Non sono iscritti ad ordini professionali, lavorano per il 98,9% nei servizi di mercato, rappresentano il segmento più dinamico dell’occupazione ma anche il più fragile che ha risentito fortemente dell’effetto pandemia: è l’esercito dei 429.000 liberi professionisti che, dal 2008 al 2019, sono cresciuti dell’89%. Per apprezzare queste dinamiche conviene ricordare che nello stesso arco di tempo l’occupazione complessiva del sistema Italia è cresciuta del 1,2%. Un tasso di incremento straordinariamente elevato, confermato anche dal +10% del 2019 rispetto al 2018, a cui però il Covid ha messo sicuramente un freno considerando che, tra liberi professionisti ordinistici e non ordinistici – nel 2019 in totale rappresentavano oltre 1 milione e 400 mila lavoratori – se ne sono persi per strada almeno 40 mila.
Se non riprende questa componente, largamente la più colpita ovunque, come si vede, sarà difficile tornare ai livelli occupazionali pre-crisi: c’è, quindi una simmetria tra dimensione settoriale e per tipologia occupazionale della crisi: meno servizi, meno lavoro indipendente- sono questioni da sanare.
È una fotografia in chiaroscuro quella che emerge dall’indagine realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio per Confcommercio Professioni nell’ambito del convegno “Professioni Restart, la ripartenza fra opportunità e criticità”, focalizzato sulle professioni non ordinistiche, svolto a Roma il 3 novembre e al quale ha preso parte la coordinatrice del gruppo Confcommercio Professioni Alessandria Giovanna Rizzardo.
Le professioni non ordinistiche costituiscono uno dei principali driver di crescita dell’occupazione, pure in un contesto depresso dall’insufficiente dinamica della produttività totale dei fattori, fenomeno che affligge l’economia italiana da ormai più di due decenni.
Crescono quindi di numero ma non crescono i loro redditi: infatti, se il reddito complessivamente generato da queste professioni cresce di oltre il 40% nel periodo 2009-2019, quello pro capite diminuisce di oltre il 25% fermandosi a poco più di 15.900 euro.
Stiamo parlando di professionisti del settore ambiente e sicurezza, amministratori di condominio, wedding planner, professionisti dell’ICT, designer, consulenti aziendali, formatori, professionisti del wellness, optometristi e guide turistiche.
Più della metà della categoria svolge attività scientifiche e tecniche ad elevata specializzazione che tra il 2008 e il 2019 sono cresciute del 71,6%. Tuttavia, a registrare i più forti incrementi nello stesso periodo sono le attività complementari dei servizi alla persona, dall’istruzione +237,7% all’assistenza sociale +139%, al tempo libero +119%.
“Per i professionisti non ordinistici Confcommercio Professioni chiede, in via prioritaria, l’equo compenso per le prestazioni professionali e, per uscire dall’emergenza della pandemia, la rateizzazione straordinaria del complessivo debito fiscale accumulato, politiche attive mirate per la riqualificazione professionale, un welfare su misura che permetta anche una maggiore conciliazione dei tempi vita-lavoro” dichiara Giovanna Rizzardo, coordinatrice del gruppo Confcommercio Professioni Alessandria, rilanciando quanto emerso in occasione di #Professioni Restart e presentato dalla presidente nazionale Confcommercio Professioni Anna Rita Fioroni.
“Tra i temi affrontati durante #Professioni Restart penso sia utile sottolineare la questione della formazione e della qualificazione delle competenze, che tocca vari aspetti. Nell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) occorre dare protagonismo ai professionisti con strumenti idonei a sfruttare le opportunità della tecnologia e del digitale nel nuovo scenario post pandemia. – aggiunge Giovanna Rizzardo – Occorre puntare sulle nuove professioni dei settori emergenti, come quelle del digitale, fino ai cosiddetti green jobs. E’ inoltre necessario investire sul capitale umano attraverso il rafforzamento del sistema scolastico e universitario, post laurea e della formazione continua e manageriale”.