di Ettore Grassano
“Siamo una realtà ben strana, a pensarci: un’azienda che lavora per perdere clienti, e che per quanto si impegni non ci riesce mai, dato il contesto”. Gianni Ivaldi, da 3 anni e mezzo alla guida del Cissaca , il Consorzio socio assistenziale di 23 comuni dell’Alessandrino, fotografa con una battuta simpatica una realtà effettivamente complessa, e particolare. Il Consorzio, fino a pochi anni fa sull’orlo del baratro (soprattutto per le inadempienze di pagamento del socio principale, il Comune di Alessandria, nella fase pre 2017), oggi è un ente sano, con conti in ordine, ma alle prese con una situazione di emergenze sociali sempre nuove, in costante evoluzione, e che necessitano di interventi sempre più capillari, strutturati, capaci di incidere davvero nella realtà, caso per caso e famiglia per famiglia. Il Presidente Ivaldi ci aiuta a comprendere come oggi il Cissaca sia il fulcro e il coordinatore di una pluralità di soggetti, pubblici e privati, che fanno squadra per combattere forme di povertà, disagio ed emarginazione vecchie e nuove: “il concetto di rete oggi è fondamentale, e una volta tanto non mi riferisco a Internet, ma alla capacità di lavorare in gruppo, con politiche coordinate, mettendo in campo sempre nuovi progetti, e soluzione ai problemi che via via si manifestano”.
Presidente Ivaldi, ad un anno esatto dalla nostra precedente chiacchierata, cosa è cambiato? Va meglio o va peggio insomma?
(riflette, ndr) Partiamo dai numeri, che non mentono. Il Cissaca è ente di finanza derivata, a controllo totalmente pubblico, e con i conti in ordine. Se pensiamo da dove siamo partiti, non mi pare poco. Abbiamo chiuso il bilancio consuntivo 2020 con un avanzo di amministrazione importante, e un altro dato è rilevante: dai nostri soci, essenzialmente comuni e regione, riceviamo contributi per poco più di 3 milioni e mezzo di euro (quasi tre milioni dal comune di Alessandria, che ora versa regolarmente le sue quote, ndr), ma eroghiamo servizi e prestazioni per 8 milioni e mezzo di euro. Questo perché riusciamo a ‘fare squadra’ con terzo e quarto settore, e troviamo nell’associazionismo, nel volontariato, nelle Fondazioni bancarie e non nelle aziende private interlocutori attenti e sensibili. Senza dimenticare il grande lavoro che stiamo facendo sui bandi, sia regionali che europei, grazie anche al supporto di un’agenzia specializzata. Al Cissaca lavorano oggi circa 60 persone, ma se consideriamo tutto l’indotto si arriva intorno alle 300 unità: con professionalità notevoli, sempre abbinate ad una passione che è elemento essenziale, se si vuole lavorare in questo settore.
Il Covid, in questi ultimi due anni, quanto ha inciso, e magari esasperato, certe situazioni?
La pandemia è presente, come filo conduttore, ormai in tutti i nostri filoni di attività, dalla sanità in senso stretto al disagio sociale, abitativo, psicologico. Non va affrontata solo di per sé, ma appunto come elemento dirompente, capace di condizionare tutto il resto: sperando naturalmente di esserci lasciati alle spalle la fase più acuta.
Quali sono oggi i pilastri della vostra attività?
Partiamo dalla salute: chi è in difficoltà economica la salute tende a trascurarla, soprattutto in termini di prevenzione, che per certe patologie invece è fondamentale. Noi eroghiamo voucher a chi ne ha bisogno, ed è in condizioni economiche critiche, e segnaliamo quando è necessario casi critici, di persone che magari hanno bisogno di supporto medico sanitario, ma non sanno chiederlo.
La povertà insomma rimane il nemico principale….
Certamente è così, e parliamo non solo di povertà materiale, che ovviamente genera degrado e circolo vizioso, e che cerchiamo di combattere con buoni spesa, pacchi viveri, borse lavoro e quando possibile corsi di formazione per inserimento lavorativo. Esiste anche la povertà educativa, che la pandemia ha fortemente esasperato, e che genera esclusione sociale. Per questo abbiamo cercato di applicare una logica il più possibile inclusiva, mettendo a disposizione degli adolescenti in età scolare con famiglie in difficoltà strumenti come tablet e chiavette per la connessione web, in primis per seguire le lezioni in Dad, ma più in generale per interagire con i loro coetanei.
