Festival delle Medical Humanities: focus sui luoghi di cura

Il paesaggio urbano come luogo di cura e la promozione del suo patrimonio storico come generatore di benessere sono stati i principali temi della seconda giornata del Festival delle Medical Humanities “Iconografia della Salute”, giunto alla sua seconda edizione e organizzato dal Centro Studi per le Medical Humanities dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria.

La relazione “La salute come bene comune fra storia, contemporaneità e futuro” di Angelo Tanese, Presidente dell’Associazione Culturale Ospedali Storici Italiani (ACOSI) e Direttore Generale di ASL Roma1, ha aperto i lavori: “Le Medical Humanities ci insegnano che la cultura è salute e che la fruizione di un’opera d’arte o più in generale dei luoghi che custodiscono un grande patrimonio storico e artistico è parte integrante della nostra idea di salute. Ritengo quindi necessario valorizzare gli edifici storici di cui l’Italia è ricca, e in particolare gli ospedali storici, perché ci parlano del nostro passato, ci ricordano cosa siamo oggi e ci proiettano in un futuro che ci chiede di pensare a sempre nuove modalità di fruizione al servizio del benessere del paziente”.

Ed è proprio il benessere del paziente, ma anche dell’operatore di cura, ad essere stato al centro della tavola rotonda interdisciplinare dedicata alle sfide che modelleranno la città del futuro, intesa come healty city, moderata dall’architetto e fotografa Elena Franco che, con il progetto Hospitalia prima e Ars Curandi poi, dal 2012 valorizza attraverso le sue fotografie gli ospedali storici di tutta Europa.

Sono grato a questo Centro Studi di aver introdotto nel dibattito sulle Medical Humanities lo spazio fisico – afferma Stefano Capolongo, Direttore del Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle costruzioni e Ambiente costruito del Politecnico di Milano – in quanto costituisce un tema strategico e fondamentale nell’ambito della salute, come ci ha dimostrato l’emergenza Covid e come dimostra il fatto che il 56% della popolazione mondiale vive ormai in aree urbane. Le città quindi non possono più prescindere dalla necessità di produrre salute, calcolata in termini di “evidence based design”, ossia di mettere in sicurezza i propri cittadini e fornire loro risposte e infrastrutture adeguate in termini di prossimità e benessere”.

Dalla più vasta scala urbana e dagli esempi di città come Parigi e Barcellona che hanno ridisegnato il proprio assetto sulla base delle grandi pandemie della storia, il dialogo si è calato poi all’interno dei luoghi di salute in senso più ristretto, ovvero gli ospedali. Monica Botta, architetto paesaggista e co-direttore del Corso di Therapeutic Landscape Design al Politecnico di Milano, ha quindi illustrato il progetto “Pillole di natura ai tempi della pandemia”: “Al termine dell’emergenza Covid ci siamo accorti della necessità della popolazione di riallacciare i rapporti non solo con il prossimo, ma anche con la natura. Abbiamo quindi sottoposto gli abitanti delle zone più colpite del bergamasco, e in particolare anche gli operatori di cura, a un questionario sull’impatto del verde sulla loro salute: è stato evidenziato che un’esperienza di immersione nella natura migliorava fortemente l’umore e smorzava la rabbia”. Questo progetto è stato da poco riproposto anche all’interno dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria attraverso una survey da completare prima e dopo aver trascorso mezz’ora nelle zone verdi messe a disposizione dall’Ospedale con il fine di valutare quanto il verde possa incidere sulla decompressione da stress lavorativo.

Rimanendo all’interno del case study dell’Ospedale di Alessandria, a chiudere la tavola rotonda è stato Marco Invernizzi, Presidente del Corso di Laurea in Fisioterapia dell’Università del Piemonte Orientale e referente della medicina traslazionale all’interno del Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione, diretto dal Dr. Antonio Maconi.Ritrovo molto dell’impegno trasversale e interdisciplinare che caratterizza le Medical Humanities nella disciplina della riabilitazione – afferma – che ha a che fare con la disabilità e la cronicità. Inoltre abbiamo la fortuna di poter metter in pratica i nostri trattamenti all’interno del Presidio Riabilitativo Borsalino che è circondato sia da un ampio spazio verde che, come abbiamo visto, favorisce la cura dei pazienti e il benessere degli operatori, sia da servizi come la pista di atletica e il giardino sensoriale e architetture di valore storico e artistico come la Chiesa di Gardella che vanno a stimolare questo rapporto con l’ambiente esterno”.

La giornata ha fatto quindi emergere l’esistenza di un filone interdisciplinare virtuoso che, attraverso il ripensamento degli spazi e la previsione dell’attività fisica, agisce a beneficio del paziente, dell’operatore sanitario e del cittadino più in generale, dando origine a una città equa e inclusiva che unisca ambiente e cura.

Si ricorda che la mostra Ars Curandi di Elena Franco, dedicata agli ospedali storici d’Europa dal Medioevo a oggi, sarà visitabile fino al 30 ottobre presso la Galleria Visioni 47 di Via Trotti 47 – Alessandria dal martedì alla domenica, dalle ore 15.30 alle 19.