Scolmatore sulla Bormida a Sezzadio e ponti alessandrini: quanta superficialità nelle opere pubbliche pagate dai cittadini [Le pagelle di GZL]

di Graziella Zaccone Languzzi

1) Brutto voto a chi ha (avrebbe) il compito di mettere il nostro territorio in massima sicurezza dai rischi idrogeologici, e mi riferisco all’Ente AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po) che ha come obiettivo principale la sicurezza idraulica del territorio del bacino del Po, quindi Tanaro e Bormida, ma anche alla Regione Piemonte e allo Stato. Una notizia grave ed inaccettabile da leggere a firma Giampiero Carbone: “Lo scolmatore inaugurato in estate cede alla prima piena della Bormida. È costato 400 mila euro. Sezzadio: il manufatto costruito dall’Aipo distrutto lunedì doveva servire a tutelare il territorio comunale e la provinciale 186”.
Per capire di che si parla: lo scolmatore è un’opera idraulica, un canale il cui obbiettivo è quello di ridurre la portata di piena di un fiume, in tratte localizzate dove l’alveo presenta una marcata insufficienza, prelevandone una quota in seguito al superamento di un livello di soglia del corso d’acqua. Il canale scolmatore funziona quindi come un bypass idraulico, consentendo di diminuire il livello di piena massima del fiume, e dovrebbe portare beneficio e sicurezza al territorio circostante.
Il territorio alessandrino fa sempre più fatica ad ottenere opere idrauliche, anche per il solo disalveo e lo sfalcio arginale ci vogliono anni, perché da AIPO ai rimpalli di competenze in aggiunta alla burocrazia, il ritornello è: “mancano i fondi”. I fondi però ci sono sempre per consulenze e costosi progetti. Come mai?
Tornando allo sconcertante accadimento di Sezzadio, per una volta che si concretizza un’opera a difesa di un territorio, costata 400 mila euro, appena inaugurata si è sbriciolata. Nell’articolo si legge che i fondi erano arrivati per le somme urgenze legate all’alluvione di due anni fa, ed era stato fatto costruire dall’Aipo per contenere le piene della Bormida e far defluire l’acqua nella zona delle cave senza creare problemi, con l’obiettivo di difendere dalle esondazioni il territorio comunale e soprattutto la strada provinciale 186, che conduce a Gamalero e quindi ad Acqui Terme. L’altro lunedì, con la maxi piena del fiume causata dalle abbondanti precipitazioni cadute sull’Appennino, il manufatto ha ceduto. Lo scolmatore era stato inaugurato la scorsa estate, l’appalto era stato vinto con un ribasso del 30% circa. Chi sarà chiamato a rispondere di quel danno? Nessuno. Lo pagherà la comunità quando grazie ai fondi dello Stato di Calamità, l’AIPO sarà inserita dalla Regione nell’elenco risarcitorio per ricostruire lo scolmatore. Privati, imprese, agricoli? Solo solidarietà.
Voto: 2

 

2) “Meier il simbolo della città non ha i documenti in regola” . Questo titolo a caratteri cubitali in prima pagina de Il Piccolo a firma Marcello Feola di venerdì 8 ottobre, e a pagina 29 l’articolo completo: “Gli oracoli della burocrazia. Meier a cinque anni dall’apertura manca il collaudo amministrativo”. Si legge che mancano la contabilità finale delle opere e le relative relazioni accompagnatorie, per questo motivo il Comune di Alessandria rischia una sanzione. Nell’articolo viene precisato che la sicurezza del ponte non è in dubbio, ma viene chiesto perché mai il simbolo della città non è a norma. Una bella domanda. In breve: il Meier è stato una scelta del sindaco Francesca Calvo, dal 2002 con il sindaco Mara Scagni tutto si fermò per arrivare al 14 luglio 2011 e con il sindaco Piercarlo Fabbio ci fu la consegna dell’ordine di servizio dei lavori. Nel 2012 il sindaco Rita Rossa costruì il ponte. Questo ponte può piacere o no, c’è voluto tanto tempo tra il progetto e la sua costruzione ed è costato una fortuna. In corso d’opera ha subìto modifiche dal progetto originale e non mancano critiche alla viabilità: d’inverno il suo manto ghiaccia e a causa delle sue pendenze le macchine corrono il rischio di scivolare. Erano previste nel progetto lastre di vetro nella parte pedonale per evitare che qualcuno, magari un bimbo, utilizzasse le barre di metallo come scaletta, con il rischio di cadere nel fiume. Ad essere sincera a me pare che non sia stato completato. Il ponte è stato inaugurato nel 2016 da Rita Rossa, a giugno 2017 il sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco “eredita” il ponte funzionante, dopo sei mesi (tra gennaio e febbraio 2018) i due consiglieri di minoranza 5 Stelle, Michelangelo Serra e Francesco Gentiluomo denunciano che il Meier richiede già diversi interventi di manutenzione straordinaria. Cito due articoli: (1) “Ponte Meier: qualcosa è andato storto”. Si legge: “In attesa che venga rilasciato il manuale di manutenzione, il ponte presenta i primi problemi, come le aste orizzontali che escono dalle proprie sedi e la pericolosità della copertura in legno in caso di maltempo, tanto che la passerella pedonale è già stata chiusa al traffico. Ma c’è di più. “progetto modificato e rampe non a norma”.
(2) “Ponte Meier: problemi di sicurezza da risolvere. Dov’è il piano di manutenzione?”
La politica aveva fatto le sue scelte ma alla luce odierna dei fatti mi chiedo: d’accordo che il collaudo amministrativo sono carte burocratiche, ma abbiamo fior fiori di dirigenti e funzionari preposti al compimento e completamento di un lavoro e della sua pratica, perché ci dobbiamo sempre far trovare con le brache in mano? E’ giustificabile questa superficialità? Mi pare di no.
Voto: 2