La povertà di tipo relazionale genera emarginazione, e non riguarda solo i ragazzi. Soprattutto in un’area con età media molto anziana, come l’Alessandrino…
E’ verissimo. Mi viene in mente il caso della Fraschetta, dove risiedono oltre 500 anziani ultraottantenni che vivono soli. Ma la situazione è analoga al Cristo, agli Orti e negli altri quartieri e paesi. Occorre quindi mettere in campo una strategia anti isolamento, che vada Oltre il virus, per citare uno dei nostri progetti. Per questo partecipiamo anche a specifici bandi regionali ed europei, ma soprattutto, grazie alla collaborazione con il mondo delle associazioni del Terzo Settore, con il volontariato, con le parrocchie cerchiamo di incidere profondamente sul territorio. Anche qui, cito l’attivismo straordinario delle due parrocchie del Cristo, quartiere che sa essere in prima linea nel rilancio della città anche sul fronte della lotta al disagio. Pensiamo al Punto D, che è già tornato ad essere un punto di riferimento per il quartiere, e all’interno del quale stiamo lavorando per riaprire quanto prima anche una sala di registrazione e musica per i più giovani. Ma mi riferisco anche alla splendida esperienza di via Cesare Battisti, il Centro per la vita indipendente, che consente a persone ultrasettantacinquenni e a disabili di avere un punto di riferimento e di accoglienza, a tutto tondo. Molto si sta investendo sul fronte dell’assistenza domiciliare, in primo luogo sanitaria, ma non solo: le persone hanno bisogno anche di molto altro. Ad esempio spesa quotidiana, commissioni, dialogo e socializzazione. Complessivamente investiamo 3 milioni di euro l’anno in assistenza domiciliare, e non basta mai.
Presidente Ivaldi, dall’emarginazione si esce anche, e soprattutto, con l’inclusione sociale e il lavoro. Cosa si può fare su questo fronte?
Tanto, e ci stiamo provando. Le persone vanno certamente aiutati con forme di assistenza anche economica, ma soprattutto occorre dare loro una prospettiva, un progetto per il futuro. E il lavoro è un pilastro essenziale dell’inclusione sociale: per questo, anche grazie a partnership con Fondazioni e all’accesso a Bandi regionali ed europei, lavoriamo sulle Borse Lavoro, e su corsi di qualificazione (penso agli Oss, ma non solo) che consentano alle persone di darsi un’identità lavorativa, che diventa anche sociale e relazionale. Ad oggi stiamo finanziando circa 150 borse lavoro, abbiamo inserito 53 persone disabili in contesti lavorativi e sosteniamo 5 progetti di vita indipendente. Inoltre abbiamo avviato un’importante collaborazione con il Giardino Botanico, splendida realtà il cui responsabile, Angelo Ranzenigo, ha seguito passo passo gli inserimenti in quel contesto di persone in difficoltà, evidenziando una sorta di contaminazione positiva emersa nel rapporto con le piante, gli animali, la natura.
Anche lo sport è inclusione, e voi siete stati antesignani anche in questo…
(sorride, ndr) Quest’anno l’esperienza dei Cissaca Bulls compie vent’anni, un traguardo importante e un’esperienza che ha significato e significa inclusione, e valorizzazione delle doti non solo fisiche, ma umane. Un plauso a Marco Petrozzi, che per tanti anni ha guidato e fatto crescere questi ragazzi, e che oggi è il direttore tecnico dell’Alessandria Special Team presieduta da Alessandro De Faveri: non più solo basket, ma tennis, pallavolo e altre discipline. Sempre con lo stesso spirito: non tanto vincere, quanto tirare fuori il meglio di se stessi, e interagire con gli altri.
Intanto è arrivato il maltempo Presidente: che inverno sarà sul fronte dell’emergenza freddo?
Siamo pronti, la collaborazione con Comune di Alessandria, Caritas e cooperative sociali è ormai rodata, nessuno sarà lasciato indietro, anche se casi individuali problematici ci sono sempre. Il principio su cui occorre lavorare è quello della casa come baricentro dell’individuo e della famiglia, e diritto fondamentale per tutti. Chi ha una casa dignitosa ha un punto di riferimento, anche psicologico. Dallo scorso settembre è stato revocato il blocco degli sfratti, e questo inevitabilmente rischia di generare contraccolpi importanti: per questo abbiamo individuato insieme all’assessore Ciccaglioni la figura della morosità incolpevole: ossia chi non paga l’affitto e le utenze perché proprio non ce la fa cerchiamo di aiutarlo, per evitare che la situazione precipiti ulteriormente.
Gianni Ivaldi, dopo una ventennale esperienza amministrativa, nel 2017 fu candidato sindaco, con la lista Led, e risultati lusinghieri. Nel 2022 che farà?
(sorride, ndr) E’ ancora presto per dirlo, ma certamente in questi anni sto vivendo un’esperienza straordinaria, arricchente, che considero profondamente politica: nel senso che ho più che mai a che fare con la polis, con la comunità alessandrina spesso nella sua dimensione più fragile, e bisognosa di aiuto. Cosa farò lo scorso anno non l’ho ancora deciso: ma certamente l’esperienza alla guida del Cissaca la considero estremamente gratificante, e cercherò di completarla nel modo migliore, grazie alla collaborazione con una squadra che ha grandi professionalità, e uno spirito di servizio encomiabile. La politica è costruire futuro, e al Cissaca questo cerchiamo di fare: sempre a sostegno dei più deboli.