Obiettivo spostato [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

 

 

Martedì scorso, come è tradizione ogni 7 dicembre, è stata inaugurata la stagione del Teatro alla Scala di Milano.
Mai come quest’anno i media si sono divisi, molti di loro hanno dimenticato il centro dell’evento, sbagliando completamente la mira e offrendo titoloni sbagliati e ambigui.

Le ovazioni e i minuti di applausi, tributati all’opera e agli artisti, sono stati mescolati all’ovazione e gli applausi al Presidente della Repubblica uscente, Sergio Mattarella cosicché il centro della discussione dei giorni seguenti (talk show, approfondimenti, telegiornali, bar e sale d’attesa) non era orientato sul Macbeth di Giuseppe Verdi, le voci dei protagonisti e la regia teatrale bensì “Mattarella bis sì” oppure “Mattarella bis no”.

Premetto che l’opera ottocentesca non è il pianeta musicale che prediligo; rappresenta però il fulcro della nostra storia, l’apoteosi della cultura italiana nel mondo, il segno della mutazione dei tempi dunque è indispensabile conoscerla.
Aver spostato – più o meno volutamente – l’obiettivo dell’evento non è stato un bel gesto, agli occhi di tutti sopra la cultura passa ogni cosa e gli osservatori più semplici e superficiali così facendo si impigriscono ancor di più arretrando ulteriormente l’orizzonte della conoscenza.

Non è la prima volta che accade e non sarà di certo l’ultima, oramai è il modus che ci assuefà alla vita monotematica di ogni giorno.
E allora la domanda che mi pongo è la seguente: come possiamo nelle scuole essere credibili quando cerchiamo di allargare i punti di vista se la vita fuori ci abitua alla miopia?

Risposta non c’è
O forse chi lo sa…
Perduta nel vento sarà.