e gli stucchi oltre alle imponenti colonne che reggono il soffitto di quella che fu l’anticamera di uno dei più bei Teatri dell’Ottocento!
Tuttavia quello che oggi si può ancora vedere è, per l’appunto, quello che è sopravvissuto dell’ex Teatro Municipale e quel che rimane, consente di immaginare come poteva essere nel 1826, situato com’era all’interno del vecchio Palazzo Municipale, prima che le bombe incendiarie distruggessero completamente l’adiacente Teatro Municipale. Si salvò unicamente la Sala del Ridotto, detta anche Vestibolo, nel corso di quella tremenda notte del 2 maggio 1944, quando i bombardieri fecero una incursione verso mezzanotte tra lunedì 1 e martedì 2 maggio del ’44 allorché il Teatro Municipale andò completamente distrutto mentre il Palazzo Comunale, fortunatamente si salvò.
Per la verità ci fu una prima incursione il 30 aprile 1944 quando, poco dopo mezzogiorno, Alessandria subì il primo grande bombardamento della Seconda Guerra Mondiale. Furono colpiti e danneggiati dalle bombe il Duomo e la chiesa di S. Alessandro. Distrutti completamente Palazzo Trotti in via Vescovado e l’Istituto della Divina Provvidenza agli Orti. Furono 239 le vittime.
Dopo di allora si susseguirono numerosi bombardamenti: il 21 e 29 giugno sui ponti ferroviari del Bormida e del Tanaro; l’11 luglio sulla città e in particolare sull’area della stazione ferroviaria, si contarono 46 morti; il 17, 20, 21 e 27 luglio nessuna vittima ma molti danni alla rete ferroviaria; il 2, 7 e 20 agosto sul ponte Bormida; il 21 sui quartieri della città con 31 vittime; il 3 settembre il Palazzo della GIL e le officine del Gas. Il 5 settembre una bomba dirompente sul rifugio di Borgo Cittadella, sotto la statale, morirono 39 persone ma 20 non furono mai identificate; il 5 aprile 1945 in seguito ad un massiccio bombardamento, persero la vita 160 persone, fra le quali 40 fra bambini e suore dell’asilo di via Gagliaudo. Abbiamo dovuto attendere il mese di maggio 1945, dopo quattro anni di guerra e tragedie per poter dire che, finalmente, la guerra era finita!
Il Teatro Municipale nel 1826
Il Portale del Teatro Municipale di Alessandria, modesto e severo in marmo bianco, si apriva nella terza arcata dei portici; serviva la platea ed i palchi mentre per il loggione un modesto ingresso stava sul principio della via Verdi con tanto di lampione indicativo. Poco più oltre resiste tutt’ora la porticina d’ingresso al palcoscenico per gli artisti. Nel 1826 il Valizzone nel completare il Palazzo Municipale, apriva un secondo accesso sotto l’atrio in prospetto al ben noto scalone del Comune; divenne assai utile per il passaggio delle carrozze che entravano dalla Piazza e per il cortile uscivano sulla via S. Giacomo.
Ne ebbe vantaggio diretto la Sala del Ridotto chiamata anche Vestibolo, unica parte salvata dall’incendio seguito dal bombardamento aereo avvenuto precisamente la notte del 2 maggio 1944. Il ”Municipale” fu in ogni tempo caro agli alessandrini e già nel 1812 la nostra Comunità decideva un primo ampliamento affidato allo studio dell’Arch. Chiappe; risulta per altro che i lavori relativi tardarono alquanto e soltanto nel 1853 il progetto sarà ripreso ed attuato dagli Architetti Chiodi, alessandrino e Sada milanese. Forse non furono estranei a quel ritardo gli alterni eventi del patrio riscatto di quel tempo.
Per la decorazione della Sala fu chiamato il pittore torinese Gunin; dell’opera di questo artista in Alessandria, diremo altra volta. Si può dire che il Teatro venne allora completamente rifatto, affrontando una spesa di circa lire 350.000; i palchi diventarono 107 e complessivamente i posti a sedere, loggione compreso, salirono a 1300 circa. Al Teatro il Comune assegnò una dote annua di lire !8.000 con obbligo annuale di due teloni nuovi e otto quinte! Impresario fu allora un certo Carlo Lasagna e l’inaugurazione si tenne il 7 ottobre 1854 con “Rigoletto” (nuovissimo per Alessandria) e il ballo ”Luigi XI”. A titolo di curiosità diremo che da quella sera “Rigoletto” fu ripreso in ben venti diverse stagioni e fu il lavoro che ebbe più rappresentazioni; l’ultima avvenne nel novembre 1943 col baritono Basiola. Segue “Traviata” con quindici ritorni.
Una nuova ed ultima riforma del Municipale ebbe luogo nel 1909 e fu affidata al Vandone; la platea fu abbassata e ampliata mentre in alto col sacrificio di un ordine di palchi venne costruita una balconata sporgente. Da ricordare che per i servizi vari del palcoscenico alquanto deficienti, si era offerta occasione di acquistare la casa Taverna-Bonardi di via Verdi angolo Faa di Bruno; si ritenne allora eccessiva la spesa di circa lire 40.000 e così il Comune ha perduta l’occasione di avere oggi i suoi uffici divisi su quattro fronti.
Nel 1909 l’inaugurazione avvenne la sera dell’11 marzo con “Gioconda” e da quel tempo grazie all’interessamento del Municipio gli spettacoli continuarono per molti anni ancora. Da ricordare i primi avviamenti del Teatro Sperimentale (trasferito poi a Firenze ed ora a Spoleto) che fu trampolino di lancio di ottime voci nuove; per tutte citiamo Gino Bechi.
Piero Angiolini – 1956