 

Neri chiarisce: "Nessuna modifica al Ponte Cittadella senza l'autorizzazione di Meier!" CorriereAl3) Due ponti con lo stesso destino: ponte dell’Industria a Roma, ponte Tiziano in Alessandria. Quando ho visto in TV le immagini del ponte dell’Industria in fiamme e in parte crollato nel Tevere mi è tornato il ricordo del ‘nostro’ Tiziano che è stato più fortunato. L’articolo di Massimo Brusasco sul Piccolo: “L’incendio al ponte e la sindaca bocciata. I fatti di Roma e quelli alessandrini, causati dai ricoveri di fortuna”.
Un pro memoria per chi l’ha dimenticato e un po’ di storia per chi non conosce i fatti accaduti nel trascorso di Alessandria: il ponte Tiziano è un’opera di ingegneria importante da non sottovalutare. Lo abbiamo compreso bene nel 2007, quando era “abitato” e ha rischiato il collasso della sua struttura. Era il febbraio 2007, nonostante fossero state fatte segnalazioni, il ponte Tiziano subì un incendio nell’intercapedine sotto il piano viabile. Era abitato da clandestini che si erano organizzati con materassi, coperte, piccoli suppellettili, un televisore funzionante, fornelletti per riscaldarsi. Gli abusivi probabilmente collegarono il cavo di alimentazione dell’apparecchio tv ad una scatola di derivazione utilizzata dai tecnici dell’energia elettrica. Il calore e poi le fiamme danneggiarono cinque fasci di cavi tensionatori in acciaio della struttura ad arco in cemento precompresso del ponte, snervando altri cavi. Centinaia di migliaia di euro di danni, secondo le prime stime, disagi a non finire per mesi al traffico. Al tempo chi amministrava, non volendo ammettere la mancanza di ascolto delle segnalazioni e relativo non controllo, parlò di un errore progettuale ma non era così, e per rimetterlo in funzione chiamò il progettista che non era certo il responsabile dell’accaduto. Di fronte alle domande su chi dovesse sostenere gli ingenti costi, l’assessore responsabile dichiarò che il ponte era assicurato: ma il costo direttamente o indirettamente, fu ‘accollato’ agli alessandrini ed è stato certamente ingente. Quando l’amministrazione Scagni decadde si venne a sapere che nei beni comunali, nonostante fosse stata triplicata l’assicurazione, i tre ponti cittadini non erano compresi. Cito uno stralcio dell’art. di Brusasco: “Vedendo le immagini di Roma, dove ieri sera un ponte è stato divorato dalle fiamme, probabilmente sprigionate dalle baracche “allestite” sotto la struttura, dove si accampano diverse persone e aggravato dalla presenza di tubature di gas, non si può non pensare a quando, ad Alessandria, il ponte Tiziano venne danneggiato per un motivo praticamente analogo, pur senza (per fortuna) la spettacolarità del fuoco, immortalato da migliaia di smartphone, complice il sabato sera e la zona (quella di Ostiense) caratterizzata dalla movida”. Un bravissimo a Massimo Brusasco, ogni tanto è corretto ricordare pubblicamente episodi di ‘cattiva storia’ alessandrina.
Voto: 2