di Piero Archenti
Sono trascorsi qualcosa come 165 anni ma la storia della Società Bocciofila non accenna affatto a concludersi anche se nel 1856, come citava a suo tempo il nostro Piero Angiolini: “… Il luogo era allora considerato “in campagna”; mancava infatti il cavalcavia e la strada per il Cristo attraversava ancora la ferrovia con passaggio a livello quasi a fianco del gioco delle bocce, proprio dove oggi vediamo il Cinema Splendor; al di là raggiungeva il grande viale sul canale ora Corso C. Marx…”
Nel frattempo quel luogo ha visto passare intere generazioni di appassionati del gioco delle bocce e, trasversalmente, in quello stesso sito, i nostri antenati hanno convissuto con gli ormai scomparsi bagni pubblici i quali erano collocati più o meno, sul fianco dell’attuale circolo “Bocciofilo Alessandrino” con affaccio sull’attuale Spalto Borgoglio. La foto qui sotto evidenzia altresì, la planimetria dei locali dei Bagni pubblici mostrando chiaramente il percorso del Canale Carlo Alberto collocato proprio sul retro dei già citati Bagni pubblici successivamente abbattuti.
Quasi nulla esiste a testimonianza dell’esistenza del “Dongione”, a parte la foto che pubblichiamo, in cui possiamo vedere un alto terrapieno proprio dove ora sorge il ponte del cavalcavia e sul quale possiamo notare una carrareccia dove può transitare un carretto trainato da un cavallo e relativo conducente. Sullo sfondo lo smistamento ferroviario in prossimità della stazione e l’intricata rete di rotaie per lo smistamento delle carrozze. La foto della “Stazione con tettoia” evidenzia l’inesistenza di pali e linee aeree destinate all’elettrificazione per il semplice motivo che ancora erano inesistenti le motrici elettriche e tutto il lavoro era svolto da locomotive a carbone.
Il 1897 fu l’anno che possiamo prendere in considerazione come quello che segnò l’inizio della storia dell’elettrificazione ferroviaria in Italia. Dapprima si eseguirono alcuni esperimenti di trazione sia in corrente continua che in corrente alternata. Nel primo caso venne inaugurata, il 16 ottobre 1901, l’apertura della linea Milano-Varese e, successivamente, nel giugno 1902, venne aperta la tratta da Varese a Porto Cereresio. Non passò molto tempo e, il 15 ottobre di quello stesso anno, si concluse in Valtellina anche l’altro esperimento, con l’attivazione delle linee Lecco-Colico-Sondrio e Colico-Chiavenna, questa volta in corrente alternata. Ovviamente questo segnò l’inizio della fine dei treni alimentati a carbone.
Quanti anni sono trascorsi da quel 1856 che segnò l’inizio delle fortificazioni da porre a difesa dei famosi 127 cannoni realizzati con la sottoscrizione nazionale! Ora abbiamo un cavalcavia e un sottopasso che ci permettono di spostarci agevolmente da un punto all’altro della città, non abbiamo più Dongioni da porre a difesa degli ingressi della città, ma, tuttavia anche nel nostro secolo abbiamo le nostre gatte da pelare. Si tratta di pericoli subdoli, dai quali non servono armi convenzionali per la difesa, ma piuttosto siringhe e tamponi per debellare virus tanto invisibili quanto letali. Da un paio d’anni ormai i nostri soldati sono i medici e gli infermieri, le armi sono siringhe e disinfettanti, ambedue destinati a difenderci da infami virus!
________________________________________________________
Vecchia Alessandria
Giusto per rispondere alla cortese richiesta di alcuni lettori del “Piccolo” che hanno chiesto, appassionati Soci bocciofili, notizie particolari sul vecchio e ben noto ritrovo detto dei “Cento Cannoni”. Situata ai piedi del Cavalcavia per il Cristo, proprio su terreno rimasto ancora demaniale, la nostra Società sportiva è ormai destinata a sparire.
In margine alla recente celebrazione del “Centenario dei Cento Cannoni di Alessandria” è bene parlare anche di questa rustica “Osteria” sorta proprio cento anni fa accanto al bastione più importante dell’ampio giro delle fortificazioni, un Bastione che fra tutti gli altri diede luogo a molte discussioni tra Autorità Militare e Direzione delle Ferrovie per l’uscita della strada ferrata verso Novi. Si tratta del notissimo “Dongione” che solo più tardi fu accompagnato dal non meno popolare Cavalcavia a fianco del Dongione stesso.
L’uno è scomparso circa quarant’anni fa; il Cavalcavia invece venne ampliato così come oggi troviamo col nome ora di Brigata Ravenna. Nel 1856 i lavori per i terrapieni delle fortificazioni vennero affidati a diverse Imprese che organizzarono molte squadre di operai terrazzieri; una di queste Imprese aveva nome Foglia e Ginella ed ebbe l’incarico di provvedere proprio alle opere del Dongione suddetto.
L’uno è scomparso circa quarant’anni fa; il Cavalcavia invece venne ampliato così come oggi troviamo col nome ora di Brigata Ravenna. Nel 1856 i lavori per i terrapieni delle fortificazioni vennero affidati a diverse imprese che organizzarono molte squadre di operai terrazzieri; una di queste Imprese aveva nome Foglia e Ginella ed ebbe l’incarico di provvedere proprio alle opere del Dongione suddetto. Questa Ditta istituì già allora, una specie di mensa aziendale per i suoi operai e costruì a tale scopo un apposito locale in muratura ad un solo piano, che rimase poi per sempre e divenne il nostro popolare ritrovo chiamato appunto “I Cento Cannoni”.
Ultimati i lavori delle nuove difese e collocati intorno i 127 cannoni della famosa sottoscrizione nazionale, la Ditta Foglia e Ginella si sciolse ed al Ginella rimasero i locali della mensa tosto trasformati in Osteria rustica con relativo gioco delle bocce. Una proprietà ripetiamo precaria, in quanto il terreno era rimasto, e lo è ancora oggi, proprietà del Demanio. Il luogo era allora considerato “in campagna”; mancava infatti il cavalcavia e la strada per il Cristo attraversava ancora la ferrovia con passaggio a livello quasi a fianco del gioco delle bocce, proprio dove oggi vediamo il Cinema Splendor; al di là raggiungeva il grande viale sul canale ora Corso C. Marx.
L’Osteria dei Cento Cannoni, divenne assai popolare in quanto unico ritrovo allora con gioco delle bocce, seguito solo più tardi da “Migliara” al Cristo; i proprietari Ginella durarono sino alla fine del secolo scorso; successore fu poi un parente loro di nome “Fiura” assai noto ai suoi tempi e che lasciato il locale (trasformato in Società Bocciofila) prese il seguito degli affari del Sindaco Pistoia quando nel 1922 dovette lasciare la nostra Città. Da un secolo quindi questo ritrovo veramente popolare, è il maggior centro dei nostri “bocciofili” e costruzioni del primo e poi del secondo cavalcavia hanno quasi circondato i campi di gioco riparati anche dall’alto muraglione della ferrovia; vennero poi eseguiti piantamenti speciali per dare ombra ai lunghi rettangoli di gioco, frequentati in ogni stagione da amatori delle bocce e da non meno appassionati spettatori. Oggi quel terreno è diventato area fabbricabile ed ogni ricordo del centenario simpatico ritrovo sarà per sempre cancellato.
Piero Angiolini 10-08-1957